il Fatto Quotidiano, 14 luglio 2021
I Beni culturali cercano volontari (a 27 euro al giorno)
Dovrebbero mettersi al lavoro giovedì, per un anno intero, i volontari che la Direzione generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del ministero della Cultura ha deciso di “assumere” (ossimoro appropriato nel caso in questione) per attività di collaborazione “in ordine alla raccolta di informazioni e documentazioni inerenti il patrimonio archeologico, architettonico, storico e artistico”. Il bando, pubblicato il 30 giugno e scaduto lunedì 12 luglio, con una formula ormai reiterata per quanto riguarda gli uffici dei Beni culturali, si rivolge specificatamente a una “associazione di volontariato, con esperienza almeno triennale nella tutela del patrimonio culturale, avente sede legale e operativa nella città di Roma”: la stessa formula assurta agli onori delle cronache nel 2017, quando 22 “volontari” che lavoravano alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma denunciarono di essere impiegati come lavoratori veri e propri, ma pagati con la formula del rimborso spese, per un massimo di 400 euro al mese, in base agli scontrini raccolti. Ne avevano parlato tutti i giornali, ed erano stati definiti “scontrinisti”. Dopo la denuncia a mezzo stampa, gli era stato chiesto via sms di non presentarsi più in biblioteca. Pare che da allora il ministero abbia deciso di non abbandonare questa formula, permessa da una forzatura della legge 4/1993, che consente l’impiego di volontari nei luoghi della cultura statali. Non solo reiterando bandi simili nella Biblioteca Nazionale, ma estendendo la ricerca di personale disposto a operare con rimborso spese anche ad altri uffici della capitale. Nel 2019 la Fp Cgil aveva denunciato l’uso di “scontrinisti” per una mostra a Villa d’Este, nel 2020 per attività di catalogazione all’Istituto centrale del restauro. E ora arriviamo agli uffici dirigenziali, sempre a Roma. Nel bando del 30 giugno si chiedono 8 unità (viene valutata la competenza e esperienza pregressa dei volontari) che dovranno lavorare al massimo 20 giorni al mese e 4 ore al giorno, in cambio di un rimborso spese massimo di 27,5 euro giornalieri. Difficile non ravvisare in queste formule di pagamento un modo per impiegare personale senza vincoli né contributi. “Il presente avviso potrà essere revocato qualora se ne ravvisi la necessità” recita il bando: data la situazione di difficoltà dei lavoratori del settore, la necessità sembra evidente.