Robinson, 3 luglio 2021
Per ricordare la lezione di Luigi Einaudi
Sessant’anni fa, il 30 ottobre 1961, moriva Luigi Einaudi, primo presidente della Repubblica, liberale autentico e protagonista della storia nazionale tra l’ultima parte dell’Ottocento e un lungo segmento del Novecento: professore e divulgatore, pioniere dell’europeismo, ricostruttore dell’economia italiana dopo la sconfitta bellica, interprete nelle istituzioni dell’Italia degasperiana.
Poche figure sono altrettanto memorabili per la lezione morale che hanno lasciato e per esser stati fedeli agli ideali di libertà e non alle ideologie. Libro Aperto, la rivista di cultura politica diretta da Antonio Patuelli, dedica il supplemento al numero 105 ( Luigi Einaudi 1961- 2021,
pagg. 320, euro 20) a questa nobile esistenza, così radicata nella vita nazionale.
Espressione dell’Italia migliore, se non si vuole usare una formula ben nota: personalità dell’altra Italia. Il volume presenta un numero considerevole di contributi di alto livello, tali da esplorare ogni aspetto della vicenda einaudiana, compreso il sodalizio con Luigi Albertini al Corriere della Sera di cui scrive Ferruccio de Bortoli. Da capo dello Stato “Einaudi ha il merito di aver fatto cantare a dovere la Carta costituzionale” ( Paolo Armaroli, citando Enzo Cheli), vero elemento di raccordo tra primo e secondo Risorgimento ( Pierluigi Visci), legato in anni lontani a un altro grande piemontese: Piero Gobetti ( Paolo Bagnoli). Oltre ai nomi già citati il volume si avvale degli interventi di Roberto Einaudi, Giuseppe Morbidelli, Pierluigi Ciocca, Dario Velo, Luigi Compagna, Maurizio Sella, Salvatore Carrubba, Giuseppe Bozzi, Giuseppe Bedeschi, Sandro Rogari, Cosimo Ceccuti, Gerardo Nicolosi, Giuseppe Vegas, Maurizio Tarantino, Gabriele Canè, Paolo Giacomin, Giovanni Corradini, Camillo Venesio, Giorgio Amadei, Raffaello Morelli, Pierluigi Barrotta, Ernesto Paolozzi, Beppe Facchetti, Pier Franco Quaglieni, Paolo Scapparone, Corrado Sforza Fogliani, Gilberto Muraro, Giancarlo Mazzuca, Ferdinando Meacci, Guido Stazi, Tito Lucrezio Rizzo, Michele Cassandro, Giuseppe De Lucia Lumeno, Aldo G. Ricci, Guido Lenzi, Zeffiro Ciuffoletti, Sauro Mattarelli, Sergio Ceccuzzi, Gabriele Giannini, Gianmaria Dalmasso, Alberto Mingardi, Francesco Forte, e chi scrive questa rubrica. Nelle conclusioni il direttore Patuelli ricorda il debito suo, ma si potrebbe dire di intere generazioni, verso il pensiero e l’esempio di Einaudi: una bussola costante “con i suoi studi economici e sociali, con l’impegno giornalistico, con le scelte morali, a cominciare da quelle contro la dittatura”.