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 2021  luglio 09 Venerdì calendario

I conti della Lega di Bossi e di quella di Salvini

La vecchia Lega Nord, quella fondata da Umberto Bossi e “per l’indipendenza della Padania”, lasciata con l’acqua alla gola, semi-morente; sarebbe quella che deve restituire alla collettività i famosi 49 milioni di euro. La nuova Lega per Salvini premier, invece, partito gemello – stessa sede legale: la storica via Bellerio a Milano; stesso amministratore, il parlamentare Giulio Centemero – ma formalmente a sé, non deve nulla a nessuno e quindi spende serenamente e macina avanzi di bilancio. Tradotto: soldi, e neanche pochi. È questa la fotografia del 2020 andando a vedere i bilanci dei due partiti in uno.
La filosofia di fondo era nota da tempo e a conti fatti si sta realizzando quanto era stato studiato da Matteo Salvini e i suoi collaboratori sin dal 2016: trasformare il Carroccio in verde padano nella bad company di famiglia.
Infatti la Lega Nord, mettendo insieme il livello centrale con le sue 13 articolazioni regionali (ai tempi del sogno indipendentista in modo altisonante venivano chiamate “nazioni"), chiude con un passivo di 912 mila euro. Il partito personale del leader fondato nel 2018 invece, nelle sue 22 entità, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, dalla Romagna ad Sud Tirolo, finanzia le campagne elettorali, con le manifestazioni e con i social, eppure chiude con un attivo di 2,36 milioni di euro.
Per prima cosa va detto che tutti gli eletti a vari livelli del Carroccio versano una quota delle proprie indennità di carica al partito, spesso a entrambi: le contribuzioni valgono 5,7 milioni per la Lega per Salvini premier, 824 mila euro per la Lega Nord. Questa è la prima forma di autofinanziamento, una antica pratica mutuata dalla tradizione della Prima Repubblica, specie nei partiti della sinistra, ancora oggi utilizzata da altre formazioni. Poi ci sono le scelte del 2 per mille. Lo scorso anno nella propria dichiarazione dei redditi 206.560 italiani hanno versato la quota alla Lega per Salvini premier, che ha portato nella casse 2,33 milioni di euro (in calo rispetto al 2019, quando furono 3,1 milioni); altre 57.067 persone invece hanno optato per la Lega Nord, alla quale hanno fruttato 646 mila euro (c’è una flessione anche qui, erano 753 mila l’anno precedente). I debiti della Lega originaria ammontano a 18,8 milioni: l’accordo del settembre 2018 con la procura di Genova per la restituzione dei famigerati 49 milioni e che le permette di restituire la somma del vecchio finanziamento pubblico in 75 anni, cioè comode rate da 600 mila euro l’anno a interessi zero, riduce il costo reale (ai valori odierni) della zavorra di oltre 30 milioni. L’elenco delle entrate e delle uscite annuali allegate al bilancio di Fin Group e Pontida Fin, le due società ancora in plancia alla Ln e che hanno un valore di oltre 7 milioni di euro, è elaborato dalla società “Manzoni & Di Rubba Stp srl”, cioè i due commercialisti condannati giusto un mesetto fa (peculato e turbata libertà di scelta del contraente) per l’opacissima compravendita dei locali della partecipata di Regione Lombardia, la Lombardia Film Commission. «Faccenda che non c’entra nulla con la Lega», disse il leader del partito: di sicuro Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba continuano a c’entrare ancora molto con la Lega. La società di revisione dei bilanci Audital la prospetta come ipotesi, nella relazione in cui comunque promuove il prospetto: si parla di «eventuale esistenza di una incertezza significativa riguardo eventi o circostanze che possono far sorgere dubbi significativi sulla capacità di continuare a operare come un’entità in funzionamento».
Il Carroccio 2.0 invece non ha di questi problemi, in fatto di debiti: a livello centrale ha 1,4 milioni di euro in depositi bancari, altri 1,4 milioni sono stati spesi per le campagne elettorali e asserisce di non detenere “direttamente o indirettamente” partecipazioni in “società controllate, collegate o altre società/ enti": a pa rte non essere la fotocopia ripulita – stessi dirigenti, stesso indirizzo – del vecchio partito, verrebbe da aggiungere. Comunque, per rendersi conto della strategia in atto – per l’appunto abbandonare al proprio destino un guscio e puntare tutto sull’altro – è interessante vedere la differenza nei bilanci regionali di Lombardia e Veneto, storicamente le più importanti basi del partito. La Lega Lombarda padana chiude con un disavanzo, con un segno meno quindi, di 625 mila euro; quella salviniana termina il 2020 con un attivo di 760 mila euro; stessa cosa in Veneto, la Liga vintage è in bolletta e va a meno 143 mila mentre la Liga bis chiude con +516 mila euro.
Ai tempi il sospetto dei magistrati genovesi era che la creazione dei partiti paralleli, entrambi a propria volta scorporati nelle entità regionali con propri bilanci, non fosse altro che un modo per sparpagliare i beni del partito, confondere le acque insomma, mettendo il tutto al riparo dai problemi giudiziari. Cattivi pensieri, chissà. Di sicuro la proliferazione di entità fiscali riconducibili ad un solo leader politico (Salvini) non rappresentano un grande assist alla trasparenza.