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 2021  luglio 04 Domenica calendario

In Serie A, meno ricavi tv

A tradire la Serie A alla fine è stato il cosiddetto Mena, il mercato che va dal Medio Oriente al Nord Africa, che invece fino alla scorsa stagione valeva 112 milioni all’anno, grazie a beIN Sports, la piattaforma del Qatar che costituiva da sempre un solido e (generoso) alleato per il calcio italiano. All’ultimo bando dedicato a quest’area da Doha non c’è stata alcuna offerta. La proposta che invece è arrivata dall’Arabia Saudita è stata scartata. Le trattavive fra i dirigenti della Lega Serie A e i sauditi sembravano essere riuscite a limitare i danni alzando l’asticella a 60 milioni a stagione. Qualcosa però deve essere andato storto, poichè alla fine Riad si è assestata su una offerta al ribasso pari a 25 milioni ma per l’intero triennio.
Praticamente quanto la stessa Arabia Saudita, attivissima nel costruire un canale di soft power attraverso l’acquisizione di eventi sportivi, ha assicurato alla Lega per tre finali della Supercoppa italiana. Lo scorso 24 maggio peraltro il presidente della Lega Serie A, Paolo Dal Pino ha confermato che la prossima finale tra Juve-Inter si svolgerà proprio in Arabia per onorare un contratto siglato sotto la precendete gestione e che tante polemiche ha suscitato per la questione dei diritti umani in Arabia. Quel contratto che i qatarioti di beIn Sport (come era stato segnalato in queste pagine lo scorso 17 gennaio) non hanno mai digerito, reputandolo alla stregua di un tradimento, perchè sottoscritto in anni in cui Riad sottoponeva Doha a un rigido embargo (rientrato solo all’inizio del 2021), e perchè l’emittente sportiva di Al Jazeera accusa proprio i sauditi di coprire le reti di pirateria che danneggiano le pay tv.
Alla fine del ciclo di vendite dei diritti media, i 20 club della Serie A devono così fare i conti con minori introiti nel triennio per 450 milioni. Una contrazione frutto della congiuntura sfavorevole dovuta alla pandemia ma soprattutto di evidenti errori strategici. Per la Serie A sul versante estero nel precedente triennio l’incasso era stato di 370 milioni. Al momento per il triennio 2021/24 sono stati piazzati contratti per circa 195 milioni all’anno (quello “global” a Infront per circa 140 milioni e quello per il Nordamerica a Cbs per circa 55 milioni, anche se la Liga spagnola ha strappato nella stessa area un accordo di 8 anni da 150 milioni a stagione). Ammesso che i proventi degli altri diritti in vendita come ad esempio quelli del betting siano in linea con il triennio precedente si possono stimare introiti complessivi per circa 220 milioni annui. La differenza con il totale degli incassi rispetto al 2018/21 è di 450 milioni.
Una contrazione che vanifica la buona performance dei diritti domestici (la Bundesliga ad esempio ha perso 200 milioni dalle tv nazionali per il quadriennio 2021-2025). Grazie alla discesa in campo di Tim al fianco di Dazn – in una battaglia industriale per il controllo di reti, traffico e contenuti premium – contro Sky che aveva lanciato la propria offensiva appoggiandosi alla rete in fibra ottica di Open Fiber (Enel-Cdp) con il servizio wifi, la Lega ha portato a casa 840 milioni per i pacchetti principali e 87,5 milioni annui per quello non in eslcusiva (acquisito dal network di Comcast). Con i pacchetti accessori la Serie A può arrivare a sfiorare il miliardo annuo, rispetto ai 1.040 milioni incassati nell’ultima stagione del precedente bando. La contrazione complessiva per i club dunque tra ricavi tv nazionali ed esteri è di circa 200 milioni all’anno, che scendono a 150 considerando il risparmio annuo di 50 milioni con la chiusura del contratto con l’advisor Infront che pure aveva garantito negli anni una crescita costante dei proventi.
A ciò potrebbe però aggiungersi una riduzione di almeno il 30% sui diritti individuali dei club, a cominciare da quelli di archivio, che valevano nell’insieme 70 milioni all’anno.