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 2021  giugno 29 Martedì calendario

Chanel nº 5 l’odore degli imperi

Come si sa, in questo 2021 ricorre il centenario di Chanel N° 5, il profumo di geniale composizione che decretò la fortuna di Coco Chanel e si incise a fuoco nell’immaginario mondiale come simbolo della Parigi degli anni ’20. Un libro meraviglioso dello storico dell’Est europeo Karl Schlögel, Il profumo degli imperi. Chanel N° 5 e Mosca Rossa: la storia del XX secolo in due profumi (Rizzoli, traduzione di Roberta Zuppet), spiega come quel prodotto dell’ingegno, zuppa straordinaria di olî essenziali e composti chimici, si pianti al crocevia della Storia del Novecento.
La Russia degli zar aveva una straordinaria industria profumiera: la nobiltà necessitava di rinforzare il suo status rispetto alla grandezza francese anche mediante la presa di distanza dall’olezzante popolo. Nel Paese di più grande cultura olfattiva, in cui arrivavano le spezie della Via della Seta e si levavano i fumi dell’incenso e della mirra dalle cattedrali ortodosse, dove anche il paesaggio partecipava con effluvi di boschi gonfi di resine e giardini subtropicali della costa del Mar Nero, si impose la tecnica dei profumieri francesi. I saponifici russi scoprirono l’enfleurage di Grasse.
Nella fabbrica russa Rallet andò a lavorare l’apprendista Ernest Beaux, nato a Mosca e tornato in Russia nel 1902 dopo la formazione in Francia; sarà lui a inventare Bouquet di Napoleon nel 1912 e, l’anno dopo, Bouquet de l’Imperatrice Caterina II, per il trecentesimo anniversario della dinastia Romanov. La Rallet, fornitrice ufficiale dell’Imperatore, dopo la rivoluzione diventò “Saponificio statale numero 4”, mentre la Brokar, produttrice di saponi, sarà nazionalizzata e da essa uscirà il più popolare profumo russo, Mosca Rossa.
Ora, immaginate l’odore che dovevano avere le strade e gli edifici occupati durante la Rivoluzione del 1917; raffiguratevi al naso il panorama degli odori che mutano nel momento in cui nei palazzi dell’aristocrazia e della borghesia russa, prima abitati dai nobili e nei piani bassi dalla servitù, si trasferiscono intere famiglie di operai e contadini, fino a 60 persone, e le case diventano kommunalka, appartamenti collettivi.
Dai mobili e dai tendaggi impregnati di profumi francesi e del fumo dei sigari ora emana il lezzo della povertà. Le zuppe di cavolo esalano vapori addosso alle specchiere accarezzate dagli effluvi del potere decaduto. La Rivoluzione è anche una rivoluzione olfattiva. L’antagonismo tra sporcizia e pulizia penetra nel discorso pubblico, ma a parti rovesciate: “la purezza cristallina del partito” bolscevico vinceva sulla “putrida intellighenzia borghese”, dedita all’ozio e alla mollezza dei profumi. Le donne di ferro dell’élite comunista, che prima indossavano profumi di Houbigant e di Bourjois (come Aleksandra Kollontaj, intellettuale e funzionaria di Lenin), ora indossano le fragranze bolscevizzate: Spiga dorata, Spartachiade, All’erta, e, appunto, Mosca Rossa.
Ernest Beaux nel 1921 è a Grasse, dove grazie all’intercessione di un nobile russo incontra Coco Chanel. Tra le 10 composizioni che le propone, lei sceglierà la numero 5, che nella piramide – gelsomino, rosa, ylang-ylang, zibetto, aldeidi – ricalca proprio Mosca Rossa inventato dal competitor Auguste Michel, che a sua volta l’aveva copiato dal Bouquet de l’Imperatrice di Beaux. L’assoluta novità della composizione numero 5 è la percentuale di aldeidi. Beaux voleva riprodurre l’odore della neve e dell’arida tundra polare, satura fino a 10 volte di più di aldeidi rispetto ai consueti paesaggi nevosi, che aveva respirato attraversando la penisola di Kola nel Circolo polare artico da soldato in guerra. Per le parigine e per i soldati americani che faranno la fila davanti al negozio di Chanel in rue Cambon 31 per comprarlo alle fidanzate, le aldeidi evocano le bollicine di champagne. Ciò che nelle intenzioni del creatore era l’epitome della guerra e del freddo ozonico del nord, finì per essere, nelle parole di Coco, “l’odore del letto, del latte, della donna”.
Intanto Mosca Rossa si diffondeva grazie al trust statale TeShe (che i francesi pronunciavano Tejé) amministrato da Polina Žemcužina, commissaria del popolo e responsabile dell’industria cosmetica sovietica, moglie del ministro degli Esteri Vjaceslav Molotov, autore del patto di non aggressione coi nazisti.
È un’ironia della Storia che Coco Chanel, antisemita, sarà accusata di collaborazionismo coi nazisti (sarà una lettera di Churchill ad aiutarla a superare il processo); nazisti le cui mogli indossavano un profumo parigino che nel Dna aveva i geni di Mosca Rossa, gloria della Russia di Lenin e Stalin.