ItaliaOggi, 9 luglio 2021
Anche le tedesche possono pescare trote
Cade uno degli ultimi bastioni maschili, dopo quasi sei secoli. Le donne potranno pescare le trote nello stagno della cittadina di Memmingen, 44 mila abitanti, nel Baden-Württemberg, un privilegio che dal 1464, prima della scoperta dell’America, era riservato agli uomini. Più che pescare, arraffare. Nel Fischertag, il giorno della pesca, ci si butta nello stagno muniti di stivaloni, e le trote vengono prese con le mani, o con l’aiuto di un canestro posto alla cima di un bastone. Alle signore non rimaneva che disporre le prede nei canestri, pronte per finire in padella.
Dubito del gusto delle Forelle, perché in realtà il fondo dello stagno è coperto di melma. È una festa popolare che attira decine di migliaia di curiosi, a parte i cittadini, e che dura un paio di giorni. Il tedesco è una lingua precisa, a Memmingen gli uomini ausfischen lo specchio d’acqua, cioè pescano tutte le trote fino all’ultima, appunto per poter ripulire il bacino da fango e altri detriti.
La giornata è regolata da un rigido e antico protocollo: alle 7,30 i concorrenti si riuniscono in piazza, davanti al bacino, alle 8 con un colpo di mortaio si apre la gara, e si tuffano in acqua, che non è profonda, arriva più o meno alla vita. Il privilegio era riservato agli uomini purché fossero residenti a Memmingen, questo prevede lo statuto secolare dell’Associazione dei pescatori, che conta cinquemila soci, tra cui molte donne.
Perché dobbiamo pagare le quote, si sono ribellate, e non poter partecipare alla festa? A nulla sono serviti i documenti storici presentati dall’archivista cittadino, Christoph Engelhardt: in passato mai una donna si è gettata nello stagno per acchiappare una trota. Non è un motivo sufficiente: se gli antenati erano maschilisti, non è un motivo per imitarli.
La vertenza è stata aperta da Christiane Renz, dal 1987 socia dell’associazione pescatori. Il suo avvocato Susanne Bräcklein ha riconosciuto che si possono tollerare attività e club riservati a un sesso, ma l’esclusione di uomini o donne deve essere motivata. A Memmingen non ci sono ragioni che possano giustificare il divieto per le donne, se non sostenendo che «si è sempre fatto così». E il giudice, sempre una donna, ha dato loro ragione. Tra tradizione e discriminazione, non c’è partita.
Gli uomini hanno tentato un’ultima disperata difesa: ci sono anche associazioni riservate alle donne, quelle di cucito o di cucina, e anche di giardinaggio, tutte attività a cui si dedicano anche i mariti. Molte iscritte all’associazione, sostengono, sono contro l’abolizione del divieto: a loro la lotta nel fango non piace, ed è già poco piacevole dover cucinare le prede catturate dal marito. Si attende un giudizio d’appello, ma le previsioni per gli uomini non sono rosee.
A vedere le immagini e i filmati del Fischertag, non capisco che gusto ci sia a partecipare a una lotta nel fango fianco a fianco con centinaia di partecipanti. Alla fine della contesa viene nominato il Fischerkönig, il pescatore che ha acchiappato la trota più grossa, che viene pesata sulla piazza del Mercato. Domani, ci sarà anche una regina. Il vincitore viene festeggiato nella serata conclusiva, tra balli, canti e ovviamente grigliate di trote.
Quest’anno la festa è stata annullata a causa del Covid, ma alla prossima edizione si attende una partecipazione femminile, sia pure sparuta. Sempre che l’ausfischen non venga vietato. Da tempo protestano gli animalisti: catturare le trote a mani nude è una pratica crudele. I pescatori hanno preso provvedimenti per evitare eccessive sofferenze. Prima di partecipare alla festa dovranno seguire un corso, e ottenere una speciale licenza. I pesci catturati vengono messi in contenitori di almeno 14 litri, dove possono sopravvivere, finché verranno uccisi in modo umano, come avviene in ogni normale pescheria o nei ristoranti. Veterinari comunali assistono alla gara e intervengono se le regole vengono violate. Ma non basta.
Christiane Renz è euforica: la sua vittoria è paragonabile alla sentenza che ha obbligato i Wiener Philarmoniker ad accettare anche musiciste donne. Non bastava accogliere nell’orchestra un’arpista.