Corriere della Sera, 29 giugno 2021
Visto, considerato e premesso
Alcuni parlamentari hanno presentato una proposta di legge per tradurre le leggi italiane in italiano. È la chiusura ideale di un cerchio aperto dalle gride manzoniane: l’obiettivo di non farsi capire dagli eredi di Renzo Tramaglino è l’unico che i legislatori abbiano perseguito con coerenza nei secoli. Fa stecca la Costituzione, scritta in un linguaggio talmente chiaro che i nostri azzeccagarbugli non l’hanno mai voluta applicare per ripicca. Tornando alle leggi, la loro caratteristica principale è sempre stata l’oscurità, ottenuta sia rimandando il malcapitato lettore a una litania di altre leggi citate solo per numero, sia facendo fiorire una vegetazione di commi secondari che hanno il preciso compito di ingarbugliare il primo.
A questo obbrobrio di «visto», «considerato» e «premesso» intende porre rimedio un gruppo di parlamentari di tutti i partiti, che annovera fior di costituzionalisti come Ceccanti. Il loro intento è «affiancare le norme con un supplemento divulgativo che le renda fruibili». Poiché hanno perso ogni speranza di scriverle in una lingua decente, si accontenterebbero di aggiungervi la traduzione in volgare, ma intendono affidare l’impresa a un apposito «comitato di esperti in materie giuridiche, linguistiche e comunicative», pagandolo 500 mila euro. Peccato che quel comitato di esperti esista già. Si chiama Parlamento. D’altra parte, li capisco: in Italia chi non sa, ma soprattutto chi non vuole esprimersi in modo comprensibile, passa per intellettuale.