Il Sole 24 Ore, 9 luglio 2021
Il governo porta sul cloud 281 Pa
Sono 281, divise in tre gruppi, le amministrazioni che potranno essere coinvolte nel Polo strategico nazionale (Psn), l’infrastruttura prevista dal Recovery plan per mettere i dati della Pa in “cloud”. Il ministero per l’Innovazione tecnologica e il Dipartimento per la trasformazione digitale accelerano: in questi giorni è stato definito il perimetro degli enti interessati ed è stata messa nero su bianco l’intenzione di far gestire l’infrastruttura da un operatore economico selezionato attraverso l’avvio di un partenariato pubblico-privato (Ppp) ad iniziativa di un soggetto proponente. Il ricorso al Ppp, anticipato dal Sole 24 Ore dell’8 giugno così come il coinvolgimento in questa partita di Cassa depositi e prestiti, prevede poi una vera gara. La prima proposta, che potrebbe arrivare entro luglio, sarà valutata entro tre mesi (si arriva in autunno) e dopo l’accertamento dell’interesse pubblico si aprirà la procedura di evidenza pubblica con il proponente nel ruolo di “promotore”. Sarebbe in fase avanzata la definizione di una proposta di Tim, Leonardo e Cassa depositi (che poi ricorrerebbero ai servizi di cloud provider). Anche Sogei potrebbe essere della partita. Di certo il ministero di Vittorio Colao punta a un soggetto con controllo pubblico.
Il Dipartimento per la transizione digitale ha previsto che il Polo dovrà «garantire soluzioni per risolvere i problemi giuridici posti dall’applicazione extraterritoriale della normativa di paesi extra Ue» (in primo luogo si tratta del famigerato Cloud Act degli Usa). E in questi giorni sono in corso incontri con i principali hyperscaler (i vari Amazon, Google, Microsoft Azure eccetera) per valutare soluzioni tecniche per la loro partecipazione.
Come detto le amministrazioni interessate dal progetto Psn sono state ripartite in tre gruppi. Nel primo ci sono 95 Pa centrali (ad esempio ministeri, Inps, Inail) e 80 Asl prevalentemente del Centro-Sud, in pratica amministrazioni che devono essere migrate con urgenza perché hanno “data center” considerati insicuri e critici. In tutto oltre 51mila terabyte di storage e 8.000 kilowatt di potenza elettrica. Nel secondo gruppo, che riguarda infrastrutture ritenute sufficientemente sicure e quindi in grado di erogare servizi strategici in autonomia, rientrano 13 Pa centrali. In questo caso gli enti possono scegliere di utilizzare i servizi del Psn in base alle loro esigenze. Nel terzo gruppo infine ci sono 93 Pa centrali con una domanda non significativa di infrastrutture informatiche e le principali amministrazioni locali. In sostanza le amministrazioni centrali del primo gruppo migreranno sicuramente nel Polo nazionale, mentre circa 200 tra Pa centrali e Asl potranno optarvi sapendo che saranno supportate da “voucher” previsti dal Recovery plan. In alternativa potranno ricorrere a fornitori cloud certificati. In tutto il piano prevede 900 milioni per la Pa centrale e 1 miliardo per la Pa locale.