la Repubblica, 1 luglio 2021
Intervista a Maria Antonieta Ventura che corre per la Calabria
In Calabria la Sanità è commissariata da 11 anni, il Pd da 30 mesi. Su questo terreno accidentato nasce la candidatura alla Regione con il centrosinistra di Maria Antonietta Ventura, imprenditrice. Elezioni in autunno, turno unico. Cittadini infuriati, statistiche spietate, rischio astensionismo.
Si sente vittima del fuoco amico? Dall’ex presidente Oliverio alle Sardine, lei ha raccolto molte critiche. Ci sono 4 liste che pescano nell’area progressista, il centrodestra invece è unito.
«Hanno contestato il metodo, non me. Ma io vado avanti, raccoglierò le varie anime dell’alleanza intorno al mio progetto. È il momento dell’ascolto, ho scelto di restare. Mi candido prima da calabrese che da militante politica. Non sono certo io a dover gestire le dinamiche del Pd».
Nel gennaio 2020, i dem presentarono l’imprenditore Pippo Callipo, e andò male. In che cosa è diversa la sua candidatura?
«Callipo è una persona perbene, e questo ci accomuna. Io sono la prima donna candidata del centrosinistra alla presidenza. Il mio posto è nel sociale, sono presidente, ora dimissionaria, Unicef. La mia prima uscita pubblica, un emozionante incontro alla Comunità Progetto Sud di don Giacomo Panizza, Lamezia Terme».
Una di quelle associazioni che danno il welfare che lo Stato non
garantisce più.
«È un dato di fatto».
Cosa dice a quei cittadini che occupano l’ospedale chiuso di Cariati da otto mesi? Nei livelli essenziali di assistenza (Lea) la Calabria è intorno ai 120 punti, la sufficienza è 160.
«Quella di Cariati è una storia che mi rende triste. Dobbiamo dare risposte al territorio. I calabresi hanno ragione di essere arrabbiati, vanno ripristinate le condizioni minime di assistenza sanitaria. La cura è un diritto, non un privilegio».
E il Commissario straordinario?
«Chiudiamola qui, se i risultati sono questi».
Infrastrutture sociali come scuole e ospedali o autostrade?
«Non sono scelte in contrapposizione. Certo, la Calabria ha subito bisogno di asili nido per esempio, di contenere l’emigrazione sanitaria al Nord, pagata dalla Regione».
Lei è favorevole al Ponte sullo Stretto?
«Il problema non è il Ponte, ma come arrivarci. Ci vuole un piano complessivo dei trasporti e delle infrastrutture».
La sua azienda si occupa di grandi riparazioni ferroviarie in tutto il Sud. 465 dipendenti, guidati da lei.
Sicura di mollare?
«Sto per lasciare tutte le cariche e anche le quote della società, secondo le regole previste dallo Statuto, proprio per evitare qualsiasi rischio di conflitto di interessi».
Il nome della sua ditta era in un pizzino di Totò Riina.
«Una vecchissima storia finita bene.
Non ha fatto in tempo ad estorcerci denaro».
Non sembra avere un profilo compatibile con i 5 Stelle.
«Invece dico che il reddito di cittadinanza è uno strumento sociale importantissimo, magari va corretto.
Ma nell’anno della pandemia, nei momenti di stallo e di crisi, serve tanto».
Da dove può ripartire la Calabria?
«Faccio solo due esempi: le Università sono un fiore all’occhiello nonostante i bassi finanziamenti, del resto la Calabria è una regione povera come i suoi studenti, i mecenati sono pochi. Ma vogliamo che chi studia poi resti qui. E poi il porto container di Gioia Tauro, che ha conseguito ottimi risultati negli ultimi anni».
E la questione criminale?
«L’equazione calabresi = ’ndranghetisti è inaccettabile e purtroppo molto frequente. Non c’è bisogno di dire che la quasi totalità dei cittadini vive nella legalità e lo stesso chiede alla politica».
Che ne pensa della candidatura di de Magistris?
«Io ho messo la Calabria al centro di tutta la mia vita, lui non so».
Che giudizio dà della reggenza Spirlì, quale messaggio vuol mandare ai calabresi che votano Lega?
«Il giudizio lo daranno gli elettori, è una questione di credibilità. Ho sempre messo la Calabria prima di tutto. Da imprenditrice ho sempre mantenuto i miei impegni. Gli altri?»
È il massimo dell’aggressività che lei esprime.
«Guardi, la nostra sarà una forza gentile, lo stesso ci aspettiamo dagli avversari. Io non ho paura, voglio cambiare questa Regione e farla rifiorire. Ho scelto di vivere in un paese che si chiama San Lucido.
Sapesse quanta bellezza nei piccoli borghi».