Tuttolibri, 10 luglio 2021
Gli studi sull’Lsd di Stanislav Grof
Albert Hoffman, lo scopritore dell’LSD, è morto a 102 anni dopo essere stato eletto al primo posto nella classifica dei 100 geni viventi stilata dal «Daily Telegraph». Stanislav Grof, forse tra i contemporanei il più autorevole esploratore degli stati di coscienza non ordinari, ne ha compiuti 90 lo scorso primo luglio. Per festeggiare il compleanno, Shake ha appena reso disponibile nel nostro paese uno dei suoi libri più importanti, LSD. L’innovativa ricerca psichedelica nei reami dell’inconscio, tradotto in italiano da Guido Gerboni.
Nato a Praga, psichiatra e psicoanalista, Grof ha condotto tra ex Cecoslovacchia e Stati Uniti oltre 4.000 sessioni a base di LSD perfettamente legali, fino a quando, a partire dal 1970, la sostanza è stata messa al bando ovunque. In questi ultimi anni, tuttavia, molti pregiudizi su LSD, psilocibina, mescalina e DMT sono stati smentiti su base scientifica. Grazie all’attività di fondazioni, centri di ricerca, dipartimenti universitari il quadro normativo è in parte cambiato. La terapia psichedelica è così tornata in auge in alcuni paesi del mondo, tanto da venir usata in via sperimentale per curare depressioni, sindromi da stress post traumatico, per contrastare le dipendenze da alcol, cocaina, eroina, nonché per aiutare i malati terminali a rielaborare la paura della morte. Alcune case farmaceutiche studiano le strutture chimiche alla base di molti psichedelici nel tentativo di arginare disturbi contro cui sono impotenti i normali psicofarmaci. È tuttavia sempre più diffusa la sensazione che la cura delle patologie copra solo una parte di ciò che potrebbe essere il campo d’applicazione di queste sostanze.
È stato Grof ad affermare che l’LSD sta allo studio della mente come il microscopio alla biologia o il telescopio all’astronomia. L’emergere della coscienza e il funzionamento della mente sono del resto due tra i grandi misteri su cui il XXI secolo si propone di gettare almeno un po’ di luce. La psichedelia potrebbe aiutare a farlo. In un contesto mutato, l’archivio di Grof (le sue migliaia di casi clinici) acquista di conseguenza un’importanza non più soltanto storica, e questo libro si sforza di fornire una cornice teorica a un’avventura scientifica, intellettuale, spirituale ed esistenziale che potrebbe fare della psichedelia una torcia inaspettatamente accesa sui nostri mondi interiori, un po’ come la psicanalisi lo fu all’inizio del Novecento ma con dinamiche diverse.
L’esperienza psichedelica è troppo intensa e profonda per essere presa alla leggera. L’approccio di Grof - e delle nuove generazioni che si interessano alla materia - è molto lontano da quello di Timothy Leary. Nessuna sperimentazione selvaggia. L’uso della sostanza è controllato, supervisionato, necessita cautela, coscienziosità e un’adeguata preparazione di set (lo stato d’animo dello psiconauta o del paziente) e setting (l’ambiente in cui si trova il soggetto al momento dell’assunzione). Un primo tentativo di inquadramento teorico di tutto questo riguarda l’affiancamento alla terapia psicanalitica. Grof ha elaborato a tal proposito il concetto di COEX (sistemi di esperienze condensate), vale a dire le costellazioni di ricordi, rimossi, carichi emotivi che l’LSD porta potentemente a fior di coscienza. Eventi provenienti da periodi diversi della vita, traumi, questioni biografiche irrisolte si materializzano durante il viaggio lisergico davanti ai nostri occhi (o alle nostre menti) in modo non più eludibile, e così diventano l’oggetto di un successivo lavoro con lo psicoterapeuta.
Il secondo modello elaborato da Grof è quello di Matrice Perinatale di Base. Il viaggio psichedelico viene associato alle quattro fasi precedenti alla nascita (l’unione perfetta con la Madre nel liquido amniotico; l’inizio del travaglio; la discesa del bambino nel canale del parto; la nascita e il primo contatto col mondo esterno), le quali fanno da matrice interpretativa per i sentimenti di pace, paura, angoscia, senso di liberazione che si alternano in modo molto intenso durante l’esperienza, fino al picco dell’ego dissolution che è anche il momento in cui la coscienza - libera dai fardelli dell’io - può a volte spalancarsi indisturbata, portando lo sperimentatore a un grado superiore di comprensione. Le conseguenze culturali di questo approccio non sono di poco conto. Superare per esempio il sentimento di dualità rispetto al mondo, sentirsi un tutt’uno con il ciò che ci circonda (la natura, il pianeta, l’universo) potrebbe favorire quei cambiamenti di cui le comunità umane hanno bisogno per non minare l’ecosistema in modo irreversibile, e infatti non a caso molti psiconauti sono decisamente sensibili alla causa ambientalista.
Il punto più estremo dell’elaborazione di Grof riguarda tuttavia la psicologia transpersonale. Se fino a qui la sua speculazione è saldamente ancorata al metodo scientifico o alla solidità della pratica psicanalitica, da questo momento il discorso si fa al tempo stesso più avventuroso e instabile. Molti soggetti sottoposti a terapia psichedelica sostengono di viaggiare anche fuori di sé, di visualizzare con stupefacente nitore non solo gli archetipi o le matrici dell’inconscio collettivo junghiano, ma di risalire addirittura alla propria memoria genetica, a quella di altre specie viventi e addirittura di altri regni (la capacità, insomma, si sentire il mondo come un orso, come un pesce, come una pianta o semplicemente come un essere umano vissuto cento o mille anni fa). Da studioso serio, è lo stesso Grof a esitare mentre prova a spingersi oltre le colonne d’Ercole della sua stessa ricerca. Quello che si intravede può sembrare assurdo o inverosimile, ed è giusto sostare davanti al bivio. Ma avremmo detto che la Terra gira intorno al Sole prima di Galileo? O che il tempo non è lineare prima di Einstein? O che il mondo subatomico funziona su base probabilistica prima di Heisenberg? Le porte della percezione sono rimaste chiuse a lungo. A patto di saper bussare, qualcosa forse accadrà.