Robinson, 10 luglio 2021
La riscoperta del noir "Nightmare Alley"
Alfred Hitchcock era convinto che un libro mediocre riuscisse meglio al cinema di un romanzo scritto a regola d’arte. E non risparmiava frecciate ai danni di chi, visto un film tratto da un romanzo, se ne usciva con l’automatica frasetta: «Era meglio il libro». Da qui la storiella delle capre che mangiano la pellicola di un film tratto da un bestseller. Finché una capra dice all’altra capra: «Per me, era meglio il libro». Va detto che Hitchkock non era fedele ai suoi principi: adattò Daphne Du Maurier, Boileau & Narcejac, Cornell Woolrich, Patricia Highsmith, Joseph Conrad. D’altra parte esistono almeno un paio di film decisamente più belli dei rispettivi – pure celebratissimi – libri: Crash di David Cronenberg ( da James Ballard) e The Hours di Stephen Daldry ( da Michael Cunningham).
La fiera delle illusioni è un film del 1947 diretto da Edmund Goulding ( il regista di Grand Hotel con Greta Garbo). Scarso di incassi al botteghino, molto amato da chi come noi ha una passione per i fenomeni da baraccone, i circhi Barnum, i Freaks del regista Todd Browning e del saggista Leslie Fiedler. Sviati da Hitchcock, fino all’altro ieri non immaginavamo fosse tratto da un romanzo strepitoso come Nightmare Alley di William Lindsay Gresham. Esce da Sellerio, in vista del nuovo film che Guillermo del Toro ha girato in piena pandemia (uscirà a gennaio 2022). Bradley Cooper è Stanton, giovanotto senza fisso mestiere deciso a inseguire il suo sogno americano. Nel vecchio film era Tyrone Power, che tentava così di sfuggire ai soliti ruoli romantici.
Le carte dei tarocchi introducono ogni capitolo, a sottolineare che il Destino farà la sua parte. Contrastato, combattuto, negato ma sempre incombente, ricorda che i piani falliscono. La chiaroveggente Madame Sosotris (da La terra desolata di T. S. Eliot) accoglie il lettore, che subito incontra il Mangiabestie, omaccione in una gabbia con i serpenti. «L’attrazione ha un piccolo sovrapprezzo, e si svolgerà nell’esclusivo interesse della scienza», annuncia l’imbonitore: il Mangiabestie azzanna pollastrelle vive.
Geek, dice l’originale, ottimamente tradotto da Tommaso Pincio. Parola oggi interscambiabile con nerd, ovvero un giovanotto fissato con i computer, o la fisica teorica, o altre faccende astruse. Nei luna park itineranti – in inglese carnival, come la magnifica serie HBO Carnivàle, ambientata nell’America degli anni Trenta e durata due stagioni soltanto – il geek era l’attrazione più brutale e selvaggia ( tanto da valere dieci centesimi di dollaro extra). Per chiudere il dizionarietto, Freaks and Geeks era il titolo di una serie inventata da Paul Feig di Judd Apatow, anno 1999: così si chiamavano i due gruppi rivali in un liceo.
Accanto al Mangiabestie ci sono il forzuto, l’acrobata, il tatuato, e Stanton Carlisle, in arte il Grande Stanton, illusionista e complice di Madam Zeena, che legge il pensiero e risponde alle domande scritte dal pubblico. I bigliettini vengono raccolti, e bruciati sul palco sotto gli occhi di tutti. Ma sono finti: le vere domande sono mostrate alla veggente dal compare, appunto Stan, attraverso un buco del palco. Zeena risponde con i soltiti trucchetti, estorcendo informazioni al truffato che volentieri collabora. Buon inizio per cominciare la scalata: Stanton si è impossessato del codice segreto usato dai compari per passarsi le informazioni. I creduloni dappertutto abbondano, e come i truffatori sono una tradizione americana.
The confidence-man – l’uomo che a scopo truffaldino conquista la fiducia altrui – era il titolo dell’ultimo romanzo scritto da Herman Melville, nel 1857: un battello a vapore sul Mississippi e un uomo che racconta a ogni passeggero una storia diversa. Stanton abbandona il circo assieme alla giovane Molly. Ha grandi progetti. Si finge predicatore e organizza truffaldine sedute spiritiche. Stringe un accordo con la psichiatra Lilith: un lettore del pensiero e una donna che conosce i segreti dei pazienti insieme sono imbattibili. Potentissima l’idea di business: «Capisci di cosa le persone hanno paura e fallo fruttare». Organizzano il colpo grosso, ai danni dell’industriale Ezra Grindle, che vuole stabilire un contatto con la sua prima fidanzata ( morta dopo un aborto). Un colpo da 150 mila dollari. Rischioso, pur con l’aiuto di un “Proiettore per fantasmi brevettato”, pagato 8 dollari in un negozio di Chicago.La fiera delle illusioni era un bellissimo titolo, per il film del 1947. Adatto anche al nuovo diretto da Guillermo del Toro. Nel romanzo di William Lindsay Gresham, reduce dalla guerra di Spagna, Nightmare Alley è il vicolo senza uscita che terrorizza le notti di Stan Carlisle. Un incubo variabile a seconda dei pericoli da affrontare. O dei sensi di colpa.
Leggiamo noir dappertutto, anche quando di noir nel romanzo non c’è nulla. Nightmare Alley sta tra i romanzi che fondano il genere. Ogni confronto con i numerosi eredi che affollano le librerie è vinto in partenza, il luna park itinerante da solo basterebbe. Dopo La forma dell’acqua – la creatura mangiauova era identica al Mostro della laguna nera di Jack Arnold, anno 1954 – Guillermo del Toro continua i suoi omaggi alla Hollywood degli anni d’oro.