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 2021  luglio 13 Martedì calendario

Calvino, un caso di italica cancel culture

Paolo Di Stefano
Rivela Vincenzo Trione, nella «Lettura», che la Biblioteca Nazionale di Roma ha acquistato gli arredi e i libri dell’appartamento romano di Italo Calvino in Campo Marzio 5, per ricostruire «con perizia filologica» gli ambienti di lavoro e di vita dello scrittore. Iniziativa lodevole. Ora, in attesa del centenario della nascita, che ricorrerà nel 2023, ci si augura che la Mondadori (il suo editore postumo) si assuma l’impegno di pubblicare quello che la grande studiosa Maria Corti, amica di Italo, definì il più bel carteggio d’amore del Novecento italiano. Sono le trecento lettere tra Calvino e l’attrice-scrittrice Elsa de’ Giorgi, conservate nel Fondo manoscritti di Pavia (fondato dalla stessa Corti) e rimaste lì per il divieto (imposto dalla vedova Esther Judith Singer detta Chichita) di stamparle fino al 2010, ovvero passati i 25 anni dalla morte di Calvino. Siamo nel 2021 e non è accaduto nulla, se non qualche uscita corsara qua e là in internet e non solo. Nel 2004 il Corriere rese nota quella storia d’amore, risalente agli anni 1955-58, citando ampi stralci delle lettere: ne nacque un grottesco scandalo, con accuse di voyeurismo lanciate dai custodi dell’integrità morale dell’amico (Scalfari, Asor Rosa, Citati…). Chichita è morta tre anni fa lasciando erede la figlia Giovanna e il centenario sarebbe l’occasione migliore per far uscire dagli archivi quel magnifico epistolario, testimonianza di una relazione amorosa e intellettuale (a Elsa Calvino dedicò la raccolta delle Fiabe italiane) liquidata sdegnosamente come uno dei ripetuti casi in cui Italo cadde nelle trame di «False Contesse che lo istruivano, gli insegnavano le buone maniere...» (sic dixit Citati). Si colmerebbe così il vuoto dei Meridiani (che semplicemente cancellano la presenza della de’ Giorgi) a vantaggio di una visione più completa dello scrittore (non più solo quello da antologia scolastica), dal punto di vista umano ma anche stilistico. Rimediando a un clamoroso caso di italica cancel culture. Mentre —per dirne solo alcuni alla rinfusa – conosciamo i carteggi amorosi di Cechov, di Kafka, di Scott Fitzgerald, di Majakovskij e Lili Brik, di Campana e Sibilla Aleramo, di Pavese, di Brancati e Anna Proclemer, di Colette, di Pessoa, di Pasternak, di Hemingway, di Rilke, di Quasimodo, di Nabokov, di Montale, di Joyce, di Virginia Woolf, di Neruda. Voyeurismo?