ItaliaOggi, 15 luglio 2021
I bitcoin surriscaldano il lago Seneca
Nello Stato di New York, sulle rive del lago Seneca, è scoppiato il caso bitcoin: l’attività intorno alla criptovaluta sarebbe responsabile dell’aumento della temperatura delle acque del più grande lago di origine glaciale che si trova nella regione e che prende il nome dalla tribù irochese di nativi americani. Qui, 8mila supercomputer lavorano 24 ore al giorno, sette giorni su sette, nel centro della società Greenidge Generation per verificare, validare e registrare le transazioni sulla blockchain della criptomoneta. Attività molto redditizia che richiede una grande potenza di calcolo con altrettanto consumo di quantità notevoli di energia e di acqua per raffreddare le macchine. Molti Stati americani la considerano un’opportunità economica da incentivare.
Gli abitanti che si affacciano sulle rive del lago Seneca sono preoccupati per l’innalzamento della temperatura dell’acqua che hanno osservato da qualche mese nei pressi del centro di Greenidge Generation, che ha già programmato di espandersi ulteriormente nell’area. Per l’attività di mining di bitcoin ogni giorno il centro pompa dal lago all’incirca 500 milioni di litri d’acqua e ve li riversa, dopo aver raffreddato i supercomputer, a una temperatura intorno a 43°. L’associazione di tutela del lago, la Seneca Lake Pure Water Association, teme che nel medio periodo il surriscaldamento delle acque possa avere conseguenze sulla vita dei pesci e possa favorire lo sviluppo di alghe che renderebbero l’acqua non adatta al consumo umano. Tuttavia, data l’estensione e il volume (16 km3) del lago, la temperatura media del Seneca è ancora nella norma stagionale secondo quanto rilevato da Hobart and William Smith College affacciato sul lago.