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 2021  luglio 08 Giovedì calendario

Intervista a Lino Banfi per i suoi 85 anni

Domani compie 85 anni, e festeggia il compleanno due volte perché registrarono la nascita all’anagrafe due giorni dopo, l’11 luglio. «Usava così». Carriera lunghissima, oltre cento film, varietà, fiction, generoso con il pubblico, Lino Banfi si racconta con allegra malinconia. Reduce da Bolognano (Pescara), dove ha celebrato le nozze della nipote Virginia, è il ghost mister innamorato della Nazionale.
Banfi, con gli Europei è tornato protagonista, quel “porca puttena” ha portato fortuna agli azzurri: che effetto fa?
«È bellissimo, non mi aspettavo che i giocatori mi prendessero sul serio . Il giorno prima dell’inizio degli Europei volevo chiamare Mancini, ma non mi andava di chiedere il numero. Avevo quello di Chiellini e ho telefonato a lui. Gli ho detto che volevo mandare al mister un filmatino».
Non sarà diventato tecnologico?
«Ma no, ho chiamato mio figlio Walter e gli ho detto: riprendimi. Ho dato i miei consigli da Oronzo Canà: non potrei mai rifarlo allo stesso modo. Mi sono raccomandato di usare la mia tecnica del 5-5-5 che non è il metodo di gioco, sono 5 cozze pelose, 5 polipetti piccoli e 5 seppioline. E poi di usare la tecnica della b zona, Spinazzola doveva correre come una saetta e passare a Immobile. Quindi ho chiesto solo che se si fosse avverato il gol, avrebbero dovuto gridare “porca puttena”. Li ho salutati dicendo che io sono già al mio primo tempo supplementare, e quando l’arbitro fischia, fischia».
Ma che pensieri fa?
«Eh ma è la verità. Questa frase deve aver colpito Mancini. I ragazzi mi hanno telefonato: “Le senti queste voci? Ti vogliamo tutti bene, Lino”. Quando, dopo il gol, Immobile ha detto “porca puttena” sono saltato sulla poltrona, mio figlio mi ha chiamato. Poi ha segnato Insigne…».
Ormai è l’uomo ombra della Nazionale.
«Non sono niente ma Mancini è stato carinissimo, mi ha detto: “Chiama quando vuoi, sono felice di sentire la tua voce”. Ho celebrato le nozze di mia nipote e un gruppo di ragazzini con la maglia della nazionale cantava “po po po porca puttena”, ormai è “Lino nazionale”, sono “Lino d’Italia”, chiamatemi “Lino di Mameli”... dice che sono megalomane?».
Lasciamo stare. Quando la fermano le chiedono ancora di far ridere?
«La voglia ce l’ho sempre, è istintiva. Ma anche io, vecchio comico, ho avuto la mia soddisfazione, la gente dice: “Ci fai commuovere”. Se mi vedono sovrappensiero mi chiedono: “Che, sei triste?”. Non hanno più il coraggio di dirmi a bruciapelo “facce ride”».
È anche una questione di rispetto, non pensa?
«È vero che sono ai tempi supplementari. A 85 anni vedono l’occhio lucido, sei più fragile anche se vorresti fare tante cose».
Ha rimpianti?
«Se avessi rimpianti sarei un cretino».
Che sensazione si prova a unire le generazioni?
«Una gioia. Ormai mi segue la terza generazione che sta diventando la quarta, il nipotino in braccio al nonno, magari ha visto pezzi del Medico in famiglia . Si fonde il pubblico della tv con quello delle commedie. Sono tornato in tv a Oggi è un altro giorno con Serena Bortone, un altro modo di esserci. La gente mi vuole bene perché la amo: pochi giorni fa per scendere di corsa dal palco e abbracciare i ragazzi handicappati, sono caduto. La sera spalmando la crema sul ginocchio, pensavo: “Sei scemo, dove corri?”».
Che rapporto ha con l’età?
«Fino a 80 anni ci ho giocato, avevo tanta voglia di fare. A 84 anni è successo questo casino del Covid che ci ha scioccato, siamo diventati tutti più guardinghi, “mors tua vita mea”. Ma a parte questo, e il fatto di essere ingrassato, da un anno mi trovo anche carino. Quando mi fanno vedere qualche filmato, mi dico: “Vabbè mi difendo”».
Lino non sarà diventato fanatico?
«Un po’ sì. Adesso pretendo un ritocco, un’aggiustatina. Chiedo alla truccatrice un po’ di cipria, prima non m’interessava. Mi è subentrato un meccanismo strano da terza gioventù. Voglio essere attivo e lavorare, non voglio stare fermo: ho girato un film con Ronn Moss. Ho ritrovato un entusiasmo che non avevo più, è quasi una rinascita».
Sua moglie Lucia come sta?
«Siamo stati bene al matrimonio di Virginia, quelli che non vedevano mia moglie da tempo l’hanno riempita di complimenti: “Stai bene, hai un bel viso”. Tutta la vita insieme. Mi ha incoraggiato agli inizi, mi ha sostenuto. Ha sentito lei la notizia della morte di Raffaella Carrà, ero al telefono, mi ha dato un biglietto per avvisarmi».
Era amico di Raffaella?
«Fu molto carina con me quando cancellarono il mio show Gran casinò, interruppe Carramba per darmi la sua solidarietà. Dovevo andare ospite e mi fece una telefonata d’amore che non dimenticherò. La grandezza di questa donna è che con la sua semplicità ti faceva commuovere».
Oggi cosa le fa paura?
«Le malattie sconosciute che in un giorno ci possono stravolgere la vita.
Non mi fanno più paura tante cose, il terreno accidentato l’ho attraversato. Oggi percorro il viale del tramonto, bello nitido pulito. Accadono cose inaspettate come il vecchietto che mi ferma e ride: “Porca puttena”. Forse non l’ha mai detto in vita sua. Parlavamo dei rimpianti, ho avuto tanto: amore, figli, una bella casa, gli autografi. Ma uno, pensandoci bene, ce l’ho: non ho mai fatto le crociere che volevo fare con mia moglie, tutti e due non sappiamo nuotare».