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 2021  luglio 10 Sabato calendario

Intervista a Emanuele Trevi dopo la vittoria dello Strega

Il giorno dopo la vittoria dello Strega, Emanuele Trevi è provato da un tour faticoso durato mesi. Ha finalmente riscattato la mancata vittoria di qualche anno fa, quando il podio gli era stato soffiato per due punti. Le polemiche contro il premio sono alle spalle ma non ha nessuna intenzione di tornare a fare il giurato: «Preferisco rimanerne fuori, anche se oggi il premio è cambiato, è più aperto, più contendibile ». La giornata da vincitore l’ha trascorsa nella sua casa nel quartiere romano Parioli, dove il padre aveva lo studio da psicoanalista. Queste mura e la figura paterna diventeranno un libro, a cui sta lavorando. L’ambiente gli somiglia: allegramente disordinato, pieno di oggetti disparati e libri di ogni tipo appoggiati ovunque, dai fumetti di Paperino e Phantom al Libro degli emblemi di Andrea Alciato, da Macbeth ai cataloghi d’arte di El Greco. Trevi ha conquistato un podio non scontato: ha vinto con un memoir e non con un romanzo classico, e lo ha fatto correndo per un editore indipendente.
Il libro racconta la storia della sua amicizia con Pia Pera e Rocco Carbone, scrittori morti prematuramente, una per una malattia e l’altro in seguito a un incidente. Finora il libro ha venduto 30 mila copie, che lieviteranno sicuramente nei prossimi giorni. Nonostante i pronostici della vigilia fossero a favore, sconfiggere la corazzata mondadoriana è sempre un’impresa titanica. Cinquantasette anni, scrittore e critico letterario, Trevi c’è riuscito facendo incetta di preferenze tra gli Amici della Domenica, la giuria storica del premio: su 384 votanti ha totalizzato 149 voti, tantissimi. Alla fine l’anomalo Due vite ,pubblicato da Neri Pozza, ha battuto con 187 voti la seconda classificata Donatella Di Pietrantonio, autrice del più classico Borgo Sud , edito da Einaudi, che si è fermato a 135. Forse però tra gli einaudiani non tutti disperano, visto che martedì uscirà nella collana Stile Libero il romanzo d’esordio di Trevi, I cani del nulla , una nuova edizione con una prefazione di Sandro
Veronesi, vincitore della scorsa edizione dello Strega.
Come ha vissuto la gara?
«Sapevocheeraungiocoechecome tutti i giochi va preso seriamente.
Anchequando i pronosticieranoa mio favore, mi ripetevo:non gioire fino a quando non vedi i risultati:660 voti sono ingovernabili».
La volta scorsa, nel 2012, il duello contro Piperno finì male e lei si arrabbiò molto.
«Niente contro il libro di Piperno, che hameritato di vincere, ma allorami sarebbepiaciuto interrompere il monopoliodelgruppo Mondadori-Rizzoli».
Lei concorreva però con Ponte alle Grazie, che fa parte della
corazzata Gems, quindi non era proprio un Davide contro Golia.
«In realtà mi sonoautosospeso dalla giuriadegli Amici della Domenicaun annodopo. Mi ero resoconto che il meccanismo digratitudine innescato dalpremio mi metteva inimbarazzo.
Avevo ricevutodue telefonate di giurati che mi chiedevano aiuto in cambiodelsostegnochemi avevano dato.Non fa per me,mi dava disagio. E anchevolendonon avreipotuto accontentare tutti. Sottrarmi è stato il miotrucchetto psicologico per non scontentarenessuno».
In realtà lei allora lamentava le cordate, i voti per cooptazione e di scuderia: ha cambiato idea?
«Oggilo Stregaè unamacchina diversa, un gioco menoprevedibile e molto più popolare. Misono stupito di quantepersone loseguano. In questi giorniqualcunomi ha fermatoper strada per dirmi “tifo per lei”».
Pensa che il premio la cambierà?
«Lascommessa è stata portare al grandepubblico un’operache ha aspetti critici e filologici. Concepisco i libri come spettacoli, penso sia giusto esporli, farli conoscere a più persone possibili».
Aveva calcolato che indossando le scarpe Lidl sarebbe finito in trend topic sui social?
«( Ride) Nonhoneancheisocial,ma nonpersnobismo,nonmi interessano, continuano a piacermi i giornali.Quelle scarpe hanno per me un valore affettivo, me le ha regalate unapersonacarain unmomento difficile della mia vita, lo scorso Natale. Prima della serata avevo fattodiverse prove, scartandoalmeno dieci paiadi scarpe. Poi ho messo le Lidl gialle e coloratissime e mi sono sentito bene. Miriconnettevano conme».
Come definirebbe la sua letteratura?
«Sinceramentenon sovalutareche tipo di opere faccio,a che genere appartengano.Forse la mia capacitàè proprio nell’avere un talento mediocrein tutti i campi. Credo dinon essere né un grande giornalista,né un grandescrittore, né un grande saggista».
In tutte le sue opere però c’è un tratto comune, un ininterrotto dialogo con la memoria e le ombre. Per questo la dedica di ieri sera a sua madre?
«Ho voluto dedicare la vittoria a mamma,mortaloscorsoanno duranteilprimolockdown. Avevo appena finito il libro, lo stavo rileggendo, èstato un periodo molto doloroso. L’altra persona a cui ho pensato è il mio amico il fotografo LorenzoCapellini chemi è stato vicino in momenti difficili e ora si trova in un letto di ospedale».
Fatica a gioire per il risultato?
«Caratterialmentetendo afarmi sfuggire il momento in cui vivo. In questosonomoltovicino a Rocco Carbone,incapace a far coincidere, come invecesapeva fare Piapera, l’attimo felice con la consapevolezza della felicità. Mi accordo sempre troppo tardidelle coseimportanti che misuccedono. E poila posizione del perdentepsicologicamente ha maggiorivantaggi. Mi sento più amio agio sui cavallucci zoppi eun po’ storti».