la Repubblica, 4 luglio 2021
È nello spazio la frontiera del super web
La sfida del 5G è al centro dello sviluppo dell’Internet ad alta velocità ma è ostacolata dal rebus su come realizzarla perché più Paesi occidentali - Italia inclusa - si trovano davanti al bivio fra competitive offerte di aziende cinesi, difficoltà tecniche di realizzazione sui territori e complesse esigenze di proteggere la sicurezza nazionale. A suggerire una via d’uscita teorica, un paio d’anni fa, fu Andrew Viterbi, ingegnere elettronico in California, nato in Italia nel 1935, divenuto un pioniere delle nuove tecnologie co-fondando Qualcomm.com, nonché inventore dell’algoritmo che porta il suo nome oltre a sommare straordinarie esperienze nel campo della scienza come essere stato reclutato dalla Nasa nel team che doveva recuperare lo svantaggio rispetto all’Urss dopo il lancio dello Sputnik nel 1957.
«Lo sviluppo non può essere fermato e ciò vale anche per il 5G - disse Viterbi - ma a ben vedere l’attuale rete, nella quale le aziende cinesi sono in vantaggio, si basa su una miriade di antenne posizionate a terra, concentrate nei centri urbani dove la densità di popolazione è molto alta, e comportano molti disagi mentre assai più efficace sarebbe realizzare il 5G dallo spazio, usando i satelliti, dove l’Occidente resta in vantaggio, e coprendo così anche le aree extraurbane dove fra l’altro risiede la maggioranza della popolazione mondiale».
Ad essere in procinto di realizzare l’intuizione di Viterbi è adesso Elon Musk, il magnate americano-canadese di origine sudafricana noto per progetti innovatori come i viaggi turistici nello spazio, l’auto elettrica Tesla, l’hyperloop San Francisco-Los Angeles e Neuralink, che negli ultimi tre anni ha messo in orbita 1737 mini-satelliti attorno alla Terra ed è convinto di poter inaugurare entro l’autunno Starlink avvero l’Internet ad alta velocità dallo spazio. Iniziato con un finanziamento di quasi 900 milioni di dollari della Federal Communications Commission americana e continuato con un ritmo mozzafiato di lanci di grappoli di satelliti (alcuni dei quali con tecnologia italiana), Starlink appare in dirittura d’arrivo. «Abbiamo già diecimila clienti, entro pochi mesi sarà accessibile ovunque tranne al Polo Nord e al Polo Sud» fanno sapere i portavoce di Musk, il cui progetto è basato su un network di satelliti molto piccoli e potenti, posizionati su un’orbita molto bassa «con la priorità di portare Internet in quelle aree dove ancora manca» ovvero nelle regioni più povere e meno sviluppate del Pianeta. Sebbene è presto per affermare se siamo davvero davanti ad un’alternativa al 5G terrestre possono esserci pochi dubbi sul fatto che Musk ha individuato un mercato promettente. Lo dimostra il fatto di avere già formidabili concorrenti: anzitutto la britannica OneWeb, il cui progetto Gigabit, su cui Londra ha investito almeno 6,9 miliardi di dollari, è di completare un network di 648 satelliti entro il 2022, e il Project Kuiper di Amazon, 3236 satelliti concentrati sul mercato Usa, senza contare un’agguerrita pattuglia di altre aziende, da Viasat a HughesNet fino a Lockheed Martin, determinate ad entrare nell’ambiziosa sfida Internet dallo spazio. Il ceo di OneWeb, Neil Masterson, ritiene che siamo davanti alla genesi di un mercato dalle potenzialità imponenti e rivoluzionarie che «avrà come primi clienti i governi nazionali« e poi evolverà «fino a consentire la sovrapposizione fra più fornitori di Internet dallo spazio» ovvero innescando una concorrenza assai simile a quella che oggi distingue le singole aree nazionali o urbane. Sulla carta far arrivare l’alta velocità dallo spazio ha vantaggi ma anche svantaggi. Fra i primi c’è l’accessibilità globale e dunque la scomparsa delle diseguaglianze geografiche nell’accesso alla banda super veloce: connettersi da un villaggio del Sahel, un appartamento di Manhattan o una baita in Valle d’Aosta non comporterà alcuna differenza. Oltre al fatto di poter contare su un unico abbonamento globale, capace di garantire gli aggiornamenti più avanzati liberandosi dalla dipendenza da provider locali spesso inefficaci. Fra gli svantaggi c’è invece la distanza fisica con l’utente perché mentre la fibra arriva dentro casa, il satellite è più distante e ciò può comportare conseguenze su tempi e qualità di connessione. Per non parlare del rischio di guasti ai satelliti come anche di impatti occasionali dovuti alla sempre più numerosa mole di “spazzatura spaziale” in ordita attorno al nostro Pianeta. Ma Ram Viswanathan, ceo di Omnispace, il progetto che fa capo a Lockheed Martin, parla di «svolta epocale alle porte perché ogni singolo abitante del Pianeta avrà la possibilità di accedere all’ultravelocità» potendo ad esempio creare una propria start up a prescindere da dove si trova. «Per riuscire nell’impresa procediamo con un ritmo molto alto di invenzioni straordinarie» assicura Rajeev Badyal, vicepresidente per la tecnologia del Project Kuiper. Insomma, se Elon Musk sente di poter tagliare per primo il traguardo del sistema 5G NTN — network non terrestre — i suoi concorrenti sono convinti di potersi affermare con successo in un mercato globale delle comunicazioni ultraveloci capace di abbattere le differenze di sviluppo fra Nord e Sud del mondo. Comunque vada, è una innovazione che potrà cambiare le nostre vite.