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 2021  luglio 11 Domenica calendario

Donne che amano donne

«Famòlo normale»: la normalità è nella mano di Jodie Foster che stringe quella di Alexandra Hedison, sua moglie. «It’s the right time». È il momento giusto per le donne, aveva detto l’attrice. Parlava di cinema e lavoro, invitava a sfondare il soffitto di cristallo, quella barriera invisibile che impedisce alle donne di raggiungere le posizioni apicali in molti ambiti. Ma «It’s the right time» anche per l’amore tra donne che questo Festival di Cannes non nasconde sotto il tappeto rosso del perbenismo, ma racconta in tutta la sua quotidianità.
Una coppia come tante è quella filmata da Catherine Corsini in La Fracture con Valeria Bruni Tedeschi che interpreta una donna piena di pregiudizi (perché per essere lesbiche non bisogna essere per forza moderne, progressiste o trasgressive) che non riesce ad accettare che la storia con Marina Foïs sia naufragata; è una donna come tante, che vuole ricucire a tutti i costi la relazione con la compagna e vive un caleidoscopio di sentimenti fatti di crisi e dolore, di frustrazione, di senso di vuoto e abbandono come accade in qualunque coppia perché al di là del genere le emozioni umane non hanno sesso(e nemmeno tempo perché passano i secoli ma le pulsioni – basta qualunque tragedia greca a ricordarlo – rimangono sempre le stesse).
Di Paul Verhoeven in Benedetta ha fatto rumore soprattutto lo scandalo perché il tema della suora che fa sesso è pur sempre un tabù anche negli anni Duemila (ma è inclinazione sicuramente più comune nei fatti): quando si getta una luce di verità sul buio di quello che accade in un convento il fragore è più assordante perché il senso di colpa è uno dei pilastri della religione. Figurarsi se sono coinvolte due suore, che di certi valori dovrebbero essere custodi virginali. Il regista di Basic Instinct mostra una suora che sogna Gesù, ha (o si fa venire?) le stimmate per il potere dell’abbazia di Pescia e fa l’amore con la consorella usando una statuetta della Vergine trasformata in sex toy – tutto storicamente vero nella vicenda del Seicento di Benedetta Carlini. La bellezza statuaria di Virginie Efira è ostentata, restituisce l’immagine di una santa percorsa da un furore mistico che giustifica un’attrazione fisica che in un luogo di sole donne diventa irresistibile.
Niente misticismo, ma tormenti d’amore in Hytti nro 6 di Juho Kuosmanen dove una studentessa finlandese in viaggio su un treno della Transiberiana rimane attaccata (di telefonata in telefonata) a una storia d’amore gay che forse è finita.
Film inclusivi
Nuove regole anche per gli Oscar: dal 2024 saranno premiati soltanto i film inclusivi
Significativo anche il caso «minimo» di Stillwater perché l’amore tra donne non è al centro della storia, ma è un particolare che viene dato per scontato, dunque ancora più rilevante: la figlia di Matt Damon viene accusata di avere ucciso la sua amante, ma il film si concentra su altro (uscire dal carcere per un delitto che sostiene di non aver commesso). Insomma, il rapporto tra donne è una normalità acquisita.
Il mondo cambia, la società evolve. Lo aveva spiegato bene Jodie Foster che sa di cosa parla: «Quando ho cominciato non c’erano tante donne salvo nel reparto di costumi e make-up, ora ci sono tante produttrici, registe, ci sono dei visibili progressi: siamo pronte a prenderci dei rischi e ad andare avanti verso l’uguaglianza. È il nostro momento a Hollywood e nel cinema».
Il cinema specchio della società che cambia, ma rimane un dubbio sul vetro: forse case di produzione e registi per evitare di essere tacciati di scarsa inclusività si adeguano consciamente o inconsciamente a nuovi requisiti, a nuovi standard «corretti» che li lascino fuori dalle polemiche? Si tratta pur sempre di investimenti milionari che rischiano di essere bruciati al minimo passo falso. Tanto più che a partire dal 2024 per l’assegnazione degli Oscar l’Academy di Hollywood ha stabilito nuovi requisiti volti a favorire l’equa rappresentanza: di origine, genere e orientamento sessuale. Il cinema si adegua, un po’ per convinzione un po’ per convenienza.