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 2021  giugno 30 Mercoledì calendario

Permafrost di 650 mila anni fa

Il permafrost può resistere a fenomeni di riscaldamento globale. È una delle principali evidenze di uno studio condotto da un team di ricercatori, coordinati dall’università britannica del Sussex, sul più antico strato di suolo perennemente gelato del pianeta, ritrovato in una località remota della Siberia settentrionale. Nel cratere Batagaika, ribattezzato la porta degli inferi, a una profondità di circa cinquanta metri è stato ritrovato e analizzato permafrost risalente a 650 mila anni fa: un record.
Il gruppo di esperti guidato dal professor Julian Murton dell’università del Sussex, aveva l’obiettivo di conoscere meglio il comportamento di questo speciale terreno nei periodi più caldi della storia. Il permafrost di Batagay è sopravvissuto a una fase particolarmente calda circa 130 mila anni fa, quando nell’estate artica c’erano da quattro a cinque gradi Celsius in più di oggi. «É stato resiliente al clima naturale e ai cambiamenti ambientali nel corso di molteplici cicli glaciali-interglaciali, ha detto Murton, ma è vulnerabile ai disturbi antropici».
Sebbene molti studi scientifici abbiano dimostrato che il riscaldamento climatico ha causato il disgelo e la perdita di parte del permafrost più sottile, caldo e povero di ghiaccio negli ultimi decenni, questa ricerca ha rivelato che il permafrost freddo, denso e ricco di ghiaccio persiste da più di mezzo milione di anni nonostante il riscaldamento climatico naturale del passato, un fenomeno che, ha rimarcato l’università di Sussex, è di entità molto maggiore rispetto a quanto accaduto durante il secolo scorso.
Nonostante la veneranda età del permafrost, la depressione in cui è stato scoperto è geologicamente molto giovane e innescata dalla mano dell’uomo. La rimozione degli alberi e il movimento dei veicoli per l’attività mineraria dagli anni Quaranta agli anni Sessanta, hanno danneggiato la fragile copertura vegetale che proteggeva il permafrost dal disgelo estivo.
A sua volta, questo ha promosso la formazione di quello che appare come un grande burrone: attualmente l’area del crollo supera i 77 ettari. Il permafrost trovato sul fondo, con i suoi 650 mila anni, fornisce una finestra geologica eccezionale sulle condizioni ambientali, la flora e la fauna dell’era glaciale.
I ricercatori sono stati in grado di stabilire la datazione del permafrost analizzando i granelli di sabbia e i cristalli di ghiaccio contenuti nel permafrost. «Il sito dimostra ulteriormente il potenziale di tecniche di datazione relativamente nuove nello scoprire i tempi dei cambiamenti climatici naturali passati», ha evidenziato Phil Toms, dell’università del Gloucestershire, che ha guidato la fase di datazione.
Il permafrost di Batagay conserva in ottime condizioni abbondanti resti organici, dalle carcasse congelate di cavallo alle ossa di mammut lanoso, lemming, piante e Dna di antichi organismi. «Questo antico permafrost offre un potenziale incredibile per ricostruire il clima e le condizioni ambientali del passato», ha sottolineato Thomas Opel, dell’Alfred Wegener Institute, condirettore del lavoro sul campo.