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 2021  luglio 02 Venerdì calendario

Ritratto di Allen Weisselberg, l’uomo ombra dei Trump

Washington. Allen Weisselberg, 73 anni, lavora per la famiglia Trump dal 1973. Per 46 anni il suo nome è circolato a malapena nel ristretto circolo degli affari newyorkesi. Ombra e potere fino al 27 febbraio del 2019. Quel giorno l’ex avvocato Michael Cohen, il «pitbull» di Donald Trump, viene chiamato a deporre nella Commissione Vigilanza della Camera. Le tv trasmettono in diretta l’evento che, si diceva allora, avrebbe potuto segnare «l’inizio della fine» per il presidente assediato da accuse di ogni tipo.Cohen parlò molto del suo ex boss, ma soprattutto chiamò in causa una trentina di volte un certo Weisselberg. I deputati si scambiarono sguardi interrogativi: e chi è? È il direttore finanziario della holding, disse Cohen, spiegando che tutte le operazioni passavano dalla sua scrivania. Da quelle più ambiziose e impegnative, come l’idea di costruire la Trump Tower di Mosca (poi mai realizzata) fino a quelle più imbarazzanti. Per esempio c’erano le firme di Weisselberg e di Donald Jr, primogenito di Trump, sull’assegno da 130 mila dollari versato alla ex pornostar Stormy Daniels, pochi giorni prima delle elezioni del 2016, perché tacesse sulla relazione sessuale con il capo clan, consumata nel 2005.
Davanti al televisore, nel suo ufficio di New York, un uomo prendeva appunti. Era Cyrus Vance, procuratore del distretto di Manhattan. Aveva cominciato a indagare sulla Trump Organization nel 2018 e, naturalmente, conosceva benissimo il ruolo di Weisselberg. Ma aveva sperimentato quanto la sua fedeltà al clan fosse rocciosa, impermeabile.
Allen è nato a Brooklyn a New York, in una famiglia di origine ebraica. Studia economia aziendale alla Pace University e si cerca subito un impiego. Lo trova nel 1973 in una rampante società di costruzioni, guidata da un disinvolto imprenditore del Queens, Fred Trump. Alla fine degli anni Ottanta, Donald, figlio di Fred, prende in mano l’attività e decide di sbarcare a Manhattan e poi nel New Jersey. Inizia la stagione delle Trump Tower, dei casino. L’ascesa di «The Donald» fra scommesse immobiliari, fallimenti e rapporti sempre più opachi con le banche e con il fisco. Il raggio di azione di Weisselberg si dilata in modo proporzionale alla crescita della holding. È quasi coetaneo del proprietario: ne diventa il riferimento naturale, una specie di Cassazione contabile.
Il New York Times ha raccolto una serie di testimonianze tra i suoi collaboratori. Ne viene fuori un ritratto che sembra uno stereotipo per questo tipo di personaggio: lavoratore maniacale, sempre un passo indietro, solitario. «Lui e Donald erano come Batman e Robin», ha dichiarato Jennifer, ex moglie di Barry Weisselberg, uno dei figli di Allen.
Il suo ruolo viene formalizzato nel 2000: Cfo, chief financial officer, direttore finanziario. Cambia anche il suo status personale. Lascia la casa in Staten Island e si trasferisce con la moglie e i due figli in una delle Trump Tower di Manhattan, nel West Side. Nel 2016 «The Donald» affida la gestione del gruppo a un «trust» guidato dai figli Donald ed Eric. Ma chiaramente c’è anche Allen.
Sì, il presidente dirigeva transazioni in combutta con Allen Weissel-berg e con suo figlio Donald Trump Jr. come parte di una cospirazio-ne criminale di frode finanziaria
Da quel momento, però, la vita pubblica e privata del chief financial officer è sempre più esposta, fino ad attirare l’attenzione della magistratura. Spuntano complicazioni da tutte le parti. Per esempio Jennifer, dopo aver divorziato da Barry, si presenta nell’ufficio di Vance e gli consegna numerosi documenti. Il procuratore sembra muoversi con grande prudenza. Weisselberg è la chiave per entrare nella zona rossa degli affari trumpiani. Ma «The Donald» dice di essere certo che Allen, anche questa volta, non lo tradirà.