Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  luglio 03 Sabato calendario

Vittorio Feltri spara veleno contro Sallusti

Oggi intervistiamo il peso morto Vittorio Feltri, 78 anni ben portati.
Peso morto l’ho scritto io.
Non mi sarei mai permesso se non l’avessi in qualche modo autorizzato.
Ho solo fatto la cronaca di quel che sta succedendo a Libero.
Che hai fondato, hai portato al successo e hai venduto agli Angelucci.
Feci un sacco di soldi.
Forse Sallusti ti caccia, mettiamolo in conto.
E che problema c’è? Fa il duce, c’è qualcosa che non quadra.
Ti sei messo di traverso, poi a lui stai sul gozzo.
Sto sul gozzo l’ho scritto io.
Non mi sarei mai permesso se non l’avessi già detto tu.
Sì, con me è cambiato, sento distanza eppure ricordo di averlo assunto quattro volte.
Ieri erano tre.
Ho ricontrollato: quattro.
Ricordo, al tempo del ménage Sallusti-Santanchè, che li chiamasti Olindo e Rosa, la coppia di Erba, protagonista di un grande fatto cronaca nera.
Mi sembrò un paragone possibile, e anche un po’ spiritoso.
Chiami spirito il veleno puro.
Ero abbastanza imbufalito per quel che mi aveva combinato facendomi pubblicare il documento-patacca su Dino Boffo (direttore di Avvenire poi dimessosi, ndr).
Siamo nel 2008, tu dirigi Il Giornale.
Lui è il condirettore, viene da me e mi dice: abbiamo questo documento su Boffo. Gli faccio: siete sicuri? Hai controllato? Mi fa: certo, tutto a posto. Risultato: l’Ordine mi appioppa sei mesi di sospensione, oltre tutto il casino che ne viene. E lui ancora a dirmi: guarda che Ruini è contentissimo (o forse era Bertone? ndr). Ma va là.
Da qui in poi Olindo. Capisci da te che ti caccerà.
Ma sai quanti anni ho? Brrr che paura.
Eppure vi volevate financo bene.
Non esageriamo, però siamo andati sempre d’accordo.
E perché diavolo adesso non riuscite più a fare gli amiconi?
Noto che da quando ha pubblicato con successo il libro che gli ha dettato Palamara, ha mutato atteggiamento.
Un pizzico più algido?
Da qualche giorno non mi arriva la nota di giornata. Come sai, arrivo in redazione sempre verso le 10.30, leggo la nota e parto col lavoro. Io ho sempre fatto i giornali scegliendo tre notizie dalla nota. Sceglievo e indicavo. Qui naturalmente do consigli, se richiesti. Ma vedo che non sono richiesti.
Senza nota sei come un gattino cieco.
Ho gli occhi aperti, guardo il giornale, vedo le cose che non vanno e lo dico. Che male c’è? Non mi sembra di aver esagerato. Senaldi non è un genio e si sa. E poi mica ho detto che Sallusti è cornuto?
Se non avessi venduto Libero. La tua ossessione per i soldi ti ha tradito.
Guarda che io cercavo un socio, ma gli Angelucci volevano un giornale tutto per sé. Sono abituati a fare i padroni.
O tutto o niente.
Così, bravo.
Hai la lingua lunga.
Sai quante volte me ne sono rammaricato? Altrettante volte mi sono perdonato.
Tu vuoi far perdere le staffe a Sallusti.
Ma no!
Massì. Ti cacciano.
Possono farlo, se credono.
Hai troppi nemici. Eri un fior di leghista, anzi il leghista vip, e nemmeno con Salvini vai più d’accordo.
Non mi può vedere perché gli ho detto che non si capisce nulla delle sue alleanze. Con i 5stelle la prima volta. E va bene. Poi te ne vai, svolazzi per le piazze come una falena velenosa, poi ti rimetti con i 5stelle e financo col Pd. Ma allora chi sei?
Intuisco l’approdo: Fratelli d’Italia.
La Meloni mi piace. È costruita bene, la voterò.
Qualche giorno fa ho letto un tuo tweet sentimentale, una carezza scritta a tua moglie. Insolito per te.
Stiamo insieme da 53 anni e mi sono accorto che cosa significhi dire: lei è la mia metà.
È bello sentirtelo dire.
Niente smancerie o sentimentalismi tra noi. Però poi, nel tragitto che ti porta lontano, resta il fatto che la tua vita completa la sua, e quella sua è linfa per la tua. E quando a ottobre lei è stata male, anch’io non sono stato bene. Mi sono finanche detto: se muore mi sparo.