Corriere della Sera, 2 luglio 2021
Intervista a Oliver Stone (dice che vuole scoprire la verità su chi ha ucciso Kennedy)
Oliver Stone non si mette sulle tracce dell’assassino di Kennedy, ma su quanto è emerso di nuovo, dopo quasi 60 anni, sul mistero di Dallas. Quando, nel 1991, il celebre regista annunciò il suo film con Kevin Costner su John Fitzgerald Kennedy, i media americani reagirono perlopiù in maniera negativa, ritenendola una materia ancora troppo scottante e contraddittoria. «Poi il film uscì, fu un successo, vinse due Oscar ma fu anche molto criticato», racconta Stone, ospite d’onore e premio alla carriera a Ischia Film Festival, che ha riaperto il caso nel documentario Jfk Revisited: Through the Looking Glass atteso a Cannes.
Una vetrina importante…
«Lo mostrerò l’11 e il 12 luglio in proiezioni che avranno luogo anche in spiaggia, nella versione di due ore distribuita da Netflix e National Geographic. Racconto Kennedy ai giovani che non erano nati quando fu assassinato a Dallas, il 22 novembre 1963. Sono venute alla luce cose interessanti su una delle storie più controverse del ‘900. Ogni documentario su Kennedy finora rispondeva alla storiografia ufficiale. Trump annunciò in tv di voler trattenere alcuni documenti fino a data da destinarsi. Biden non farà nulla, ha altri problemi. I servizi segreti dovevano per forza sapere qualcosa».
Cosa è emerso?
«Ora ci sono tre inchieste ufficiali aperte e proprio il mio film ha lanciato la terza: è stato permesso di indagare e di rendere non più confidenziale o classificato questo materiale, anche se i servizi segreti hanno trattenuto file e dossier. Con la commissione Warren abbiamo avuto la prima inchiesta, che era più corrotta di quanto pensassimo. I membri della commissione non sapevano che la Cia aveva commesso molti assassini all’estero. Lindon Johnson nominò Alan Dulles a capo della Cia, tutto ciò che fu presentato all’Fbi venne monitorato da questa persona, non si trattò di un’inchiesta onesta».
A Cannes
Il regista tra i protagonisti di Cannes: proiezioni anche
in spiaggia
Questo era il contesto.
«Sì, e dai verbali di quegli incontri si scoprono tante cose: che almeno due verbali mancano e stiamo parlando di testimonianze reali, di trascrizioni parola per parola; tre membri della commissione di revisione avevano domande e dubbi; c’è stata una lunga conversazione con Lindon Johnson di cui sono entrato in possesso dove dice di non capire. E quella relazione è scomparsa. Tutte le certezze che si erano raggiunte sono state rimosse, le prove testimoniali contaminate. Una commissione ha cancellato delle informa tutto ciò che c’era di negativo sulla Cia: l’Agenzia sa più cose di questo omicidio e non ha detto nulla. Kennedy voleva cambiare le cose, non ne poteva più del Vietnam e non avrebbe voluto attaccare Cuba, non sapeva che la Cia stava progettando di uccidere Castro. Il pensiero americano è che se non critichi aspramente il comunismo, sei un traditore. Dal 1963, l’Intelligence ha coperto ciò che ha fatto il governo, perfino Trump lo ha confermato. Obama ha avallato queste politiche e noi siamo diventati una dittatura militare. Il problema non è tanto chi viene eletto ma il sistema, che resta imperialistico».
L’autopsia su Kennedy come è stata condotta?
«Io parlo delle prove originali, balistiche, sui colpi, le impronte digitali sul posto, l’arma usata… Sono state condotte tre autopsie, c’erano i migliori medici dell’epoca ma furono chiamati medici dell’esercito, persone non esperte. L’autopsia non ha funzionato. Il medico ha stilato un rapporto separato, constatò una enorme ferita sulla nuca che è stata cancellata dal rapporto di due agenti dell’Fbi. Un disastro. Non posso dire di aver trovato l’assassino di Kennedy, sarebbe solo un titolo sensazionalistico. La domanda non è chi ha ucciso il presidente americano, ma perché è stato ucciso».