Il Sole 24 Ore, 29 giugno 2021
Il Covid farà esplodere le cause per medici e ospedali
Contagi in ospedale e in Rsa, errori nella gestione del trattamento, ritardo o mancata esecuzione di tamponi, prescrizioni di farmaci sbagliate, lacune e mancanze gravi della gestione di altre malattie come quelle oncologiche e cardiologiche, danni psicologici per lesioni o decessi, danni da limitazione della libertà personale collegate ai periodi di “quarantena” in assenza dei necessari presupposti. Chi più ne ha più ne metta. Una valanga di cause rischia di abbattersi su ospedali pubblici e privati ma anche sulla medicina territoriale in seguito allo tsunami-Covid. A delineare un primo quadro che lascia intravedere come l’onda lunga della pandemia potrebbe essere traumatica anche sotto il profilo del contenzioso per aziende sanitarie e medici, è il nuovo Report Marsh sulla Medical Malpractice che sarà presentato il 30 giugno e che pure se relativo agli anni 2004-2019, dedica una “preview” al biennio 2020-2021.
Una primizia che segna solo l’alba dell’analisi sul contenzioso da Covid che nelle sue mille sfaccettature si va delineando: in un campione necessariamente ristretto ma rappresentativo di 14 aziende sanitarie pubbliche per lo più concentrate al Nord e di sei strutture e gruppi privati, Marsh è andata a scartabellare – non essendo disponibile una classificazione univoca per i sinistri da pandemia – le descrizioni complete della dinamica di ogni evento.
I dati di maggior rilievo? Se al momento le richieste di risarcimento da parte degli utenti sono limitate emerge da una parte, l’exploit di potenziali danni agli operatori sanitari -l’Inailcertifica ben un quarto delle denunce di infortunio con quasi il 70% dai settori sanità e socio-sanitario -; dall’altra parte, l’impennata del contenzioso sulla medicina generale. Una cartina di tornasole, questa, della drammatica impreparazione con cui il Servizio sanitario nazionale si è trovato ad affrontare la pandemia fuori dall’ospedale.
Nel dettaglio, le richieste di risarcimento per Covid attengono principalmente a due categorie: contagi in ambito ospedaliero/sanitario, per cui si ravvisa una responsabilità automatica della struttura, oppure gestione sbagliata o errore nel trattamento di pazienti ricoverati per Covid contratto fuori. L’impatto dei sinistri da Covid-19 sia dal punto di vista economico che di frequenza – rileva il rapporto Marsh – è stato maggiore nel privato dove genera il 47% degli eventi per un costo pari al 21%. Per i 227 “incidenti” fotografati nel pubblico – e concentrati nei mesi critici della pandemia tra marzo e maggio 2020 – si calcola un impatto di 10,8 milioni di euro mentre i 51 individuati nel privato pesano per 2,6 milioni. Ma come detto è solo un primo assaggio di un piatto che potrebbe rivelarsi molto più indigesto, a cominciare dalla tipologia degli eventi: intanto i decessi nei casi di Covid denunciati – che comporterebbero un rimborso maggiore rispetto alle lesioni – rappresentano ben la metà del campione (nel pubblico il dato cresce al 58%) – poi il costo medio per singola pratica (integralmente riferito alle riserve appostate dalle strutture, non essendoci ancora stato il tempo per liquidare) è sensibilmente superiore ai 100mila euro per sinistro su cui ci si attesa nella MedMal generale: nel pubblico sono 127mila euro, con un gap tra danni ai pazienti (110.507 euro) e danni agli operatori (quasi 9mila euro). Ma è anche vero che nel complesso proprio i sanitari (medici e infermieri in prima linea) vedono schizzare gl––i eventi a proprio danno dal 3% che si osserva nella Rct generale al 17,8% da Covid-19. Nel pubblico si arriva a un +4,8% mentre nel privato gli operatori sono coinvolti addirittura in un caso su tre (29,2%).
L’altro aspetto che apre un capitolo tutto da scrivere nella gestione del rischio sanitario – considerando che lo “scudo penale” introdotto in seguito alla pandemia lascia scoperto il contenzioso civile – e che andrà affrontato nel quadro della riorganizzazione delle cure primarie richiesta dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), è il boom di cause in arrivo per il territorio: ai medici di medicina generale (Mmg) si imputano carenze assistenziali come mancata/ritardata esecuzione di tamponi diagnostici, errate prescrizioni farmacologiche per il trattamento del virus, gap assistenziali nella presa in carico delle malattie croniche e così via. La riprova è nell’analisi delle richieste di risarcimento per unità operativa: Pronto soccorso e Medicina generale sono alla pari con il 19% sul totale mentre i servizi di assistenza territoriale – inclusi i Mmg, quindi – tradizionalmente non toccati dalla Medmal – registrano per la prima volta in assoluto un critico 14,3%.
Infine, l’ultima nota dolente che anche in questo caso è lo specchio delle criticità venute a galla con la pandemia: nel privato sono le lungodegenze e le Rsa – travolte dall’alto numero di contagi e morti che ha caratterizzato soprattutto la prima ondata – a catalizzare il dato drammatico del 58,3% di richieste di risarcimento.