Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  luglio 11 Domenica calendario

In Libano non ci sono più soldi, luce e farmaci


LA NOTTE del Libano è sempre più buia, profonda e pericolosa. La crisi economica e politica che è esplosa da 2 anni è arrivata a un punto di svolta: da venerdì le centrali elettriche sono ferme, senza gasolio. La lira libanese è crollata, le riserve in dollari della Banca centrale sono prosciugate, e chi vende petrolio al Libano non accetta se non pagamenti immediati per ogni carico. Due petroliere cariche di benzina e gasolio sono ferme al largo del porto di Beirut: non scaricano perché il Libano non può pagare. Da venerdì notte, Electricite Du Liban (Edl) ha annunciato lo stop delle centrali di Deir Ammar e Zahrani, che insieme forniscono circa il 40% dell’elettricità del Paese. Il Libano di fatto può fare conto solo sui generatori elettrici privati, perché presto si bloccheranno anche le altre centrali che già lavorano a singhiozzo.Da decenni, non dagli ultimi mesi, il Libano ha sempre convissuto con la crisi elettrica: in ogni città una rete di commercianti e trafficanti vende quote di elettricità prodotta da generatori privati ai cittadini, a interi condomini. I rifornimenti di gasolio per quei generatori sono garantiti da un traffico di carburanti di contrabbando che aggira ogni legge e si poggia sulle varie mafie. Ma chi vende elettricità paga in dollari per il diesel, e i cittadini libanesi non hanno più soldi per pagare l’elettricità “privata”.Venerdì anche le farmacie sono entrate in sciopero per protestare contro le carenze diffuse di medicinali, in particolare di antibiotici. I rivenditori di medicine che si aspettano che i sussidi sui medicinali possano essere aboliti molto presto. E allora fanno scorte di medicine in attesa dell’aumento dei prezzi.Il Paese è alla fame, i cittadini con i loro stipendi in lire libanesi svalutati del 300% non hanno potere d’acquisto per il cibo, la carne, il pesce, persino le verdure. Alcuni studi hanno rilevato che la popolazione sta abbandonando in massa il consumo di carne di vitello e anche di pollo, «non siamo diventati vegani: non abbiamo più soldi», titolava l’altro giorno un giornale. Secondo le Nazioni Unite più della metà della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà.Alla crisi sociale, si aggiunge quella politica. Dopo l’esplosione al porto di Beirut dell’agosto 2020, i gruppi politici e settari non sono riusciti a mettersi d’accordo su un nuovo governo. Le pressioni internazionali sono fortissime: Stati Uniti e Francia con Arabia Saudita ed Emirati sono schierati con i sunniti e una parte dei cristiani. Iran, Russia, e Siria favoriscono l’altra metà del fronte cristiano e soprattutto i gruppi sciiti antioccidentali, Hezbollah e Amal.