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 2021  luglio 07 Mercoledì calendario

Ode al tappo a vite

Ci sono innovazioni talmente importanti e dall’adozione universale che in qualche modo scompaiono, o almeno diventano «invisibili». Il signore ritratto nella foto, John Landis Mason, uno stagnaio americano del XIX secolo, fu l’inventore del tappo a vite e anche della «moderna» saliera da tavola. Entrambi furono da lui brevettati nel 1858. Il tappo a vite è basilare. Lo usiamo svariate volte ogni giorno senza neanche accorgercene. Se n’è persa la memoria, ma fino almeno ai primi anni del secolo scorso le conserve per lo più erano preservate o sott’olio oppure sigillate precariamente in vasi chiusi con uno strato di cera solidificata. La lattina, chiusa ermeticamente, arrivò prima, agli inizi dell’Ottocento e per un utilizzo ben preciso: sfamare i militari in marcia durante le guerre napoleoniche. Non solo le «latte» erano troppo costose per il comune uso civile, ma richiedevano uno specifico strumento per aprirle. Con il tappo a vite invece bastavano le mani nude e i contenitori erano pure riutilizzabili. Il successo commerciale dell’invenzione di Landis fu strepitoso. Inizialmente si usava con i vasi in vetro per le conserve che, negli Usa, portano ancora il suo nome: Mason jar. Le chiusure a vite sulle bottiglie arrivarono solo più tardi. Fino al 1913, le bottiglie di whisky venivano sigillate con il tappo di sughero come quelle del vino, e andavano stappate alla stessa maniera. Il tappo a vite per i liquori fu un’innovazione dei distillatori scozzesi e apparve per la prima volta sul whisky Teacher’s Highland Cream, venduto con lo slogan «Seppellite il cavatappi!». Per quanto riguarda Landis, per un po’ se la passò molto bene, ma poi perse il controllo della sua invenzione. Morì nella più completa miseria in un tugurio di New York nel 1902.