Il Sole 24 Ore, 29 giugno 2021
Legno, imprese senza forniture
«Ormai è saltata qualunque possibilità di fare programmazione. Questa mattina ho provato a chiedere, a tre diversi fornitori, dieci autocarri ciascuno. Ne ho ottenuti due dal primo e uno dagli altri: quattro in totale contro i 30 di cui avrei bisogno». Sellitri Maria Altomare è titolare, assieme al marito, della Lazzaroni Paolo Legnami, azienda di Corsico (Milano) che commercializza legname destinato all’edilizia, dai ponteggi alle coperture, importandolo da Francia, Germania, Austria e Svizzera. «Per fortuna abbiamo 15 fornitori e in un modo o nell’altro finora siamo sempre riusciti a procurarci il materiale, ma la situazione sta diventando insostenibile – spiega l’imprenditrice –. Se continua così non escludo che prima o poi dovremo anche rallentare o fermare la produzione».
Ormai è il caos, spiegano le aziende: la penuria di materie prime è comune a tutta la manifattura, ma per chi commercializza e lavora il legname destinato alle costruzioni (dai ponteggi alle coperture e rivestimenti) c’è un problema ulteriore. Da un lato gli incentivi alle ristrutturazioni – in particolare il Superbonus 100% – hanno fatto esplodere la domanda. Dall’altro, si tratta di lavorazioni a scarso valore aggiunto, in cui perciò è difficile riassorbire i rincari. In particolare, quello dei ponteggi è un mercato piccolo e scarsamente attrattivo per i fornitori, che preferiscono perciò destinare la scarsa e ormai preziosa materia prima per altre produzioni, più redditizie.
«Le tavole in legno sono ancora molto utilizzate nell’edilizia, soprattutto per i ponteggi, ma anche come passerelle per accedere agli scavi. E oggi si fa molta fatica a trovarne – conferma Luca Botta, consigliere delegato dell’impresa edile di famiglia, con sede a Milano –. Ci servivano assi da 4 metri per una ristrutturazione delicata a cui stiamo lavorando, ma abbiamo dovuto ripiegare sulla sottomisura da 3 metri, non perché avessimo fretta, ma perché i nostri fornitori non hanno quelle che ci servivano e non sanno se e quando arriveranno». La penuria è tale che sempre più spesso il legname è venduto tramite aste al miglior offerente, da parte dei forestali alle grandi segherie del centro e nord Europa (da cui l’Italia importa la maggior parte del legno utilizzato dalla sua industria), che a loro volta si rifanno su grossisti e importatori. In questa situazione è chiaro che, per i prodotti finiti a minor valore aggiunto, procurarsi la materia prima diventa sempre più difficile. «Uno dei nostri fornitori ci ha spiegato che non aveva le tavole che cercavamo perché ormai ha rinunciato a partecipare a queste aste, a meno che non abbia ordini fermi, perché non ne vale la pena», aggiunge Luca Botta. «Il sistema di acquisto del materiale da parte della clientela italiana si è sempre basato su programmi, in genere trimestrali o semestrali, ma da sei mesi a questa parte è saltato tutto», spiega Francesco Zanzotto, titolare della Zanzotto Legno di San Vendemiano (Treviso), agenzia di brokeraggio che da 25 anni lavora come intermediaria tra grandi segherie del centro ed Est Europa e le imprese italiane del legno. La forte domanda in arrivo dagli Stati Uniti, disposti a pagare il legname a prezzi molto elevati, e poi anche dalla Cina, rimasta senza i rifornimenti tradizionali dalla Russia (che ha bloccato le esportazioni di tronchi), ha stravolto i tradizionali canali di distribuzione, commercio e utilizzo del materiale. «Le segherie europee non accettano più programmi a media e lunga scadenza – spiega Zanzotto –. Ci chiamano e ci dicono: ho a disposizione per la prossima settimana una certa quantità di legname a questo prezzo. Prendere o lasciare». Oppure, alcuni fornitori consentono di fare ordini a più lunga scadenza, ma in questo caso lasciano aperto il prezzo fino a una settimana prima della partenza e, visti i ritmi di aumento delle quotazioni (quasi triplicate nel giro di quattro mesi), il rischio di erodere i margini è evidente. «Le aste sono una realtà quotidiana – conferma Zanzotto – e si ripercuotono su di noi: le segherie chiamano da una settimana per l’altra imponendo il prezzo, senza margini di trattativa». Difficile prevedere le evoluzioni a medio-lungo termine: «I futures americani nelle ultime due settimane sono calati, ma la concorrenza degli Stati Uniti rimane elevata e la domanda del mercato italiano molto alta, dal settore delle costruzioni a quello dell’arredo – conclude Zanzotto –. Temo che la situazione si protrarrà almeno per i prossimi sei mesi».