Il Messaggero, 1 luglio 2021
Biografia di Matilde Serao
Di Matilde Serao, Edith Wharton disse: «Non cercava di profetare e di predominare; quello che le interessava era comunicare con le persone intelligenti. Il suo tirocinio di giornalista, prima al Mattino poi nel proprio quotidiano Il Giorno, le aveva fornito una rude e pronta conoscenza della vita e un’esperienza delle cose pubbliche, del tutto mancanti alle Corinne da salotto: che ella superava in spirito ed eloquenza Cultura ed esperienza si fondevano in lei nello splendore di un saldo intelletto». Una descrizione che rende bene la modernità della Serao, prima donna a fondare e dirigere diversi giornali in Italia. Matilde, inoltre, è stata più volte candidata al Nobel, vinto infine da Grazia Deledda.
LA FAMIGLIANata il 7 marzo 1856 a Patrasso dal giornalista napoletano antiborbonico Francesco Saverio Serao e dalla nobildonna decaduta Paolina Bonelly, torna in Italia nel 1860 per stabilirsi con la famiglia vicino Caserta, poi a Napoli. Impara a leggere e scrivere tardi; in seguito ottiene il diploma magistrale. Vince un concorso ai Telegrafi (che ispirerà Il romanzo di una fanciulla), nel frattempo redige articoli e novelle. Si trasferisce quindi a Roma e scrive per Capitan Fracassa, firmandosi Chiquita.
Ha la penna facile, è dotata di grande versatilità, passa dalla cronaca mondana alla critica letteraria, dalle inchieste allo sport. Frequenta i salotti, è esuberante, ma ha una personalità troppo forte e viene schernita per i modi e l’aspetto poco aristocratico. Già da tempo, comunque, ha stretto amicizia con Eleonora Duse.
Nel 1883 pubblica Fantasia, che suscita commenti non sempre favorevoli. Uno dei suoi critici, il fascinoso Edoardo Scarfoglio, è destinato a divenirne il marito nel febbraio 1885: Gabriele D’Annunzio redige il resoconto del matrimonio, da cui nasceranno quattro figli. Matilde continua a lavorare molto, ha il giornalismo nel sangue, considera il giornale tutta la storia di una società E, come la vita istessa, di cui è l’immagine ha in sé il potere di tutto il bene e tutto il male. Lancia, insieme con il marito, il Corriere di Roma, che avrà scarsa fortuna. Tornata a Napoli, fonda con Scarfoglio Il Mattino, che esce per la prima volta il 16 marzo 1892 ed è destinato a divenire il primo quotidiano dell’Italia meridionale. Si tratta di un giornale moderno per l’epoca, che affronta temi sociali e di costume, e del quale lei è protagonista assoluta. Pur non essendo femminista, è infatti in prima linea sui temi dell’emancipazione.
L’AMANTESe il sodalizio professionale funziona, quello matrimoniale è travagliato. Pare che Matilde fosse in Val d’Aosta, quando il marito inizia una relazione con un’attrice, Gabrielle Bessard. Non intende però abbandonare la moglie e la Bessard, che ha una bambina, si spara davanti alla porta degli Scarfoglio nell’estate 1894. La bimba, chiamata Paolina, viene allevata da Matilde, che in seguito lascerà lo sposo.
Una grave inchiesta, che mira a fare luce sull’amministrazione comunale di Napoli, lambisce Il Mattino e i coniugi Scarfoglio, ma Edoardo riesce a provare la loro correttezza. Pur tuttavia, Matilde smette di collaborare sulla testata e si dedica alla sua rubrica, Mosconi, che ha grande successo e viene pubblicata su vari quotidiani in fasi successive. Si lega quindi a un altro giornalista, Giuseppe Natale (che sposerà e da cui avrà una figlia, Eleonora) e fonda con lui Il Giorno nel 1904, che mantiene su posizioni equilibrate. la prima esponente femminile d’Italia a dirigere un giornale.
LA SOLIDARIETÀRappresentante del cosiddetto verismo – pur ammorbidito da qualche venatura romantica – dedica molte delle sue pagine a Napoli, utilizzando parole scevre da qualunque stereotipo iconografico. Parla del ceto povero, della sua dignità a dispetto delle condizioni drammatiche, della solidarietà e dell’amore per la vita. In uno dei libri più celebri, Il ventre di Napoli del 1884, al capitolo intitolato Sventrare Napoli (espressione usata da Agostino Depretis dopo un’epidemia di colera, per annunciare un rinnovamento urbanistico che non riuscirà a essere anche sociale) utilizza parole di grande forza e realismo pietoso.
LA RETORICHETTAEfficace la frase. Voi non lo conoscevate, onorevole Depretis, il ventre di Napoli. Avevate torto, perché voi siete il Governo e il Governo deve saper tutto. Non sono fatte pel Governo, certamente, le descrizioncelle colorite dei cronisti con intenzioni letterarie che parlano della via Caracciolo, del mare glauco, del cielo di cobalto tutta questa rettorichetta a base di golfo e di colline fiorite Ma il Governo deve sapere l’altra parte; il Governo a cui arriva la statistica della mortalità e dei delitti per quanto s’impegni al Monte di Pietà e quanto renda il lotto. Questa altra parte, questo ventre di Napoli, se non lo conosce il Governo, chi lo deve conoscere?.... Matilde continuerà indefessamente la propria opera per scomparire di infarto nel luglio 1927. Quando la morte la coglie, sta scrivendo: la sua prima grande passione è rimasta con lei sino alla fine.