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 2021  luglio 16 Venerdì calendario

Ecco perché i sondaggi politici sono farlocchi

 Viaggia ai limiti del grottesco la sfida settimanale per il primato fra Giorgia Meloni e Matteo Salvini. È una primazia molto, ma proprio molto, teorica, fondata su sondaggi di dubbio valore, perché distanti un periodo incognito dalle elezioni politiche, perché ricolmi di dichiarazioni d’incertezza, perché in assenza di qualsiasi sicurezza per le urne politiche. Eppure i mezzi di comunicazione sono lieti quando possono indicare uno 0,2 per cento a favore di Frtelli d’Italia, allo stesso modo in cui Enrico Letta spasima di gioia quando il Pd viene accreditato di un margine, fosse pur lievissimo, su una o entrambe le formazioni di destra.
Si vogliono presentare sondaggi fondati su elementi credibili? Bisognerebbe guardare alle elezioni comunali, specie ai candidati sindaci, quando le alleanze fossero rafforzate o almeno solide. Per Roma capitale tale ricerca è ripetutamente condotta, pur nella complicazione dei candidati in lizza e di presenze esterne. Addirittura si prospettano i risultati del secondo turno capitolino, posto che l’unica evidenza riguarda il passaggio del centro-destra al ballottaggio.
Viceversa già si discetta del successo del centro-destra unito alle politiche, quasi che, per fare un esempio non banale, si conoscessero oggi con sicurezza la legge elettorale, che potrebbe non essere più quella oggi in vigore (e mai applicata in un Parlamento ridotto numericamente), e le conseguenti alleanze. Anzi, dal centro-destra traspare felicità, nonostante il permanere di una forza all’opposizione, che potrebbe essere quella in testa. Ridonda la soddisfazione, pur se i candidati locali sono stati sovente rintracciati con ritardi difficilmente giustificabili e non sempre con plausi esternati, o addirittura (leggi Bologna) si attende ancora.
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La verità è che le politiche sono troppo distanti e troppo condizionate da elementi ancora tutti da valutare, e spesso da creare, perché si possa avanzare qualche robusta previsione. Nell’incertezza diffusa rientra anche il duplicato di edificazione politica fra Silvio Berlusconi, divenuto incredibilmente assertore del partito unico con il Carroccio, e Salvini, più realisticamente legato a una generica e aerea federazione. Si potrebbe puntare, negativamente, sulla diversità maggioranza-opposizione fra i tre maggiori partiti del centro-destra.
Tuttavia occorre ricordare che di qui alle politiche le posizioni potrebbero variare, o addirittura divenire l’opposto dello stato odierno. Nessuno può essere sicuro sul permanere delle tre forze politiche, a parte già l’odierna presenza di minori alleati, dall’Udc a Coraggio Italia a Noi con l’Italia, e sull’eventuale nascita di altri: molto dipenderà dalle disposizioni elettorali. Inoltre i votanti, se detestano le liti fra sodali (e ancor più all’interno di una singola formazione), apprezzano il ventaglio di offerte che viene loro offerto. Si potrebbe addirittura risalire alla prima elezione col sistema Mattarella, nel ’94, quando il Cav stipulò una duplice alleanza, con Umberto Bossi e con Gianfranco Fini, per tacere di una miriade di candidati e liste in qualche modo collegati. In passato più volte si sono segnalate contemporaneamente presenze di centro-destra a sostegno del governo, contro il gabinetto, in posizione di attesa, per tacere dei difformi comportamenti di singoli eletti. Bisogna ammettere che, almeno stando all’apparenza e agli studi man mano svolti, gli elettori non hanno avuto né paura né lontananza né ripulsa per la mancata unità di collocazioni politiche. Addirittura c’è chi ipotizza che a uno schieramento dell’ampiezza e della varietà del centro-destra giovino maggiormente situazioni diversificate rispetto al primato in uno status unico.
Attenzione, però. Il discorso ha tutt’altra validità quando si discorra di elezioni comunali. In tal caso, se conviene al centro-destra un quantitativo di candidati tale da sostenere in ogni maniera possibile al primo turno il potenziale sindaco (di qui, il peso non di rado assunto proprio dalla cosiddetta lista del sindaco), occorre molta forza di persuasione nel ballottaggio. La tendenza preferita, nel centro-destra, sarebbe infatti di votare come nel primo turno, laddove potrebbe invece essere indispensabile esprimere un suffragio contro: contro il candidato sindaco più lontano, più ostile, più avverso rimasto in lizza.