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 2021  luglio 13 Martedì calendario

Intervista a Matteo Berrettini

LONDRA – Un lunedì da leone. Una giornata da ricordare, quella di Matteo Berrettini dopo la sconfitta nella finale contro Novak Djokovic. La settimana si è aperta con la notizia dell’Auditel: la sua finale, la prima di un tennista italiana a Wimbledon in 144 anni, è stata vista da 4,7 milioni di spettatori in Italia con il 34% di share (1,5 milioni su Sky Sport, 3,2 su Tv8 in chiaro). Poi la nota ufficiale dell’Atp che, aggiornando le classifiche, gli ha assegnato (per ora) il terzo posto nella “Race”, che aggiudica gli otto posti alle Atp Finals di Torino. Notizie utili per il buonumore, ben sapendo che l’agenda era già bella e completa con gli inviti pomeridiani del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del presidente del Consiglio, Mario Draghi. Senza il cappellino, e con il ricciolo (come dice lui) bene in evidenza nel completo in giacca e cravatta, Matteo Berrettini ha calcato nuovi palcoscenici, e sempre con il suo sense of humour. «Vi rendete conto di cosa ho fatto?».
Certo Matteo, e gli appassionati di tennis la ringrazieranno a lungo.
«Noooo, intendo dire che ho riportato un Santopadre al Quirinale!».
Beh, questa è divertente.
«Vabbé, con il mio coach Vincenzo si può scherzare… su queste cose».
Giorni indimenticabili, umore alto.
«Già, l’unica cosa che vorrei dimenticare è la sconfitta ma, come ho detto varie volte, spero di avere altre chance. Gliel’ho anche detto…».
A chi lo ha detto?
«A Novak Djokovic, ovviamente».
Ah, ecco: vi siete rivisti dopo la finale.
«In un’altra finale, qualche chilometro più in là: a Wembley».
C’era anche lui? E cosa vi siete detti?
«Ci siamo incrociati casualmente: era incredibile Wembley, non avevo mai visto una partita della Nazionale così importante, ma è stato un casino vero, bellissimo».
Immaginiamo. Ma diceva di Djokovic.
«Ah, sì. Abbiamo chiacchierato del match, di qualche colpo della partita. Cose un po’ così. E poi gli ho detto che ci saremmo rivisti, ma non era una minaccia…».
Ovviamente. Da lei non se l’aspetta nessuno, essendo una delle persone più tranquille in campo, tra le altre cose.
«Beh, perché prima ancora di essere un tennista, io sono un amante dello sport. Lo sono sempre stato. E quindi ho un codice di condotta che mi piace seguire. Anche in campo è inutile fare certe cose che ti distraggono, ti possono portare via energie. Ma la teoria è una cosa e la pratica è un’altra. Comunque avrei parlato ancora se non fossimo stati interrotti».
E chi si è permesso?
«Un certo Fabio Capello… il mister è stato un grande, davvero: ci ha visti e si è infilato facendosi un selfie tra di noi. È stato divertente, ha fatto un teatrino simpaticissimo e mi ha spiazzato…».
E poi ha visto la vittoria della Nazionale di calcio.
«Almeno si può dire che ho portato fortuna. Il presidente Mattarella mi ha veramente sorpreso…».
Sta parlando di domenica sera.
«Sì, allo stadio. Mi ha detto che sono stato pazzesco. L’ho ringraziato tanto».
Beh, mica male.
«Poi ho salutato anche Shevchenko. Ma era un caos, troppe immagini, non ricordo più bene. Aspetto che mi ritorni tutto in mente».
E i rigori?
«Caspita. Mi sono fatto un video prima dell’ultimo tiro degli inglesi, e l’ho girato a Gigio Donnarumma.
Così magari si è fatto l’idea di come era lo stato d’anima dell’Italia…».
Che notte... però con poche ore di sonno.
«Da oggi è l’ora del riposo».
Non vorrebbe rigiocarla la finale?
«Oddio, adesso proprio non credo che ce la farei fisicamente. Sono stanchissimo. Però certo che la voglio rigiocare. Anzi, spero in molte altre».
Ora il pericolo è un altro, quello di essere tirato per la giacchetta da tutte le parti.
«Mi rendo conto. Ma io mi guardo allo specchio tutte le mattine, so chi sono: un giocatore di tennis.
Faccio questo nella vita, voglio fare questo. Capisco che ci siano altri impegni, burocratici o economici, ma la priorità è essere in completo da tennis con la racchetta in mano».
Però il contatto con tante personalità, o i Vip, può portare al delirio di onnipotenza.
«Certo. Per questo io ho il mio gruppo, la mia famiglia. Amici che mi vogliono bene e che sono il mio mondo».
Poi c’è anche l’amore.
«Ajla, certo. Lei mi capisce, mi viene incontro. Peccato che viviamo in due Paesi diversi. Ecco, ringrazio il tennis che ci consente di vederci».
Quindi le tocca continuare a vincere. Ma qual è stato il momento chiave della sua carriera?
«La verità? Credo che sia stata la semifinale a New York, nel 2019. In quel frangente ho capito che ero arrivato a quel livello e che ero sulla strada giusta per continuare».
Un ultimo pensiero?
«Va ai calciatori. Mi sono piaciute le parole di Chiellini, che ha anche giocato nella “mia” Fiorentina: ha detto che li ho fatti emozionare, e di non smettere di sognare. Vi rassicuro: restate sintonizzati».