Linkiesta, 5 luglio 2021
La separazione tra genitore 1 Beppe e genitore 2 Giuseppi
Nel 1998 Lindsay Lohan ha dodici anni. È quindi con una perfetta scelta di casting che viene fatta esordire nei ruoli di Luigi Di Maio e Roberto Fico in “Genitori in trappola”.
Nel film LL è le due gemelle che i genitori si sono divisi alla nascita. Quando si ritrovano in un campeggio e scoprono di essere gemelle, decidono di provare il genitore sconosciuto: quella che ha fino ad allora vissuto con la mamma andrà a casa col papà e viceversa, tanto sono identiche e i genitori mica se ne accorgeranno. In questo modo potranno realizzare quello che, almeno al cinema, è il sogno d’ogni figlio di separati: far tornare insieme i genitori.
Nel “Genitori in trappola” che si sta girando in Italia in questi giorni, il piccolo Luigi e il piccolo Roberto devono far fare pace a mamma e papà; o forse, visto che non voglio venire accusata di misgendering e altri crimini contro l’umanità è meglio: genitore 1 e genitore 2. Insomma: Grillo (il fu comico) e Conte (il fu segnaposto).
Tenteranno di convincerli a una terapia di coppia? A lasciare i nuovi amorazzi che pregustavano da separati? A una convivenza di prova?
E, restando ai classici della commedia americana degli ultimi decenni, mica finirà come la scena della “Guerra dei Roses” in cui un arrosto di riconciliazione si scopriva essere il tanto amato cucciolo di casa arrostito per dispetto? No, quello no di sicuro: oggi per una scena così ti arresterebbero sul set, senza neanche aspettare che il film venga distribuito.
I bambini, ci spiegano da anni psicologi televisivi e docenti montessoriane e preti per chiacchierar, sono quelli che nelle separazioni soffrono di più.
Specialmente quando, come le gemelle Lohan, i bambini sono così diversi tra di loro, hanno sviluppato identità così contrapposte, hanno fatto del vuoi più bene al papà o alla mamma una linea politica. Uno democristiano e mellifluo, l’altro con la kefiah e il Manifesto sottobraccio, in competizione per l’attenzione del genitore 1 (il genitore 2, all’inizio, non era pervenuto).
Sembra di sentirli che dicono: se Grillo non lo convinco io, che quando venne a Pomigliano a prendere per il culo i candidati gli reggevo il microfono; se non lo convinco io, che sono pur sempre la massima carica istituzionale espressa da quello zoo di vetro che ha chiamato Movimento.
La separazione dei genitori, va detto, è tra le più tradizionali che si siano mai viste. Grillo col suo «Sono il papà, ho fatto cose straordinarie che non rinnego» è il classico padre che rinfaccia alla quasi ex moglie di spassarsela mentre lui si fa il mazzo tutto il giorno per mantenere la famiglia, questa casa al mare chi credi che la paghi, e ti lamenti anche se la sera sono stanco e non mi va di portarti a ballare.
Conte col suo «Non dica falsità su di me», tipica moglie accusata di fare la zoccola col vicino di casa, e pure d’essere incapace di cavarsela fuori dal tetto coniugale, «Conte ha bisogno del Movimento, non il contrario». Neanche Meryl Streep in “Kramer contro Kramer” vedeva trattate con tanta condiscendenza le sue smanie di carriera.
Come nelle migliori (e quindi peggiori) separazioni genitoriali della nostra vita, il papà rinfaccia le vacanze (Grillo cita la nuotata nello Stretto di Messina e «il giro per l’Italia con il camper») e la mamma fa quella pratica, che ha mandato avanti il Paese (cioè: la famiglia) mentre quell’altro faceva lo splendido.
Come in tutte le separazioni genitoriali della storia del cinema, sono solo i piccini che vogliono che i genitori restino insieme, sono persino disposti ad accantonare estremismi e acqua pubblica, pur di riunire il focolare domestico. Se un tentativo di riconciliazione ci sarà, sarà per non far piangere i bambini e lo psicoterapeuta di coppia, per poter poi dire noi ci abbiamo provato, l’avete visto anche voi, ma mamma e papà non vanno più d’accordo, ma vorranno sempre bene agli elettori, faremo un Natale per uno.
I bambini sono gli unici che capiscono che separandosi si dimezzano i voti; i bambini, come sempre nei film americani, sono gli unici lucidi.
Ci sono, in questa vicenda d’inizio estate (ma, una volta, non si diceva all’amante che il tetto coniugale lo si sarebbe abbandonato dopo le vacanze?), tutti gli stilemi delle madri melodrammatiche e dei padri brontoloni. «Si metteva al centro lui», di Grillo su Conte, è un rifacimento dell’immortale verso «Mamma, tu compri soltanto profumi per te».
Ci sono le parole bruttissime che vengono dette nei litigi e poi eternamente rinfacciate: ogni riconciliazione è l’inizio di nuovi rinfacci e nuovi «taci tu che mi hai dato dell’incapace davanti alle creature» e nuovi rancori, che poi sono rancori vecchi vestiti a nuovo. C’è persino la possibilità che i primi a pentirsi e a ritirare la richiesta di riconciliazione siano proprio i bambini che tanto ci tenevano.
Ci sono tantissime incognite, e una sola certezza. In caso di compimento della separazione, l’affido di Casalino se lo piglia mammà.