il Fatto Quotidiano, 2 luglio 2021
Un partito di Giuseppe Conte può arrivare al 15%
Un partito di Giuseppe Conte può arrivare al 15%. O comunque stare in una forbice tra il 10 e il 15, rubando voti ai 5 Stelle, che rischiano di scendere al di sotto del 10%, addirittura al 7 (ora sono al 16/17%). E al Pd, che scenderebbe sotto il 15 (ora al 19/20%). Questo il dato che emerge facendo qualche telefonata ai principali sondaggisti italiani. Che, come tutti, stanno assistendo al feroce scontro tra Beppe Grillo e l’ex premier all’interno del M5S.
Il primo a sbilanciarsi, all’inizio della disfida tra i due leader, qualche giorno fa, è stato Antonio Noto (Noto Sondaggi). Partiamo da lui. “Premesso che all’interno dei pentastellati il 53% degli elettori sta con Conte e solo il 40% con Grillo, un partito nuovo di zecca fondato dall’avvocato del popolo può arrivare al 15%. Anche e soprattutto tenendo conto che l’ex premier gode ancora di un indice di fiducia nel Paese del 44%, terzo dopo Sergio Mattarella (62%) e Mario Draghi (53%)”, osserva Noto. Ma, secondo il sondaggista, il dato politico rilevante è un altro: un partito di Conte pescherebbe tra gli ex grillini, ma anche tra gli elettori Pd, tra i centristi e tra gli indecisi.
Attenzione, però: “Conte non deve commettere l’errore di contrapporsi a Draghi: i due non sono in antitesi ma complementari, perché questo non è il momento della politica contro ‘qualcuno’ ma per ‘qualcosa’. Gli italiani da Conte vogliono un cambiamento, ma anche essere rassicurati, come riusciva a fare, da premier, durante la pandemia”, aggiunge Noto.
Anche secondo Lorenzo Pregliasco (YouTrend) il bacino potenziale dell’ex avvocato sta tra il 10 e il 15%. “Una possibile lista Conte l’abbiamo monitorata per tutto il suo periodo da capo del governo, con oscillazioni tra l’11 e il 14%. Ora è ancora in quella forbice, con due terzi dei voti presi al M5S e un terzo al Pd”, dice il sondaggista. Secondo cui “i dem potrebbero subire un tracollo, passando dal 19% al 14%, ma se la devono prendere solo con se stessi: aver molto ‘pompato’ Conte, essersi legati a lui mani e piedi nella recente fase, non ha fatto altro che rafforzare un possibile competitor”.
Tra il 10 e il 15% è il bacino potenziale anche per Fabrizio Masia (Emg), con una fiducia personale al 40%, sotto Draghi (58), Meloni (44), Zaia (43) e Bonaccini (41). E con 5S a quel punto in crollo tra il 5 e il 7% e il Pd sotto al 15. “L’importante è che l’avvocato si muova con cautela, seguendo una strategia e un progetto politico. E delinei alleanze precise per il futuro. Progetto che, senza Conte, non si vede assolutamente in Grillo o negli altri 5 Stelle”, sottolinea Masia.
Ecco un altro punto importante: come muoversi e quali errori evitare. “Pescando voti oltre M5S, Conte deve presentarsi come leader trasversale, non ancorato al vecchio movimentismo grillino, ma andare oltre: essere radicale, ma pure moderato e rassicurante. E soprattutto evitare il partito personale, creare una forza aperta alla sinistra e al centro. E poi l’abbiamo visto con Monti e Fini: i partiti personali non funzionano. Ci è riuscito solo Berlusconi, ma era un’altra epoca”, spiega Maurizio Pessato di Swg. Che non si sente di dare percentuali, anche se il 10% è il numero a cui Conte può guardare. Ma “a giocargli contro è il tempo: votare nel 2023 per lui può essere uno svantaggio”.
Diverso, infine, il parere di Nicola Piepoli (Istituto Piepoli), secondo cui Grillo e Conte devono cercare a tutti costi di convivere. “Una divisione farebbe male a entrambi, perché rischierebbero solo di spartirsi l’attuale 16,5% dei 5 Stelle, con un 8% a testa. L’ex premier gode ancora della fiducia di molti italiani (53%), ma da qui a fare un nuovo partito ce ne corre. Meglio fare la pace e andare avanti insieme”, sostiene Piepoli. Che ricorda la fiducia stellare di cui godeva Gianfranco Fini tra il 2011 e il 2012. Nel 2013, però, Futuro e libertà prese un misero 0,5%, segnando la fine politica dell’ex leader di An. Monti, invece, anche lui ex presidente del Consiglio, fece un exploit arrivando all’8,3%, ma poi la sua Scelta civica si sbriciolò nel giro di appena un paio d’anni.