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 2021  luglio 03 Sabato calendario

Quel cimitero di partiti tascabili

Avanti un altro: non hai mai fatto politica, ti chiama qualcuno, accetti “per la Patria”, governi l’Italia, non solo sei la novità, ma hai anche successo, ci prendi gusto e quando, inesorabilmente, ti sei infilato nei guai e/o ti stanno per cacciare, male che vada ti fai un bel partitello tascabile che durerà il tempo che deve durare, e poi si vede...
Sono ormai 25 anni, il tempo di una generazione, che la suddetta Italia, paesone della retorica e degli accomodamenti, dà del tu agli ex presidenti del Consiglio procurando loro un prosieguo di carriera nel segno della più scombiccherata regolarità. Così negli archivi e nelle cronache – non si è in grado di sapere se anche nelle indagini politologiche – restano fuggevoli e mediocri ricordi, evanescenti denominazioni e sigle. Per esempio un’entità che si chiamava, per volontà dell’allora premier Lambertow Dini (1995-96), “Rinnovamento italiano” e che fu presentata chiedendo in prestito il tricolore di Palazzo Chigi. Madrina, finanziatrice e regista fu la moglie di Dini, Donatella; alle riunioni per la formazione delle liste partecipò il figliolo di lei, Cesare, un ragazzo sveglio che vestiva camicie dagli ampi colletti.
Rinnovamento fu dunque l’embrione del partito-famiglia, modello di lì a poco perfezionato da Clemente Mastella, demiurgo di quell’Udeur in cui ebbero un ruolo la moglie, un figlio, forse due, e anche il suocero. L’Udeur ebbe pure un quotidiano, “Il Campanile” e un indimenticabile inno rock. Quale capo della corrente “concretista”, Mastella proveniva dall’esperienza dell’Udr di Cossiga che però, capito l’andazzo, sin dall’inizio aveva preso a evocare “gli straccioni di Valmy” e poi “i quattro gatti”, con gadget e simbolo disegnato di suo pugno.
La Seconda e adesso anche la Terza Repubblica hanno creato un cimitero di partitelli. Ogni tumulazione fa storia a sé, ma per tutte, a ripensarci, l’elemento effimero era prevedibile – a meno di ricorrere a una sorte di incantesimo.
Molti furono i meriti del governo di Mario Monti, chiamato a raddrizzare di gran corsa la barca quando il disastro economico disgraziatamente s’incrociava con l’istrionismo narcolettico berlusconiano. Anche il Professore ebbe successo, anche lui finì per sentirsi un fenomeno, anche in quel caso molti gli si buttarono fra le braccia e insomma la signora Elsa aprì i cassetti a “Chi”, si seppe che il nipotino era soprannominato “Spread”, lui stesso accettò in diretta il cagnolino “Empy”, non caso in onore della nuova divinità traviatrice di tecnici, l’Empatia. E pure Monti si fece il suo partito, metà Legione straniera e metà zattera di salvataggio. Lo chiamò “Scelta civica”, ma con perfetto anticipo sulle liti furibonde e le conseguenti fuoriuscite (lo stesso Monti fu espulso), venne Dagospia a rinominarlo con sapiente uso del basso corporeo: “Sciolta civica”.
Nel frattempo furono seppelliti svariati partitini democristoidi, poi di sinistra radicale, pure intitolati Tsipras, e infine post-missini come Futuro e libertà, nella cui cerimonia inaugurale, declamando con voce impostata l’immanc abile Carta dei Valori Luca Barbareschi s’impappinò, salvo poi riprendersi da grande attore facendo finta che si era commosso – e poi dice che gli osservatori della politica, da scettici che dovrebbero essere, diventano cinici.
In realtà in Italia bisognerebbe istituire una cattedra di micropolitica usa e getta. Messa finalmente in atto l’ideona battesimale “Conte Con Te”, Giuseppi potrebbe chiederne utilmente le dispense. Vi troverebbe traccia dell’ultimo esperimento incompiuto, il partitello cui Renzi, penultimo presidente del Consiglio messosi in proprio, ha dato un nome, Italia viva, che a Prodi, in sublime perfidia, suonava come la marca di uno yogurt a scadenza.
Ora Renzi fa e disfa governi, ha visto prima di tutti la dissoluzione dei Cinque stelle, sta bene al centro della scena politica, editoriale e memetica (first reaction shock). Ma sul futuro di Italia viva quanti sarebbero pronti a scommettere 0,50 centesimi? Lui ha l’agente, la villa, gli amici arabi, fa il conduttore, il conferenziere intercontinentale, adesso ha pure aperto l’agenzia per favorire il business. Si guardano perplessi parecchi dei suoi: ma non è che questo ci molla?