Corriere della Sera, 4 luglio 2021
Biografia di Gabby Thomas
La portavoce della Casa Bianca Jen Psaki l’ha buttata lì, nel mezzo del briefing con i giornalisti: «Beh ho visto che Gabby ha vinto i trials dei 200 metri e andrà alle Olimpiadi. Si è appena laureata in neurobiologia ad Harvard, sta prendendo un master in epidemiologia. Non so come faccia... voglio dire: fantastico».
Era il 27 giugno: la Gabby in questione è Gabby Thomas, una delle atlete più forti degli Stati Uniti. Quel giorno aveva stracciato le avversarie nel torneo di qualificazione olimpica con un tempo inferiore di soli 2 centesimi rispetto al record mondiale, detenuto da Florence Griffith nel 1988 (morta poi a soli 38 anni per un attacco di epilessia). Gabby, afroamericana come la «divina»Florence, è già un personaggio da copertina, prima ancora di scendere in pista, da favorita, sulla pista olimpica di Tokyo.
È nata ad Atlanta, 24 anni fa, è cresciuta a Florence, nel Massachussetts e ora vive ad Austin, nel Texas. Secchiona e iper sportiva. Viene ammessa ad Harvard, una delle migliori università americane e inizia a macinare esami e a polverizzare i primati sui cento, i duecento metri.
Ma in realtà non è questo che affascina Psaki e l’opinione pubblica americana più liberal. Gabby potrebbe vincere la medaglia d’oro e forse anche battere il tempo di Florence.
Da qui a qualche settimana potrebbe diventare una celebrità planetaria, come la connazionale Simone Biles, la ginnasta più spettacolare di sempre.
Questa primavera Thomas ha vissuto settimane di paura. Le era stato diagnosticato un tumore al fegato. Poi a maggio, nuovi accertamenti con la risonanza magnetica: la piccola massa, per fortuna, non era maligna. Nel frattempo, però, Gabby rilasciava interviste di questo tenore: «Che cosa mi ha davvero cambiato la vita? Beh, un seminario ad Harvard sulle disparità delle condizioni di salute tra le diverse etnie. Ci sono fasce della popolazione che sono state trascurate per troppo tempo, black people in testa. Vorrei contribuire a cancellare queste differenze».
Un programma da attivista, ma con un approccio super pragmatico e, per altro, basato sui dati. Giusto per fare un esempio: gli afroamericani morti per Covid sono quasi una volta e mezza in più rispetto ai bianchi.
Dopo gli studi in neurobiologia, Thomas ha conseguito un diploma universitario in politiche sanitarie e in salute globale. Ora si è iscritta al master dell’Università del Texas per seguire i corsi di epidemiologia e management dell’assistenza sanitaria. Facile per Psaki e la cultura bideniana indicarla come un nuovo modello.
La portavoce del presidente ha trasferito il dibattito su Twitter, raccogliendo molti consensi tra i suoi follower. Qualcuno, però, con un pizzico di ironia, ha chiesto di non esagerare. C’è chi ha twittato: «Mark Spitz ha vinto sette medaglie d’oro ed è diventato un dentista». Oppure: «Ha frequentato Harvard, e allora? È la stessa università da cui sono usciti Tom Cotton, Ted Cruz e Josh Hawley (i senatori repubblicani più invisi ai democratici ndr)».