Corriere della Sera, 9 luglio 2021
Raffaella Carrà devota di Padre Pio
Frate Simone Castaldi quasi si scusa per l’abbondanza e lo splendore delle sculture, le decorazioni e gli intarsi della basilica di Santa Maria in Aracoeli, che domina Roma dalla cima dei suoi 124 scalini, tra il Campidoglio e l’Altare della Patria: «Sono sicuro che lei avrebbe voluto qualcosa di meno sfarzoso, l’abbiamo visto anche nella sobrietà del corteo funebre verso la camera ardente, ma non aveva indicato una chiesa in particolare e d’accordo con Sergio Japino questa è sicuramente la scelta migliore». Lei è ovviamente Raffaella Carrà, il cui funerale si celebra qui, oggi, a mezzogiorno. Ma come, la paladina dell’amore senza complessi, l’icona dei movimenti Lgbt+, la titolare del rivoluzionario ombelico che scandalizzò il Vaticano viene salutata con cerimonia religiosa? Se andava trovata una sintesi in questa apparente contraddizione il 48enne francescano che presiederà le esequie è forse la persona più indicata per gestirla. Anche, come vedremo, per la sua storia personale.
Mentre nella basilica si stendono i cavi elettrici e si prova il posizionamento delle telecamere per le inquadrature migliori nella diretta di Rai1 (a partire dalle 11.40), da fuori arriva l’eco dei cori per José Mourinho, presentato ieri a pochi metri da qui, tanto che la camera ardente allestita in Campidoglio è stata chiusa dalle 12 alle 18. Fra’ Simone si mostra sereno, sorridente e preparatissimo sul tema: «L’argomento semplicemente non esiste. Il presunto contrasto con la chiesa e i suoi valori, che qualcuno le ha voluto attribuire, non c’è. E la polemica vaticana sull’ombelico è superata da tempo grazie anche alla proficua dialettica che si innescò allora». Ne parlerà nella sua omelia? «Non ce n’è motivo. Raffaella Carrà era una donna di grande spiritualità, me lo ha confermato Sergio Japino, che sta seguendo tutti i dettagli della cerimonia, e lei stessa in più interviste ha detto di essere abituata a pregare come le aveva insegnato la nonna. Per i propri cari, per le persone a cui voleva bene. Come in molte altre cose della sua vita, lei ha seguito un percorso di fede proprio. Non c’è un modo per definirlo. “Parallelo” o “non convenzionale” cambia poco. Non vogliamo chiamarlo Dio? Chiamiamolo in un altro modo. Proprio poco fa ho rivisto uno spezzone in tv in cui ribadiva la sua devozione per padre Pio». A questo proposito, Fra’ Simone parlerà sono nell’introduzione mentre l’omelia verrà celebrata da quattro frati cappuccini arrivati direttamente da San Giovanni Rotondo. A loro la Carrà era personalmente legata. «Si è detto e scritto tanto sul fatto che non sia diventata mamma – dice Fra’ Simone – ma tutta queste persone che sono accorse a salutarla vanno considerate in qualche modo come figli suoi».
La messa a punto della cerimonia è complessa e ci lavora senza sosta il responsabile organizzativo della basilica, Luca Petti. L’unico precedente simile qui è quello di Oreste Lionello nel 2009. Santa Maria in Aracoeli è stata però preferita alla più tradizionale chiesa degli Artisti, che ha ospitato i funerali di molte celebrità, per due motivi. La vicinanza alla camera ardente e la maggior capienza possibile nel rispetto delle norme anti Covid. Nella navata centrale sono state disposte, distanziate senza compromessi, duecento sedie di legno pieghevoli. In prima fila, di fianco a Japino ci sarà la sindaca Virginia Raggi come padrona di casa. La famiglia ha poi riservato un numero di posti ristretto, 60, alle persone più intime, tra cui Alessandro Greco, che la Carrà considerava un figlioccio. L’ufficio del cerimoniale del Campidoglio ha poi in gestione gli accrediti degli ospiti e molti, anche tra i volti noti e i colleghi dello spettacolo, resteranno giocoforza fuori. Accesso libero, nei limiti di spazio, a fotografi e giornalisti su espresso volere della Carrà, che tra le indicazioni non scritte affidate alle persone più intime ha incluso il desiderio di una cerimonia «allegra» per quanto possibile.
«Sarà un rito eucaristico semplice», ribadisce Fra’ Simone. Al di là dell’importanza dell’evento, la messa di oggi per lui non sarà come le altre: «I miei lo raccontano ancora oggi come la storia della nostra famiglia: da piccolo, quando avevo tre o quattro anni, non dormivo se non avevo nel giradischi l’ultima canzone di Raffaella Carrà. Mai avrei pensato di dover celebrare un giorno la sua morte».