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 2021  luglio 13 Martedì calendario

La crisi Covid ha spinto la domanda di monete e fumetti

La pandemia ha reso fluidi gli acquisti online ampliando la platea di acquirenti di oggetti da collezione. Solo le tre principali case d’asta, Sotheby’s Christie’s e Phillips nel primo semestre dell’anno hanno registrato un +70% di scambi online attestati a 671 milioni di dollari, sul totale di 5,90 miliardi (+230%). Il mercato dei collectible è ripartito mentre durante il lockdown le Borse subivano fibrillazioni e, talvolta, eccessi di euforia. Molti appassionati hanno coltivato le loro collezioni arricchendole e aggiornandole, in particolare il mercato delle monete antiche e dei fumetti hanno registrato incrementi. 
Ma andiamo per ordine, sulle monete storiche sono entrati molti raffinati conoscitori di metalli e di epoche, tanto che il mercato delle aste ha registrato un nuovo record storico. L’8 giugno «Double Eagle», moneta d’oro unica del 1933 della collezione del designer Stuart Weitzman, è stata venduta da Sotheby’s per 18.872.250 dollari (con le commissioni) a New York, oltre le stime tra 10-15 milioni e il precedente record di 7,6 milioni del 2002. L’eccezionale moneta proveniva da una serie commissionata dal presidente Roosevelt ma fusa prima della circolazione, unico esempio di acquila doppia con titolo privato accettato dal governo americano. Ma anche fuori dagli States, le monete registrano buoni risultati: «I coni d’oro sono molto ricercati – spiega Alessio Montagano, capo dipartimento numismatica da Pandolfini –, oselle di Venezia e Murano e monete italiane ed estere dal ’700 ad oggi fanno la parte del leone: il 25 giugno abbiamo chiuso due aste con un incasso di oltre 1,6 milioni di euro con un incremento del monte stime del 241%, il 97% dei lotti venduti e una media di 2.437 euro. Vi è una forte elasticità nell’acquisire monete d’oro di qualsiasi tipo e periodo, dal medioevo al Rinascimento fino ai Savoia, proprio perché il materiale prezioso rappresenta un investimento in questi momenti d’incertezza». Soprattutto offerta e domanda si sono focalizzate sulla monetazione più recente: i coni di Vittorio Emanuele III, le medaglie della Repubblica cecoslovacca, coniate dalla zecca di Kremnica (1960-90), fuse durante la guerra fredda e oggi introvabili (aggiudicate 10 volte la richiesta oltre i 20mila euro), non creano difficoltà in termini di possesso rispetto ai nummi archeologici soggetti a dichiarazione di possesso e certificazione di provenienza, non esportabili. Le monete con una maggiore circolazione rappresentano un investimento più liquido. 
Chi compra monete, colleziona solo quelle. «Mentre chi compra fumetti spesso proviene dal collezionismo d’arte» spiega Sergio Pignatone, fondatore di Little Nemo, casa d’asta, galleria e casa editrice focalizzata sulle arti visive del ‘900. «Il collezionismo di fumetti si divide in due settori: quello di fumetti a stampa – che ha origine nei primi anni ’60, divenuto anche forma di investimento – e quello di tavole originali che nasce in Italia negli anni ’80, agganciato a un mercato più internazionale. Il fumetto a stampa ha ancora prezzi accessibili e in crescita. In Italia sono molto ricercati Topolino e i personaggi Disney: a maggio alcuni albi d’oro anteguerra sono passati da 200 a 2.300 euro, più i diritti. È in corso un ricambio generazionale: i più giovani cercano di entrare sul mercato, dopo Topolino c’è la caccia a Tex Willer – le edizioni di Bonelli dal 1948 agli anni ’60 quotano da 1.000 a 3.000 euro – e poi Diabolik». Invece, il mercato delle tavole originali è internazionale e ha prezzi più alti: un disegno di copertina originale dei supereroi della Marvel va dai 20mila fino al milione, vale 20-30 volte più di una tavola interna. In Italia i mostri sacri sono Pratt (3-400mila euro), Crepax (3-10mila), Manara (da 1-25mila) e Pazienza (500-20mila). E ora la prossima frontiera è il fumetto digitale firmato.