Il Messaggero, 14 luglio 2021
Rilassarsi con un gong
Praticare all’aria aperta per poi lasciarsi cullare da un bagno di suono distensivo e rivitalizzante: lo yoga unito al gong è una delle esperienze più belle che si possono fare nella natura, e l’estate è la stagione migliore per sperimentarlo. Uno dei trend più curiosi del momento è proprio la gong therapy abbinata alle posture e alla meditazione. Ne parliamo con Claudio Carucci, romano, 54 anni, insegnante di yoga, fondatore e formatore della scuola di Yoga e Gong Nadi Resonance, nonché uno dei più accreditati Gong Master in Italia. «Il suono del gong, ideale se abbinato alle discipline yogiche, allontana lo stress dalla nostra vibrazione mentale profonda e ci riporta ad uno stato di pace», afferma Carucci, che ha appreso i segreti delle antiche tecniche tramandate dai maestri indiani. «Noi viviamo continuamente immersi nei suoni, e la vibrazione del gong è molto utile per abbassare il livello di tensione e stanchezza, sia muscolare sia interiore; io lo paragono ad una sorta di bagno di suono purificatore».
I TEMPI
Una sessione interamente dedicata all’ascolto del gong può durare anche un’ora, ma se inserito nel contesto di una lezione di yoga, magari nella fase finale del rilassamento distesi a terra ad occhi chiusi, solitamente lo spazio dedicato al gong è di un quarto d’ora. Esistono vari tipi di posture e meditazione che possono potenziare i benefici dell’ascolto del gong: per esempio si può stare seduti a gambe incrociate con le braccia dritte e alte verso il cielo e le mani unite nel mudra della preghiera; oppure, sempre seduti a gambe incrociate, si possono tenere le braccia distese con il dorso delle mani poggiato sulle ginocchia, unendo l’indice e il pollice nel chin mudra, il mudra che per eccellenza predispone alla concentrazione, al raccoglimento, alla meditazione. «Il gong – prosegue Carucci – rievoca il suono primigenio della madre terra, e lavora ai fini di una vera e propria pulizia cellulare e del subconscio, come un massaggio che non incontra ostacoli e arriva alla profondità del nostro essere. A seconda dell’intensità del suono, e della sequenza yogica a cui si accompagna, si ottengono diversi risultati a livello energetico e sottile».
AIUTO
Lo yoga abbinato al gong può essere un valido aiuto per chi soffre di mal di schiena, emicrania, dolori al collo, ed è indicato davvero a tutti, anche alle donne in gravidanza e ai bambini (che spesso si addormentano grazie a questo strumento): l’interessante è affidarsi sempre ad un gong master esperto. «Se il gong circle si svolge al mare, sulla spiaggia, il suono tende ad essere assorbito dalla sabbia; in questo caso è bene utilizzare più gong in una sola sessione», aggiunge Claudio. Si potrà sperimentare la pratica del Gong Yoga con Carucci (www.yogaegong.it), in spiaggia a Ostia, al tramonto, il 29 Luglio e il 19 agosto, o nel verde presso la Scuderia di Castel Porziano il 7 e il 28 Agosto.
Le origini del gong risalgono a oltre quattromila anni fa, e sono da ricollegarsi ai tamburi sciamanici a cornice della Cina e dell’isola di Giava: le armoniche naturali emesse hanno frequenze che producono onde alfa (da 7 a 14 hertz), che favoriscono lo stato di rilassamento, o theta (da 4 a 8 hertz), condizioni adatte alla meditazione profonda. Nell’Hatha Yoga Pradipika (testo del XIV secolo) si comincia a parlare di questo strumento musicale in abbinamento allo yoga. Un libro che approfondisce il tema è Gong yoga. Guarigione e illuminazione attraverso il suono, di Mehtab Benton.