il Fatto Quotidiano, 12 luglio 2021
Intervista a Marino Niola
Perché un omosessuale che vota a destra dovrebbe incupirsi della legge Zan e uno che vota a sinistra invece esultare? E un transex con simpatie a sinistra vive la sua nuova identità in modo molto differente di chi sposa la destra?
Marino Niola, che con Elisabetta Moro ha appena dato alle stampe per Einaudi Baciarsi, il sigillo umano “unisex” del contatto amoroso o solo affettuoso, indaga l’uomo e le sue molteplici identità.
“Il bacio è il destino insopprimibile del genere umano, è scelta irreparabile e non tiene conto dell’identità. Lui? Lei?”
Lui o lei. O anche l’altro.
O l’altr senza desinenza finale.
Professore, un po’ di confusione viene, lo ammetta anche lei. Io non so cosa capiscano gli italiani quando ascoltano queste aspre discussioni sulla transfobia.
Un linguaggio che sorvola la loro testa. Subiscono in silenzio. Però nelle loro vite, nella loro comunità conoscono casi concreti di amici, parenti, colleghi o colleghe omosessuali e anche di chi si è sentito donna invece che uomo, o viceversa. Nella società sono scelte largamente rispettate, consumate e digerite. Il villaggio è sempre più avanti del Palazzo.
E allora perché tutto questo sommovimento?
Sembra roba di puro potere partitico, discussioni che hanno secondi e terzi fini, questioncine politiciste. Ed è certo che all’apparenza e anche un po’ oltre sia così. Ma al fondo c’è un grande distinguo ideale, civile e naturalmente anche politico che viene taciuto. Ed è singolare, non trova?
La destra è la coalizione in testa ai sondaggi. Essendo la più numerosa in Italia ospita dentro di sé i differenti orientamenti sessuali dei suoi elettori che in proporzione saranno numericamente maggiori.
Non c’è alcun dubbio.
L’omosessuale di destra pensa che la sua scelta debba riguardare solo lui?
La destra è ideologicamente contraria a mettere becco sotto le lenzuola. L’intimità va vissuta individualmente, e ogni scelta non può avere un destino collettivo. Infatti il gay di destra è parecchio scocciato di questa legge.
Ma perché, se la norma rafforza le tutele a presidio delle sue libertà?
Perché lo costringe a una scelta di campo, a iscriversi nel partito arcobaleno, a farsi vedere in piazza.
L’opposto di chi vota a sinistra.
Già, perché il teorema a sinistra è capovolto: il personale è politico. E ogni avanzamento dei costumi è inderogabilmente assistito dalla scelta di fare movimento. Si chiamano appunto movimenti di liberazione e questi non hanno cittadinanza nella politica di destra.
L’omo o il trans di destra che fa?
Vive un liberismo sessuale. È lui e lui solo e non ambisce a nessun riconoscimento pubblico della propria opzione sentimentale. La scelta sessuale, dunque privata, subisce per costoro spesso una compressione rispetto alle altre libertà, soprattutto a quelle economiche. Perciò rimane in ombra, quasi nascosta, comunque alimentata solo da scelte intime.
Ma i diritti civili non sono principi negoziabili.
Tutto per la destra è negoziabile.
Ma costringe i più deboli alla marginalità.
L’omosessuale che vota a destra vive ogni norma che inquadra e regolamenta il suo privato come stigma. La teme quella norma. La legge intruppa.
Il Gay Pride.
Che spesso quelli di destra odiano decisamente.
La destra ha bisogno di mimetizzarsi.
Vive l’intimo nell’intimo.
Ipocrita.
Una buona dose di ipocrisia c’è.
Ma così non aiuta le scelte di chi è magari più fragile.
La destra è individualista e non socializza queste questioni.
Si pensa che parlare tanto dei diritti civili e poi far poco per quelli sociali sia un modo per scegliere la strada storta contro le diseguaglianze.
Invece non c’è conflitto più politico, più ideologico di questo. Al fondo ci sono mondi perfettamente capovolti.
E anche imbarazzi differenti, vergogne differenti.
Anche.
Fare tutto nell’ombra.
Lei vede l’ombra, loro lo chiamano diritto a gestire ciascuno per conto suo una scelta.
L’identità di genere è una costruzione culturale?
Il genere è una costruzione sociale, non ce l’ha dato mica la natura?