ItaliaOggi, 2 luglio 2021
Periscopio
Chi uccide con gli esplosivi è, di base, un vigliacco. Spesso un malato di mente. Danilo Coppe, esperto di esplosivi. (Massimo M. Veronese). Il Giornale.
Il mio è un grido di rabbia, contenuto, ma lo è. Verso l’ignoranza diffusa, la stupidità e i deliri cui stiamo assistendo. Lo scorso anno, la Sirenetta di Copenaghen è stata vandalizzata con la scritta «pesce razzista», perché nel racconto di Andersen è bianca. Siamo in un periodo di follia collettiva. Pascal Bruckner, filosofo francese. (Mauro Zanon). Il Giornale.
È scoppiata la voglia di vivere in questi nostri giorni che speriamo siano i primi davvero liberi dopo l’incubo del virus e delle mani igienizzate. La voglia di vivere è però tale che può farla anche perdere, la vita: troppe imprudenze, troppi incidenti sulle strade coi motoscafi lanciati a bomba contro un lockdown che non c’è più. Michele Brambilla. QN.
Io compirò ottanta anni tra un mese. E mi sono stancato della vita perché questo è un mondo in cui non mi riconosco più. E siccome non posso pretendere che il mondo si adatti a me, preferisco togliermi di mezzo. Come nel Falstaff. Tutto declina. Non riconosco più neanche il mio mestiere. La direzione d’orchestra è spesso diventata una professione di comodo. Sovente i giovani arrivano a dirigere senza studi lunghi e seri. Affrontano opere monumentali all’inizio dell’attività, basandosi sull’efficienza del gesto, talora della gesticolazione. Riccardo Muti, direttore d’orchestra. (Aldo Cazzullo). Corsera.
Enrico Letta, dopo aver inanellato in pochi mesi una serie di autogol impressionanti, dagli sterili dibattiti su temi di cui pochi oggi sentivano il bisogno, come lo ius soli o il voto ai sedicenni, alle mere enunciazioni di principio, buttate lì e prive di soluzioni pratiche, come l’immigrazione no-limit, la tassa di successione, la cittadinanza a Zaki, fino al Ddl Zan che, in un colpo solo, ha fatto imbestialire, per i continui zig zag, Vaticano e mondo Lgbtq. Luigi Bisignani. il Tempo.
Uno come Conte che ha preso il caffè con la Merkel e dato del tu, come usa oggi, a capi di Stato e di governo non può essere trattato come uno studente che riteneva di aver acquisito la maturità e scopre che per ogni decisione dovrebbe aspettare sempre il giudizio del professore. Un capo – del M5s o di qualsiasi altro partito – ha il diritto all’ultima parola. Adesso Conte ha scoperto che questa spetterebbe all’Elevato. In questo senso bisogna prendere atto che il M5s è, insieme con la Santa Sede, l’unica monarchia assoluta d’Occidente. Bruno Vespa. QN.
Qualcosa non torna per Bianciardi: quella borghesia milanese rampante, avida, curiosa di tutto, lo ama, lo adotta, quando lui le ha dichiarato guerra. «Guardali in faccia – scrive lui -. Stirati, con gli occhi della febbre, dimentichi di tutto tranne che dei soldi che ci vogliono ogni giorno (...). Sgobbano, corrono come allucinati dalla mattina alla sera, per comprarsi ciò che credono di desiderare; in realtà quello che al padrone piace che si desideri». Sperava lo cacciassero, che lo prendessero a sassate, finalmente. E invece gli sorridono, lo applaudono. È troppo, per un irriducibile come lui. Quando Indro Montanelli gli offre una collaborazione dorata al Corriere della Sera tentenna: sarebbe la fine dei problemi economici, la definitiva incoronazione, il passaggio definitivo al «rito ambrosiano», all’establishment che ha tanto criticato e preso per i fondelli. Ma chi può mettere il guinzaglio a un cinghiale? Bianciardi rifiuta l’offerta, e si condanna a tornare alla macchina da scrivere, alle traduzioni mal pagate. Luciano Bianciardi, scrittore. (Maurizio Pilotti). Libertà.
Le tanto decantate, da sinistra, eccellenze sanitarie cubane sono una bufala, così come la scuola, che serve solo a evangelizzare la popolazione, è catechesi al comunismo cubano, non istruzione. Negli ospedali cubani mancano i medicinali, la gente si porta le lenzuola da casa e i medici che espatriano hanno un titolo di studio che non può essere equiparato a quello dei paesi occidentali. Non ci sono diritti umani, ma neppure civili, è impensabile protestare, organizzarsi in sindacati. I cubani si possono dividere tra quanti hanno amici potenti e quanti non li hanno, chi ha parenti all’estero che possono inviare dollari, su cui lo stato lucra, e chi invece è da solo nelle mani dello stato. Loris Zanatta, Storia dell’America Latina all’università di Bologna. (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.
Di fronte alle risse ideologiche vale l’einaudiano richiamo al conflitto, che ci garantirebbe perché un rapporto conflittuale è più pericoloso dell’assenza di qualsiasi rapporto. Giovanni Orsina, Università Luiss. (Marco Bertoncini). ItaliaOggi.
La Ferrari (9.119 auto vendute nel 2020, 2,4 miliardi di euro di fatturato), sede a Maranello (Modena), si sta concentrando sull’ibrido e ha presentato i primi modelli di dream car con un cuore misto, anche perché condivide la previsione che nel 2040 non vi saranno più nuove auto a benzina in circolazione. Le vendite post-pandemia intercettano la ripresa e la previsione è chiudere il 2021 con un miliardo di fatturato in più rispetto al 2020. La top del listino è la SF90, che costa 430 mila euro più eventuali accessori. Carlo Valentini. ItaliaOggi.
Soprattutto non mi pento di nulla di ciò che ho fatto nella casa editrice. Anche di quelli che altri considerano errori. Certe scelte sono più felici, ma credo anche in quelle che sembrano meno riuscite. A volte proprio da queste ho avuto più soddisfazioni. Elisabetta Sgarbi, editore. (Maurizio Caverzan). Panorama.
Con le maschere tradizionali ci si appannano miseramente gli occhiali, nessuno ha inventato un rimedio, ma con quelle di plastica si appanna l’universo. È come parlare con una persona che non ti vede, o ti vede a metà, è come un colloquio con un parente incarcerato. Giorgio Comaschi. QN.
I comici non riescono a farci ridere, non ci sono più i fuoriclasse di una volta (da Totò ad Alberto Sordi). Far ridere è oggi un’impresa sempre più difficile. Gli esempi sarebbero numerosi, ve ne propongo solo uno: Giorgio Panariello, fiorentino ma versiliese di adozione, una volta ci faceva ridere a crepapelle. Ora, sessantenne, è simpatico, ma non certo irresistibile. Ebbe un inizio difficile, faceva parte, con Carlo Conti e Leonardo Pieraccioni, di un terzetto di toscanacci, amici, affiatati. Imposto da Agostino Saccà, all’epoca direttore di Raiuno, ebbe qualche stagione folgorante. Cesare Lanza. Alle cinque della sera.
Chi spreca la propria intelligenza non meritava di averne. Roberto Gervaso, scrittore.