la Repubblica, 3 luglio 2021
Via i soldati italiani dagli Emirati
Dopo il preavviso, lo sfratto è diventato esecutivo. Gli Emirati Arabi hanno chiuso la base militare italiana di Al Minhad, una installazione che per anni la nostra Difesa aveva utilizzato come centro logistico per le missioni in Afghanistan, in Somalia, in Kuwait e in altre regioni del Golfo. La chiusura è stata decisa direttamente dall’emiro degli Emirati, il principe Mohammed Bin Zayed, che ha agito per ritorsione considerando un affronto personale la decisione dell’ex premier Giuseppe Conte e del ministro degli Esteri Luigi Di Maio di porre un embargo alla vendita di armi agli Emirati a causa della partecipazione di Abu Dhabi alla guerra in Yemen.
La decisione venne presa dal governo a gennaio scorso, con un particolare imbarazzante per la diplomazia italiana: da mesi gli Emirati non combattevano più nello Yemen. Con quella mossa l’Italia congelava non solo gli acquisti di munizioni già regolarmente vendute, ma anche l’assistenza a sistemi già commercializzati e nuovi contratti, per esempio, per la pattuglia acrobatica degli Eau, che vola su aerei Aermacchi MB339 uguali a quelli delle Frecce Tricolori italiane.
Dopo la decisione dell’embargo italiano, il principe Mbz aveva iniziato a cancellare contratti italiani, non solo nel campo della Difesa. Un altro segnale negativo era stato dato imponendo il divieto di sorvolo all’aereo militare Boeing 767 che all’inizio di giugno trasportava in Afghanistan un gruppo di giornalisti che seguiva il ministro Guerini. All’ultimo momento al Boeing venne negato il diritto di sorvolo degli Emirati, un permesso detto “diplocleareance” che era già stato concesso all’Aeronautica militare.
La chiusura della base di Al Minhad è il passo successivo; preoccupante per l’Italia perché era stata annunciata da tempo, ma nessuno nel governo italiano è riuscito a mettere in piedi una qualche azione politica per contenere il danno nei rapporti con Abu Dhabi.
Da giorni il dossier Emirati è sul tavolo del presidente del Consiglio, Mario Draghi, ma la profondità della crisi è tale che evidentemente neppure Palazzo Chigi è riuscito ancora a trovare modo di contenere il danno e di frenare quest’ultimo sgarbo della chiusura di una base militare. Da ieri tutti i soldati italiani sono stati fatti rientrare: sono rimasti solo 20 militari, in albergo, per chiudere le ultime formalità amministrative.