Specchio, 4 luglio 2021
Intervista a Roberto Manfredini, esperto di Cronobiologia
Ogni anno, puntualmente, ce ne stupiamo. Il solo allungamento delle giornate riesce a farci star meglio e a rendere la routine quotidiana più tollerabile. La luce del sole ha molteplici effetti sul nostro organismo, di cui si occupa anche la ricerca biomedica, interessata anche all’alternanza col buio, che accompagna da sempre la vita su questo pianeta. Ne abbiamo parlato con Roberto Manfredini, ordinario di Medicina Interna dell’Università di Ferrara e Direttore della Clinica Medica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Sant’Anna di Ferrara, grande esperto di Cronobiologia.
Tutto risale alla luce del sole e alla luna?
«L’alternanza luce-buio governa tutte le funzioni fisiologiche, sensoriali, percettive e cognitive dell’uomo e degli altri animali. Nell’uomo, il grande regolatore che sincronizza tutti gli orologi molecolari del nostro corpo è nel nucleo soprachiasmatico, appena 20 mila neuroni nell’ipotalamo».
Come accade?
«Migliaia di geni vengono accesi e spenti. Vengono prodotte e metabolizzate sostanze come ormoni, enzimi e varie molecole, sempre in momenti specifici del giorno e della notte. Con questo ingranaggio complicatissimo, gli organismi si adattano e si sincronizzano all’ambiente esterno. La sua scoperta è valsa il Nobel per la medicina nel 2017 ai genetisti Jeffrey C. Hall, Michael Rosbash e Michael W. Young. Un suo sfasamento - l’esempio più classico è il lavoro su turni - comporta delle conseguenze sul funzionamento fisiologico dell’intero organismo e causa disturbi mentali e fisici di tipo cardiaco, immunitario, oncologico e neurodegenerativo».
Qual è la differenza tra luce naturale e artificiale?
«Gli spettri sono diversi, quello della luce naturale è completo e cambia durante il giorno. Inoltre, con l’elettricità, e la possibilità di avere ambienti illuminati a giorno, l’essere umano ha iniziato a sfasare i propri ritmi circadiani. Una storia piuttosto recente, poco più di due secoli, di cui conosciamo già gli effetti sulla salute».
E la celebre luce blu?
«È quella emessa dai dispositivi, è la peggiore tra gli spettri di luce artificiale. L’esposizione alla luce nelle ore serali e notturne altera la biosintesi della melatonina, ormone fondamentale e principale regolatore dell’attività endogena dell’organismo».
Come si fa a ricomporre il ritmo circadiano?
«Una regola per tutti: usciamo e prendiamo una carica di luce naturale ogni mattina, anche solo per qualche minuto. È il miglior modo per impostare il ritmo circadiano».
Quali sono gli effetti della luce naturale sul tono dell’umore?
«La luce solare stimola la produzione di serotonina, ormone della felicità. L’abbassamento dell’umore d’inverno è noto da tempo, ma la formalizzazione del quadro clinico risale agli anni Ottanta. C’è una forma lieve, il cosiddetto Winter Blues, tristezza accompagnata da sonnolenza e ricerca di cibi energetici, e una forma di depressione chiamata disturbo affettivo stagionale, di cui soffre il 10% delle popolazioni delle alte latitudini. L’importanza dell’irraggiamento è chiarissima: negli Stati Uniti, dove ne soffrono 25 milioni di americani, l’incidenza è del 10% in Alaska e dell’1,5% in Florida».
Le donne sono più vulnerabili?
«Non sappiamo la ragione, ma il rapporto tra uomini e donne è 1:4».
Già vent’anni fa, lei aveva evidenziato la stagionalità dei comportamenti aggressivi. Cosa c’è di nuovo?
«L’andamento stagionale di molte malattie, come il disturbo bipolare e il disturbo depressivo maggiore, è strettamente legato al diverso tasso di insolazione solare. I ritmi circadiani spiegano la periodicità di molti sintomi, si pensi all’aggressività al tramonto dei pazienti con demenza, come conferma uno studio sulla rivista Nature Neuroscience. Ma c’è di più: un gruppo di Harvard ha scoperto un effetto dei raggi UV di potenziamento della memoria e dell’apprendimento nei topi».
C’è poi la vitamina D: perché siamo il Paese del sole, ma sempre carenti?
«È un ormone strategico, sintetizzato dal nostro corpo a partire dall’assorbimento dei raggi solari, svolge funzioni importanti per la salute delle ossa, ma non c’è accordo sulle soglie di carenza. Inoltre, non ci sono evidenze scientifiche a supporto dell’efficacia della supplementazione nel ridurre l’incidenza di malattie che sono state associate a un suo deficit».
La luce sembra avere un effetto protettivo sulla vista, in particolare dei giovani. Perché?
«L’incidenza della miopia sembra essere inversamente associata all’esposizione alla luce del sole, l’effetto è mediato dal tempo speso all’aperto e non dovuto a meccanismi diretti della vitamina D sull’occhio. Alcuni studi si sono concentrati sulla dopamina, neurotrasmettitore importante anche per la vista. Ogni ora in più trascorsa all’aperto a settimana riduce del 2% il rischio di miopia».
Da primo alleato a grande nemico. Il sole nuoce alla salute?
«Il sole porta sollievo ad alcune condizioni dermatologiche e reumatiche. Una corretta esposizione consentirebbe di evitare la maggior parte dei tumori della pelle. Pensiamo sempre al melanoma, ma ricordo che sono in aumento anche altre forme, tipiche di pescatori, agricoltori e marinai, perché dovuti a lunghe esposizioni croniche. Attenzione in particolare ai bambini».