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 2021  luglio 01 Giovedì calendario

Il lato privato di Grillo

Caligola dormiva con il suo cavallo «Incitatus», lo nutriva con un affetto sconfinato, fiocchi di avena e frutti di mare, e per fare in modo che nessuno disturbasse il sonno dell’amato quadrupede decretò il silenzio nelle notti di Roma, mandando a morte chi lo violava. Quando si accorse di una congiura ai suoi danni, narra la leggenda, nominò senatore e console l’ignaro stallone. Non è noto se Incitatus ricoprì l’incarico con onore. È forse il primo caso di «uno vale uno» nella storia della politica, con una sensibilità animalista ante litteram. Cita questo episodio chi conosce bene Beppe Grillo, perché dopo avere incoronato premier un signor nessuno politico, ora potrebbe fare qualunque cosa, nella sua imprevedibilità. Dotti, sapienti e politologi la chiamano «leadership carismatica», altri gestione spericolata, umorale e arbitraria del potere.
Certo, non risultano cavalli tra i senatori 5 Stelle, solo parlamentari che hanno rilanciato i protocolli di Sion, terrapiattisti, no allunaggio, rettiliani. Lo scorso anno Grillo ha fatto candidare nelle liste liguri il suo dentista, uomo mite, forse simile a quello immaginato da Lucio Dalla in Meri Luis: «Innamorato di un dente, lo accarezza non vuole fargli male». Flavio Gaggero, 84 anni, un curriculum prestigioso di caute devitalizzazioni di denti illustri, da Gino Paoli allo stesso Grillo. Entusiasta del dentista e immemore di quando irrideva Berlusconi per avere portato al Pirellone la sua igienista dentale, Nicole Minetti, ora influencer Instagram in microbikini da Ibiza. Grillo-Caligola voleva anche imporre al posto di Rocco Casalino la sua amica Nina Monti, di professione cantante, appassionata di Che Guevara, seduttrice di folle grilline con l’inno «Indìgnati ancora».
Da «giovane promessa» della comicità, grazie a Pippo Baudo, Grillo è diventato nel tempo un «venerato maestro» del populismo. La prossima tappa arbasiniana è tutta da verificare. La sua passione politica è fuori discussione e anche ammirevole. Se non fosse che è nutrita di un narcisismo smisurato. All’inizio i comizi sono ancora spettacoli, divertentissimi. Come quando accostò il buco dell’ozono a Toto Cutugno: «Avrà sei chili di lacca nella testa. La mamma l’ha accarezzata ed è rimasta attaccata una settimana. Ogni volta che si pettina si stacca un blocco di ghiaccio al Polo Nord». La carriera da comico l’ha poi sciaguratamente buttata via per vestire i panni del Savonarola, con il vezzo, un po’ fascista, di deridere l’avversario. All’inizio si presenta sul palco come un moderno Lenny Bruce, ma con un minor tasso di esistenzialismo disperato. Poi diventa il pifferaio magico per un popolo di indignati. Con l’addio a Conte, per Gaggero, Grillo si è tolto un dente: «Meglio, Conte sapeva poco di politica. Ora Beppe deve fare come Lenin, tornare alle origini, mollare Draghi e andare all’opposizione. Il nostro nuovo Lenin può essere Di Maio o Patuanelli. Quanto a me, se serve, mi candido». Per capire il mistero di Grillo-Caligola bisogna tornare agli esordi. Antonio Ricci, nella sua autobiografia, racconta di quando rubava la paternità delle canzoni di Duilio Del Prete, approfittando di un fratello discografico, E dei suoi scherzi. Come quando «gli venne in mente di fare il test dell’Ultimo Samurai. Completamente nudo, si era coperto con una specie di mutandozzo, creato con un asciugamano e la cintura dell’accappatoio. La mia camera era di fianco all’ascensore; quando arrivava, verificavo che i clienti fossero manager americani, poi avvertivo Grillo, che si fiondava in corridoio e, caricando gli americani gridava: “Yankee! Samurai! Kamikaze!”». Leggendaria anche la sua tirchieria: «Io sparecchiavo e se buttavo via delle briciole, Beppe le recuperava dalla spazzatura. Il giorno dopo ci impanava la milanese». Nel ‘94 disse: «Sono da mandare via questa gente qua, votiamo gli imprenditori, ecco perché sono contento che è venuto fuori Berlusconi: lo voglio andare a votare». A un certo punto i monologhi gli prendono la mano e diventa un Savonarola stralunato. Nel 2000, neo luddista, sfascia a colpi d’ascia un pc sul palco. I giornalisti diventano «scarafaggi», il Parlamento una «cloaca massima», la politica «merda nel ventilatore». Non si contano insulti e bufale: l’Aids «non esiste», i vaccini fanno male, il medico Di Bella è un eroe senza macchia. L’Alta Velocità è raccontata così: «A 250 chilometri all’ora vibra tutto, non puoi fare un cazzo, se prendi un caffè ti smerdi, gli unici che si sentono a loro agio sono quelli col Parkinson, perché si sentono normali». Il blog diventa il nuovo palcoscenico, dove esibisce culto della personalità e toni irresponsabili. Simulacro di una democrazia diretta, nel blog l’unica voce che conta è quella calata dall’alto, la sua. Da «politico», fa e disfa, crea Conte e lo distrugge, finisce a braccetto prima con Salvini poi con il Pd di Bibbiano infine con il tecnocrate Draghi. Nel 2019, un Grillo travestito da Joker dà la spiegazione più razionale a quanto sta succedendo ora: «Il caos è la più grande forma di democrazia di questo secolo e io sono il caos. Sono io il vero caos».