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 2021  luglio 05 Lunedì calendario

Il vino di Putin fa infuriare la Francia

Lo champagne (quello vero, made in France) non potrà più essere venduto in Russia come tale, ma solo come semplice «spumante». Il termine champagne, invece, sarà riservato ai vini effervescenti di provenienza russa. Sembra assurdo, ma è una realtà da venerdì, quando Vladimir Putin in persona ha firmato una legge con le nuove disposizioni. La risposta da Parigi non si è fatta attendere. Anzi, dal magnate del settore, il miliardario Bernard Arnault, proprietario di Lvmh e in assoluto maggiore produttore di champagne: ha subito bloccato le spedizioni di bottiglie verso la Russia.
È guerra delle bollicine tra Parigi e Mosca. Il Governo francese non ha ancora preso posizione, ma potrebbe farlo, perché lo champagne corrisponde a una «denominazione di origine controllata» e può essere prodotto solo in un perimetro ben circoscritto nell’omonima regione della Francia nord-orientale. Proprio lì Monsieur Arnault, negli anni, ha fatto incetta di ettari o ha concluso contratti di fornitura esclusiva coi viticoltori locali. È lui a controllare marchi come Moet et Chandon, Veuve Cliquot e Dom Perignon, apprezzati in tutto il mondo, anche da oligarchi e milionari russi.
Anna Chernyshova è a Mosca una consulente di vini, che aiuta la clientela più facoltosa a creare cantine con bottiglie eccezionali. «Il telefono non smette di suonare – ha detto alla France Presse -. I miei clienti cercano di capire cosa fare». D’altra parte, aggiunge, «tanti responsabili politici amano lo champagne francese, chissà che non finiscano col fare marcia indietro». Per il momento il blocco delle spedizioni delle bottiglie del gruppo Lvmh è stato deciso solo in maniera temporanea, il tempo «di trovare una soluzione appropriata».
Ma come gli è passato per la testa a Putin di fare il «ribaltone»? Lo spiega Sputnik, il sito russo rigorosamente pro Cremlino: «Il termine champagne, scritto in cirillico, è utilizzato in Russia dall’epoca sovietica per una bevanda tipo spumante prodotta a livello industriale. Grazie a una fermentazione accelerata, il ciclo di fabbricazione di questo «champagne sovietico» dura appena tre settimane, in distillerie che non sono associate a regioni vinicole particolari». È per difendere l’erede di questo champagne dell’Urss che Putin avrebbe messo la sua firma alla legge. Forse gli hanno pure spiegato che Arnault è vicinissimo a Emmanuel Macron, non proprio un suo amico…
I produttori francesi di champagne sono già intervenuti a più riprese per difendere le usurpazioni della loro Doc. Il primo luglio scorso, dopo una battaglia giuridica, durata anni, il tribunale di Monaco di Baviera ha dato loro ragione, proibendo alla catena tedesca dei supermercati Aldi di commercializzare un «sorbetto allo champagne», dove la bevanda è completamente assente (sostituita da un miscuglio di pera, zucchero, acido citrico e un tocco di alcool). Un’altra causa è stata intentata ancora dal Civc, il Comitato interprofessionale dello champagne, contro l’utilizzo in Catalogna della parola «champanillo» per indicare generalmente dei locali dove si beve e si servono le tapas. È in corso un procedimento dinanzi alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Lì, l’avvocato generale, una figura indipendente, ha reso un parere favorevole all’utilizzo della parola «champanillo», che non corrisponde totalmente a champagne e nemmeno a una bevanda. I giudici della Corte dovranno decidere se confermare il parere oppure no.