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 2021  luglio 01 Giovedì calendario

Janez Janza prende il timone dell’Ue

Giovedì scorso, durante il «processo» a Viktor Orban per la sua legge anti-gay, tutti gli sguardi dei partecipanti al Consiglio europeo erano diretti verso il leader ungherese. Ma con la coda dell’occhio in molti guardavano Janez Jansa, l’uomo che in questo momento rappresenta una seria minaccia ai valori Ue. Perché da quando è tornato al potere – nel marzo del 2020 – ha imposto una svolta autoritaria alla Slovenia, una deriva fatta di attacchi alla magistratura, ai giornalisti, agli oppositori politici e alla libertà di espressione in generale. Ma sopratutto perché da oggi sarà il suo Paese a guidare il semestre di presidenza dell’Ue. Sarà il suo governo a gestire l’agenda europea e quindi a decidere, per esempio, se portare avanti le procedure aperte contro Polonia e Ungheria per le violazioni dello Stato di diritto. Tutto questo proprio nel momento in cui l’Ue, a giudicare dagli interventi all’ultimo summit, sembra essersi accorta che la questione dei valori e delle derive anti-democratiche al suo interno non possono più essere ignorate.Militante comunista in gioventù, nella sua carriera politica Jansa è stato liberale, poi socialdemocratico, a tratti ambientalista e ora leader di una destra conservatrice e autoritaria. Negli Anni 80, da attivista pacifista, fu arrestato e incarcerato per alcuni articoli contro l’esercito Jugoslavo, mentre oggi – a 62 anni – passa il suo tempo a insultare i giornalisti su Twitter (più volte definiti «presstitute»). Durante la guerra d’indipendenza della Slovenia era ministro della Difesa. Nel suo movimentato percorso politico c’è sempre stato un filo conduttore fatto di estremismo, populismo e demagogia.Un atteggiamento che gli è valso la fama di «mini-Trump» e il soprannome di «Maresciallo Twitto», per via del suo stile da bastonatore del dissenso sui social network. Nella notte delle ultime presidenziali americane è stato il primo leader europeo a congratularsi (su Twitter, ovviamente) con l’ormai ex presidente Usa per la vittoria, rivelatasi poi una sconfitta. L’ammirazione per The Donald ha anche radici nelle origini di Melania, nata proprio nel piccolo Stato che confina con l’Italia.Durante il suo primo mandato da premier, tra il 2004 e il 2008, Jansa ha visto il suo Paese muovere i primi passi nell’Ue e poi nell’euro (adottato dal 2007). Nel 2012 è tornato al potere, ma soltanto per un anno, finendo poi travolto da uno scandalo legato ad alcune tangenti per una commessa militare. Una vicenda che gli è costata sei mesi di carcere e una condanna a due anni per corruzione, successivamente annullata dalla Corte Costituzionale.Archiviato lo scandalo, il Partito democratico sloveno (Sds) di cui è leader, è riuscito a vincere le elezioni nel 2018, ma Jansa non ce l’ha fatta a tornare al governo. Ha dovuto attendere il marzo del 2020, approfittando delle dimissioni del suo predecessore, Marjan Sarec, che aveva fatto un passo indietro, convinto di poter andare al voto anticipato. La pandemia e le restrizioni legate alle misure sanitarie hanno permesso a Jansa di tornare al potere e di restarci a modo suo, sopravvivendo a due voti di sfiducia e alle manifestazioni di piazza che hanno chiesto, inutilmente, le sue dimissioni.Nei mesi scorsi è stato aspramente criticato dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione per aver tagliato i fondi all’agenzia di stampa pubblica STA, condizionandoli a un controllo diretto del governo, e per aver accusato i media di manipolazione e di fake news. Con l’Ue si sta aprendo anche un altro contenzioso perché Jansa ha bloccato la nomina dei due delegati sloveni presso la neonata Procura europea, incaricata di indagare sulla corruzione e sulle frodi legate all’uso di fondi comunitari. Oggi Ursula von der Leyen sarà a Lubiana per comunicare l’approvazione del Recovery Fund da 1,8 miliardi, ma alcuni eurodeputati le hanno chiesto di bloccare i fondi per via delle violazioni dello Stato di diritto.Tra le priorità della presidenza slovena c’è indubbiamente la questione dell’allargamento ai Paesi dei Balcani occidentali, tanto che il 6 ottobre è stato fissato un summit ad hoc. Ma anche i rapporti con i vicini dell’ex Jugoslavia sono a dir poco tesi: la scorsa primavera era circolato un documento che proponeva la ridefinizione dei confini nell’area, tra cui la dissoluzione della Bosnia-Erzegovina. Jansa ha sempre negato di essere l’autore del piano, anche se il sospetto diffuso è che dietro la nuova mappa dei Balcani ci sia proprio lo zampino del Maresciallo Twitto. —