ItaliaOggi, 10 luglio 2021
Periscopio
Prenotate oggi. Pagate a Natale. Natale è alla cassa. Antonio Formigine.
Se esce la variante Salerno-Reggio Calabria siamo fritti. Mario Ferrari.
Ognuno deve poter manifestare le proprie idee, esporre simboli (nei limiti di regole decise da chi ha la responsabilità di governare un Paese o un organismo come la Uefa). E si può discutere sulla opportunità di farlo. Ma pensare che chi non espone simboli (o gesti simbolici) che voglio io, significa che è immorale, ecco, questo è l’inizio di una deriva pericolosa. Davide Rondoni. QN.
Abbiamo insegnato a chi è venuto dopo di noi che non vale più la pena di eccellere. Siamo un Paese che non premia il merito, che mortifica chi fa di più. Gli occhi della tigre li vedo in pochissime persone. Paola Ferrari (Massimo M. Veronese). Il Giornale.
Raffaello Carrà è stata l’ultima grande soubrette, ha detto Pippo Baudo (che, come lei, ha scritto la storia della televisione italiana). Cesare Lanza. Alle Cinque della sera.
Massimiliano Fedriga consacrato presidente della Regione Friuli Venezia Giulia nel 2018 con il 57 per cento dei voti, è dall’aprile scorso anche il presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, l’organismo di coordinamento politico che rappresenta gli interessi dei governi locali a Palazzo Chigi. Lo hanno eletto all’unanimità. Il che ha del miracoloso, considerato che da tre lustri la Conferenza era stata saldamente presidiata da presidenti di Regione iscritti al Pd, Vasco Errani, Sergio Chiamparino e Stefano Bonaccini. Massimiliano Fedriga presidente della Regione Friuli e delle Regioni italiane (Stefano Lorenzetto), l’Arena.
Nonostante che Guglielmo Giannini odiasse il fascismo, che gli aveva procurato la morte in guerra dell’adorato figlio, migliaia di ex fascisti votavano qualunquismo: non disponevano di un proprio partito, mentre l’Uomo qualunque era anti-anti fascista, era anticomunista, non aveva rapporti con l’aborrito Cln. La sua fortuna finì per l’incredibile svolta a sinistra, che lo portò a dialogare con un furbo di tre cotte quale Palmiro Togliatti, pagando lo scotto della rivolta della sua base. Marco Bertoncini. ItaliaOggi.
Tutti pazzi per Giorgia dunque. Due uomini di Stato, uno in tonaca color porpora e l’altro in blu, provano entrambi ammirazione per la stessa donna: la Meloni, ovvero la “piccola Evita”, (copyright Maurizio Gasparri). I due sono il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, che di recente si è intrattenuto a lungo con la leader di Fratelli d’Italia, e il premier Mario Draghi, che la trova non solo coerente ma anche simpatica, oltre ad avere il pregio di essere, come lui, tifosissima della Roma. Parolin conta su Giorgia per poter bloccare il disegno di legge Zan sull’omofobia, mentre Draghi è consapevole che con la palla Giorgia in mano, gli potrebbe riuscire all’occorrenza un bello strike, abbattendo in un colpo solo quel poco che resta dei 5 Stelle, Matteo Salvini e l’inconsistente Enrico Letta. Luigi Bisignani. Il Tempo.
Scritto e pubblicato l’estate scorsa, Perché guariremo del ministro Speranza fu precipitosamente ritirato dalla circolazione un attimo prima d’essere distribuito nelle librerie, quando apparve chiaro che non stavamo affatto guarendo ma che anzi le cose si mettevano sempre peggio. Causa prima (o almeno seconda dopo la perfida natura del virus): il libera-tutti estivo proclamato dal consiglio dei commissari del popolo e dai vari khanati regionali. Un tempo, quando la propaganda non coincideva con i fatti, si sopprimevano i fatti, e allora i nemici del popolo sparivano dalle foto di gruppo (a volte rimaneva una mano senza corpo dimenticata su una balaustra) oppure si sopprimevano le voci scomode dell’Enciclopedia sovietica. Adesso non è più così facile coprirla, con rispetto parlando, dopo averla fatta; e il libro maledetto, col suo compiaciuto e imbarazzante autoencomio, è saltato fuori a sorpresa sull’Amazon francese, come ha raccontato Salvatore Merlo, recensendolo sul Foglio. Diego Gabutti, ItaliaOggi.
Del voto ai 18 per il Senato (4 mln di votanti in più) se ne avvantaggerà lo schieramento di centrosinistra? Nessuno, onestamente, può assolutamente dirlo. Il voto dei giovani è imprevedibile e variegato, quello che è certo è che non votano più come i loro genitori già da alcuni decenni». Stefano Ceccanti, costituzionalista alla Sapienza, capogruppo Pd in comm. Affari costituzionali. (Alessandra Ricciardi), ItaliaOggi.
Ho depositato un ddl che prevede il divieto di utilizzare smartphone e simili per i minori di 14 anni. Non si tratta di dichiarare guerra alla modernità, ma di regolamentare quel mondo virtuale nel quale i giovani trascorrono dalle quattro alle sei ore al giorno. Si tratta di evitare che si realizzi fino in fondo quella «dittatura perfetta» vaticinata da Adolf Huxley quando la televisione doveva ancora entrare nelle case e lo smartphone aveva la concretezza di un’astrazione fantascientifica: «Una prigione senza muri in cui i prigionieri non sognano di evadere. Un sistema di schiavitù nel quale, grazie al consumismo e al divertimento, gli schiavi amano loro schiavitù». Giovani schiavi resi tossici e decerebrati: i nostri figli. Il nostro futuro. Andrea Cangini senatore Fi. QN.
In uno dei suoi "racconti di misoginia", Patricia Highsmith mette in scena una sfilza di "finte invalide, vere assassine, presunte artiste, mitomani convinte, fatue ballerine, religiose fanatiche. Tutte vittime per vocazione, carnefici per scelta. Mogli, amanti, madri, figlie, suocere, in diverso modo insopportabili, inevitabilmente votate a incontrarsi con il delitto, destinate a essere soppresse o a sopprimere". Maurizio Pilotti. Libertà.
Non sono più disposto a incontrare persone che non siano amabili, e rifiuterò ogni arroganza. Spero che i consumatori diventino utilizzatori, che i giovani si affermino con il loro sentimento verso il creato, che vinca il concetto di umana sostenibilità. Brunello Cucinelli. (Natalia Aspesi) la Repubblica.
Ed eccoci a Wimbledon ’79, a quel quarto di finale perduto con il carneade Pat Du Pré.
«Non me lo perdono, il più grande rimpianto della carriera. Ho sempre snobbato Wimbledon, non me ne fregava niente: gli inglesi, le loro tradizioni, l’erba su cui la palla rimbalzava da schifo... Levava la parte artistica dal gioco, la odiavo». Adriano Panatta, tennista (Gaia Piccardi), Corriere della Sera.
Ho giocato a dadi con le stelle. E ho vinto. Roberto Gervaso, scrittore.