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 2021  giugno 30 Mercoledì calendario

Intervista ad Catello Maresca

NAPOLI – «Ho prestato giuramento sulla Costituzione, non potrei mai essere contro i partiti. Chiedo solo un passo di lato per proporre insieme un modello diverso», assicura Catello Maresca, il magistrato che ha lanciato la sua candidatura civica come sindaco di Napoli e chiede al centrodestra di sostenerlo rinunciando ai simboli. La condizione posta dall’ex pm anticamorra ha mandato in crisi la coalizione: la leader di Fdi, Giorgia Meloni, ha già detto di non essere disposta a mettere il logo in soffitta e punta sull’avvocato Sergio Rastrelli. Anche Forza Italia, come ribadito dal coordinatore Antonio Tajani, non vuole correre senza le sue insegne mentre la Lega, con il leader Matteo Salvini, spera ancora di «trovare l’unità su Maresca».
In che cosa dovrebbe consistere questo «passo di lato» dei partiti, dottor Maresca?
«Napoli è immobile da trent’anni. È l’unica città d’Italia in queste condizioni e si ritrova così a causa delle politiche adottate dalla sinistra. Io voglio partire dai programmi, dalle esigenze della gente, dalle questioni concrete».
E con i simboli dei partiti questo non sarebbe possibile?
«Se vogliamo proporre un modello nuovo, deve esserlo anche esteriormente. Sulla scheda elettorale, quando si voterà, accanto al nome di Gaetano Manfredi (l’ex rettore ed ex ministro candidato da Pd-M5S, ndr ) ci saranno anche i simboli dei partiti che lo sosterranno.
A me interessa invece trasmettere il messaggio di un progetto davvero civico».
Però per i partiti questo è difficile da accettare.
«Non lo so se è difficile. Io sono e resto inclusivo e costruttivo. Se credono in questo modello, troveremo un punto d’incontro».
Come?
«I partiti mettano nel loro simbolo “Progetto Napoli”. E rivolgo un invito ai leader: discutiamo insieme dei programmi, dei problemi di Napoli e della maniera migliore per affrontarli».
Lei ha incontrato Giorgia Meloni qualche giorno fa. La leader di Fdi le ha detto chiaramente di non avere alcuna intenzione di rinunciare al simbolo.
«Comprendo le posizioni di tutti, ma spero ancora che si possa trovare una convergenza. Se Fdi avrà idee diverse, le accetterò».
Anche con Fi ci sono problemi. Il coordinamento cittadino non ha digerito quella sua frase “dei simboli me ne fotto”, pronunciata durante un comizio nel quartiere di Ponticelli.
«Le frasi non vanno mai estrapolate dal contesto, sono il primo a saperlo perché da magistrato ho letto migliaia di intercettazioni telefoniche. Intendevo solo dire che non mi interessano i simboli, ma i programmi. Forse ho sbagliato i termini, mi sono fatto prendere dal clima del comizio e questo mi dispiace».
In questo momento, l’unico leader della coalizione ad essere decisamente schierato dalla sua parte è il segretario della Lega Matteo Salvini. Se lo aspettava?
«Non so se sia l’unico a dire la verità.
Ma non ci avrei mai pensato, soprattutto non mi aspettavo un dietrofront da parte di altri, perché io sono stato sempre molto chiaro e ho detto sin dal principio che mi sarei mosso in una proiezione civica».
Si sente spesso con Salvini?
«L’ultima volta è stata qualche settimana fa. Quando parliamo, ragioniamo delle prospettive migliori per Napoli, come faccio con tutti quelli che hanno a cuore le sorti di questa città».
E con Berlusconi?
«No, non l’ho sentito».
L’accusano di flirtare con il sindaco uscente, nonché suo ex collega, Luigi de Magistris.
«Abbiamo due modelli profondamente diversi. Il mio è istituzionale, parte dai contenuti e dai programmi».
Se la coalizione non dovesse trovare l’intesa, lei che farà? Andrà avanti da solo?
«Continuo ad essere convinto che il mio progetto possa essere condiviso. Se così non dovesse essere, valuteremo. Ma già adesso ho il sostegno di numerosi gruppi civici, almeno cinque o sei, con i quali abbiamo elaborato idee e strategie per tirare fuori Napoli da trent’anni di immobilismo».