Specchio, 11 luglio 2021
Che fine ha fatto Umberto Balsamo
Raccontano che quando presentò alla casa discografica quello che sarebbe divenuto uno dei brani più noti della musica leggera italiana, fu accolto con perplessità e gelo. Lui conferma: «Andò proprio così: io ci litigai, li minacciai perché puntassero su quel pezzo». Il brano è “Balla”, lui è Umberto Balsamo, il cantautore catanese che portò al successo un tormentone cantato ancora oggi. Racconta: «Mi ha chiamato pochi giorni fa un senatore mio amico dal Portogallo, mi ha detto: ma anche qui mi perseguiti con “Balla”? Entro in un locale e la stanno suonando».
Naturalmente la carriera di Balsamo non si conclude qui. Non è una meteora, ma un artista con più di 50 milioni di dischi venduti, quattrocento canzoni all’attivo, composte per sé e per tanti interpreti: Orietta Berti, Iva Zanicchi, Milva. E poi Domenico Modugno, suo idolo da sempre, «ha fatto cose bellissime, bellissime, l’artista più carismatico della musica italiana»; i Ricchi e Poveri, Mino Reitano. Mina rifiuta un suo brano, “L’angelo azzurro": «ma fu tutta colpa della mia timidezza». Balsamo se lo riprende, lo canta lui, è un altro successo da un milione di copie. La sua canzone preferita? «Io non dimentico Natali». Nell’Italia del 1975 un testo che parla di un triangolo amoroso subisce un sotterraneo ostracismo: “Ma in Brasile ha venduto due milioni di copie e ha anche dato lo spunto per una telenovela che è stata seguitissima».
Dopo anni trascorsi in Brianza, da tempo Balsamo è tornato ad abitare nella sua Sicilia. «Sto ormai da 16 anni di nuovo nella mia Catania, in un bel palazzo di fronte al mare. Ma è un condominio e sto progettando di cambiare ancora. Voglio un’abitazione isolata in una campagna vicino al mare».. Un itinerario verghiano, Aci Trezza, Aci Castello, Acireale, «poi c’è Santa Tecla, dove stava anche Pippo Baudo: ecco: lì il posto che desidero esiste da quelle parti».
Poi si riparte dall’inizio. Dal bambino che fischiettava sempre: «Erano motivetti che avevo in testa, non cose di altri». La prima chitarra comprata a 16 anni con i risparmi del lavoro. Il viaggio a Milano, per tentare la carriera dell’artista. «Questa non l’ho mai raccontata. Siccome suonavo bene la chitarra, un amico mi propose di suonare nei night. La paga: 60 mila lire per ogni componente del gruppo, ogni sera. Il capo-commesso del mio negozio ne guadagnava 65 mila, ma al mese». E lei disse sì… «Invece ho detto no. Volevo fare la mia musica, avrei dovuto riempirmi la testa di cose di altri, almeno 200 brani di repertorio a memoria. Ho detto no, volevo fare la “mia” musica».
"Balla” nasce con una successione di accordi e una melodia «e ho capito subito che sarebbe stata un successo, l’ho capito mentre la cantavo senza ancora parole. I miei discografici non ci credevano, dicevano che era una tarantella, mi stizzii così tanto che la sera mi venne la febbre. La sera prima di inciderla il testo non era ancora a posto. Però quella sera stessa il testo arrivò e non cambierei una sola parola». La musica attuale? «Questi giovani hanno poderose basi ritmiche e i testi sono belli, sono colti, più colti dei nostri. Ma la melodia non c’è. La ritmica è come una struttura di cemento armato, ma una casa è fatta anche di mura, di colori, di orpelli. La melodia. La musica di oggi è solo una struttura di cemento armato». D’altronde, dice ancora Balsamo, «ho chiesto a un trentenne promettente se sapeva chi era Modugno e mi ha detto di no. Ma come no? Alla sua età conoscevo tutta la musica italiana. Perché solo sapendo tutto quello che è stato fatto prima può emergere quel che abbiamo da dire di nuovo».
Balsamo ci congeda con un annuncio: «Non lo ho ancora detto a nessuno. Tutti pensano che mi sia ritirato, avranno una sorpresa». Il nuovo album sta nascendo, le canzoni sono tutte scritte, «alcune già registrate”. Giura nel congedarsi: «Vedrete, vedrete che sorpresa».