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 2021  luglio 15 Giovedì calendario

Sabbiolino, il pupazzo che in tv dava la buonanotte ai bambini

Sonno e lunga vita, ricorda Stevenson, era il saluto e l’augurio degli abitanti di Samoa. Un sonno sereno in cui si sciolgano gli affanni e le angosce del giorno, la felice e armoniosa ninnananna dei bambini. Ma il sonno è talora anche un incubo, non meno di un’insonnia angosciosa. In un geniale e ossessivo racconto di Hoffmann, L’uomo della sabbia, l’omonima figura che nella favola e nella fantasia fa addormentare i bambini spargendo granelli di sabbia sui loro occhi perché chiudano le palpebre, è una figura diabolica che crea orribili fantasmi, follie e morte, come accade in tante demoniche fiabe di tanti Paesi e di tante culture, anche in quella tedesca, soprattutto ma non soltanto in età romantica.
La ragione ha bisogno di riposare e di dormire, come il corpo, ma il suo sonno, ovvero quando essa perde la consapevolezza critica della realtà, può generare crudeli e distruttivi desideri e progetti, anche politici, film horror della psiche e della Storia. Il buio può essere ed è riposante, ma facilmente diventa il regno della paura, il culto di un mistero terribile, anche se i fantasmi che intimoriscono non esistono. Se qualcuno fa buio in una stanza per far credere e temere che essa nasconda qualche orrida minaccia, diceva Chesterton, basta accendere la luce per vedere che non c’è nessuno.
Naturalmente anche la visione idillica di bambini o adulti che si assopiscono tranquilli e felici diventa facilmente una mistificazione ideologica, un sentimentalismo kitsch al servizio di un potere. Ad esempio quello della Ddr, della Repubblica democratica tedesca nata dalla spartizione delle due Germanie dopo la Seconda guerra mondiale, la Germania Est comunista col suo famoso Muro di Berlino. Nella Germania Est, l’infero Uomo della sabbia di Hoffmann era diventato il mago Sabbiolino, il pupazzo che ogni sera concludeva i programmi televisivi dando la buonanotte a tutti e soprattutto ai bambini, come un buon vecchietto che è rimasto un po’ bambino anche lui.
Sabbiolino è forse il sopravvissuto di maggior successo di quella Germania comunista crollata col suo Muro, perché la sua ninnananna si è diffusa e sparsa, anche dopo il crollo, nei programmi televisivi di tanti altri Paesi. Una fiaba che attraversa un confine – sbarrato da un Muro o quasi indistinto come un bosco o un vento – e incontra e fa nascere altre fiabe.
Sentimenti
La nostalgia dell’Est non è ovviamente per i regimi, ma per una civiltà variegata e insieme unita
Una storia apparentemente minore ma non meno rivelatrice di tante chiacchiere politiche o di capolavori letterari – la Repubblica democratica tedesca ne ha avuti molti – o di studi storici e letterari. Ne ha scritto Francesco Pietro Cristino in un libro, La repubblica di Sabbiolino (Albatros), un piccolo capolavoro, il quale fa rivivere – con una precisione così concreta ed esatta da diventare fantastica – quegli anni e quegli istanti in cui quel mondo di sfasciava, quegli annunci alla radio e alla tivù, contraddittori e confusi o maniacalmente precisi anche se smentiti pochi minuti dopo, quel succedersi e svanire di leader politici ancora responsabili e rappresentativi ma già sostituiti.
Una Storia di tirannidi, fughe riuscite o stroncate, tentativi generosi di creare un socialismo garante ed espressione dell’umano, mascherato e ritoccato. Un mondo di spionaggio universale – una metà dei cittadini della Ddr, ha scritto un grande germanista e intellettuale di sinistra come Cesare Cases – addetta a spiare l’altra metà. Onnipresenza della Stasi, la polizia segreta politica. Chissà se quella ninnananna di Sabbiolino veniva ascoltata anche dalle figure più oscure e ignorate di quella Germania in quegli anni, i soldati russi chiusi nelle loro caserme, guardiani-prigionieri pressoché invisibili tranne che nelle celebrazioni ufficiali dell’amicizia fra Ddr e Urss.
Dalla lettura di questo vivacissimo libro nasce un sentimento che sembra difficilmente compatibile con quelle vicende: quella nostalgia dell’Est europeo che non è nostalgia di regimi, ma di una civiltà variegata e connessa in una sua inconfondibile unità; quella Mitteleuropa che la caduta del Muro ha restituito alla libertà, ma non per molto, visto il risorgere, proprio in quei Paesi, di feroci nazionalismi e razzismi. «Quasi tutti i nostri ricordi si sono dissolti – scrive Cristino – l’Ovest ci è passato sopra come un bulldozer, senza preoccuparsi se tra le macerie fosse rimasto qualcosa che valesse la pena di salvare».