Il Messaggero, 12 luglio 2021
I diari di viaggio di Eric Salerno
«Nel mondo della globalizzazione, guerre, terrore, paura e rabbia hanno chiuso ciò che si era spalancato sulla scia della decolonizzazione e della speranza. All’epoca del mio primo viaggio verso il profondo sud del Sahara non esisteva internet e il telefono intercontinentale funzionava poco e non ovunque».
In Orizzonti perduti, orizzonti ritrovati (Il Saggiatore, 232 pagine, 22 euro), che raccoglie storie di viaggi raccontando le trasformazioni del mondo e sarà nelle librerie da giovedì, Eric Salerno, giornalista, inviato speciale e scrittore, nato a New York nel 1939 e per quasi trent’anni corrispondente del Messaggero da Gerusalemme, propone così dall’apertura un dato di riflessione su quella che, pandemia a parte, è oggi la nostra libertà di viaggiare.
IL PARADOSSO
Emerge il paradosso di un pianeta sempre più interconnesso, eppure dagli spazi di esplorazione ristretti da nuovi muri e la crescente complessità delle frontiere. Solo alla fine della Guerra Fredda sono comparsi sulla terra ventottomila chilometri di frontiere e il 10% delle attuali è successivo al 1990. Oggi esistono 323 frontiere terrestri su circa 250mila chilometri.
Gli appunti di viaggio si aprono dal Sahara e da quella che è stata la prima pubblicazione di Salerno: una Guida al Sahara, la prima a uscire in Europa dopo la fine dell’Impero francese d’Africa, nella quale aveva annotato suggerimenti per i viaggiatori. «Il Sahara è come un oceano, lo abbiamo imparato scrive. Le piste che l’attraversano si allargavano man mano che gli autisti cercavano di aggirare i solchi, spesso divenuti trappole di sabbia, dei camion pesanti che lo percorrevano». Nel riprendere poi le odierne note ministeriali, riservate ai turisti italiani per la propria incolumità in territorio algerino, Salerno si sofferma sul cambiamento del senso più puro del viaggio.
LA BIOGRAFIA
I viaggi si intrecciano anche con la biografia personale dell’autore come nel capitolo del ritorno al Bronx, dove è nato e ha vissuto fino al 1951. Lì osserva la violenza che tuttora permea la società nordamericana. Tra gli orizzonti ritrovati di Salerno spiccano i viaggi alla scoperta del Sudest asiatico, liberato dalla guerra, della sua cultura, con la navigazione sul delta del Mekong dalla frontiera con la Cambogia fino a Saigon, ora Ho Chi Minh. Nel capitolo Israele Palestina, la Terra santa più contesa, Salerno conduce il lettore nella ricchezza e nei tormenti di Gerusalemme che ha documentato per decenni: «Nell’ultimo secolo, la Terra Santa si è aperta e chiusa molte volte. I luoghi di culto delle tre grandi religioni monoteiste sono stati resi accessibili o proibiti a seconda dei momenti dello scontro politico-militare e anche teologico che divide questa terra così importante per ebrei, cristiani e arabi».
LA FOTOGRAFIA
Restituisce la fotografia di una crisi e di ferite sempre più incancrenite: «Gli orizzonti delle nuove generazioni sono resi sempre più incerti per colpa del fanatismo che qui, come altrove, coniuga religione e nazionalismo».
Nel finale si percepisce l’anelito, che ha segnato la seconda metà del Novecento europeo e sembra ancora attuale non solo in quella terra martoriata: il superamento del Muro.