Specchio, 11 luglio 2021
Se il pilota si addormenta ai comandi dell’aereo
I risultati dell’inchiesta sono stati resi noti da poco, anche se il fatto è successo qualche mese fa (in Australia): il pilota ai comandi di un Cessna 208B ha incontrato condizioni meteorologiche avverse, ha deciso di affrontarle scavalcando le nubi, è salito a una quota proibita al suo piccolo aereo… e poi si è addormentato. Ha smesso di rispondere ai solleciti, sempre più pressanti, dei controllori a terra, che gli chiedevano dove si trovasse e che cosa gli fosse capitato. Così sono passati 40 lunghissimi minuti. Quando ormai tutti lo davano per morto, il pilota si è svegliato, si è reso conto dell’accaduto, e ha ripreso a comunicare con i controllori: è stato così informato di trovarsi a 111 chilometri oltre l’aeroporto dove sarebbe dovuto atterrare.
L’Atsb (Australian Transport Safety Bureau) al termine dell’inchiesta ha attribuito l’accaduto a due cause: stanchezza dovuta a sonno inadeguato la notte precedente, e “ipossia”, cioè insufficienza di ossigeno, perché salendo di quota il pilota avrebbe dovuto inspirare ossigeno supplementare ma non lo ha fatto.
Questo caso presenta elementi peculiari, tutti suoi, ma anche alcuni fattori di preoccupazione generalizzabili. Riguardo all’ipossia, è un rischio sugli aeroplanini, ma non sui grandi aerei di linea, perché lì l’ossigenazione è regolata in automatico al variare della quota (salvo malfunzionamenti, e allora si rendono disponibili le mascherine, ma questo non fa parte dell’ordinarietà). Invece la stanchezza dei piloti, purtroppo, è un problema frequente anche sui voli di linea perché, da quando il settore è stato liberalizzato, gli uomini e le donne ai comandi devono spesso subire turni di lavoro esagerati. La libera concorrenza lo esige, a quanto pare.
Antonio Bordoni, massimo esperto italiano di incidenti aerei e curatore del sito Air-Accidents.com, segnala alcuni casi clamorosi, in cui non uno, ma tutti i due o tre piloti a bordo si sono addormentati: «In anni recenti ci sono stati casi in Gran Bretagna, in Belgio, alle Hawaii e in India». E in alcune di queste circostanze l’aereo è addirittura passato oltre lo scalo di destinazione. Proprio un sonno di piombo.