ItaliaOggi, 8 luglio 2021
Non credenti sempre in aumento
Crescono gli atei, gli agnostici, gli indifferenti. Scemano i credenti e praticanti. Una serie di dati di sicuro richiamo si legge in uno studio dedicato a una questione molto specifica, quale la considerazione degli atei come minoranza religiosa e la collegata condizione giuridica dall’ateismo nel continente. Silvia Baldassarre, assegnista di ricerca in diritto ecclesiastico a Firenze, traccia un profilo, apparso in Stato, Chiese e pluralismo confessionale, che si sofferma sui tentativi, finora vani, esperiti dall’Uaar (Unione atei agnostici razionalisti) per ottenere un’intesa, esattamente come le confessioni religiose diverse dalla cattolica. La richiesta dell’Uaar è ora ferma presso la Corte europea per i diritti dell’uomo, in quanto lo Stato rifiuta il riconoscimento come confessione religiosa, nonostante intese sottoscritte con il buddismo («religione atea») e l’induismo (un’ortoprassi).
Le riflessioni della Baldassarre toccano da vicino il panorama religioso, «divenuto molto complesso, che continua a espandersi parallelamente alla diffusione, accanto alle convinzioni religiose ’tradizionali’, di nuove forme di spiritualità, dei processi di deconversione, del credere senza appartenere, dell’appartenere senza credere, delle appartenenze multiple». Siamo molto distanti dalla situazione della quasi unanime diffusione del cattolicesimo in Italia, ma la situazione trova similitudini in molte chiese europee. La maggior parte, infatti, «attira meno credenti ogni anno», mentre, «soprattutto nella parte occidentale del continente, meno della metà della popolazione nel 2017 riteneva ’molto importante’ la religione». Inoltre, in Europa si diffondono «forme di religiosità prive di connotazioni ecclesiali», definite «spiritualità senza chiesa».
In Italia il Cesnur (Centro studi nuove religioni) testimonia la «metamorfosi costante e rapida del fenomeno religioso»: da 658 minoranze religiose e spirituali presenti in maniera organizzata nel 2001, si è passati alle odierne 866. L’aumento parla da sé: circa il 30% in soli 20 anni. Secondo recenti indagini, si sono rilevati fenomeni che ciascuno sperimenta costantemente: «l’apatia, l’analfabetismo religioso, il disincanto delle nuove generazioni italiane e il loro difficile rapporto con la fede» Numerose recenti indagini sociologiche hanno registrato in molti paesi Ue un progressivo aumento nel numero dei non credenti, dei cosiddetti nones e dei non affiliati. È essenziale distinguere la sparuta minoranza di coloro che aderiscono a organizzazioni filosofiche e non confessionali rispetto ai cosiddetti nones. Questi sono: non aderenti religiosamente; atei; agnostici; persone che rifiutano specifiche dichiarazioni nei censimenti. Nella realtà italiana i «non credenti» rappresentano ormai la più grande minoranza religiosa, che coinvolge un quarto della popolazione (circa quindici milioni), mentre considerando la popolazione europea superiore ai 18 anni costituiscono il 20-25%. Si capisce quanto lo stesso pontefice avverta come la voce della Chiesa cattolica giunga sempre meno percepita, meno apprezzata, meno lodata, finendo col confinarsi nella funzione di ospedale da campo. Si crede sempre meno.