la Repubblica, 29 giugno 2021
Ritratto di Erriyon Knighton, il ragazzo più veloce d’America
Molto di nuovo al di là dell’oceano. Per un’altra serie di Fast Young and Furious. C’è un teenager che fa impazzire tutti, che è arrivato terzo ai Trials (altro che esame di maturità) e che vedremo a Tokyo.
Scordatevi ogni cautela: sarà il nuovo Bolt, giurano. E sarà la Next Gen che non aspetta, quella che viene mortificata nel tennis, ma che vendica tutti coloro che credono al valore dell’esperienza. Lo sprint non inganna e non ammette lifting: morde per la sua voglia di presente. 19"84 sui 200 metri da ragazzino è una laurea con lode. Non da spaccone, ma da fenomeno. Mennea quando fece il record del mondo in 19"72 a Città del Messico aveva dieci anni di più (27). L’America ama i Prescelti e Erriyon Knighton lo è. Già lo chiamano «high school sensation», perche è un ragazzino di 17 anni (e cinque mesi) che corre più veloce di quel fulmine che era Bolt alla sua stessa età e infatti sui 200 metri l’ha sorpassato. I record mondiali under 18 e under 20 non sono più di proprietà del giamaicano, ma dell’americano. Il bello è che quando Bolt divenne il re dello sprint bruciando il mondo a Pechino 2008, Erriyon aveva quattro anni e gattonava. E che quando Bolt da junior mise le ali ai duecento metri facendo molto il guascone perché certe cose dentro di te le senti anche se non hai l’età, in molti dissero che era solo un vento giovane. Knighton è un razzo leggero, ha un fisico da modello e non ha vistosi tatuaggi (per ora) è alto, esile, filiforme (1.91 per 77 kg), viene da Tampa, Florida, nello sprint gareggia da soli tre anni, ma la sua mostruosa precocità e imprendibilità è stata chiara anche a quelli del football Usa tanto che tre college gli hanno offerto borse di studio, ma lui niente. Niente college, niente dilettantismo. Lui non vuole perdere tempo. Proprio come LeBron James e Kobe Bryant. C’è chi capisce subito la strada da prendere, chi non vuole giocare tra i ragazzini. Kobe a 16 anni era già il più forte, portò Lower Merion al titolo e volle subito il palcoscenico, quello vero, quello dei professionisti. Anche se lo accusavano di «troppo ego», nel ’96 fu il più giovane giocatore della storia a entrare nell’Nba. Knighton segue quelle orme, ha già firmato un contratto con un’azienda (Adidas) e a Tokyo, nei primi Giochi senza il vero Bolt, sarà il più giovane americano (a 17 anni, 6 mesi e 5 giorni) dell’atletica a partecipare ai Giochi dai tempi di Jim Ryun che quando si qualificò per la prima Olimpiade proprio a Tokyo, nel ’64, era più piccolo di 15 giorni.
I Trials di Eugene dove l’America si scanna e spinge a più non posso perché ognuno deve dimostrare al suo popolo di valere il posto olimpico segnalano un ricambio generazionale. L’atletica si rinnova, anche se c’è sempre la SuperMom Allyson Felix che a 35 anni si è qualificata per la sua quinta Olimpiade. Sydney McLaughlin (anche suo padre era uno specialista), 22 anni, è diventata la prima donna a demolire sui 400 ostacoli la barriera dei 52”. Ha corso in 51"90, nuovo record del mondo, abbassato di 26 centesimi, in una gara bellissima decisa al nono ostacolo sull’ex primatista Dalilah Muhammad, che ha dovuto anche combattere il Covid. Sydney è allenata da Bob Kersee, allenatore bravo (ma anche chiacchierato), che ha portato a molti successi la moglie, Jackie Joyner. Sempre sui 200 donne Gabby Thomas, anche lei professionista dal 2018, ex studente di Harvard, che segue un corso di salute pubblica all’università del Texas, a Austin, si lancia in una curva eccezionale, alza le braccia prima dell’arrivo e taglia il traguardo in 21"61, realizzando il secondo miglior tempo di sempre (soltanto Flo Joyner Griffith corse due volte più veloce, nella semifinale, 21.56, e nella finale, 21.34, di Seoul nell’88). Sospesa provvisoriamente l’anno scorso per non essersi fatta trovare a un controllo antidoping ha poi chiarito la sua posizione e due mesi dopo era di nuovo in azione, ma la sua preparazione per i Trials è stata rallentata da una diagnosi: cancro al fegato. «Fortunatamente era benigno e il mio spirito si è risollevato». Ma lei è una vecchiona, ha 24 anni.
Anche JuVaughn Harrison, all’inizio conosciuto come Blake e ora diventato Mister Jumps, è un portento. È nato in Alabama, come Owens e Lewis. Salta in alto e in lungo. È secondo nelle classifiche mondiali 2021. In stagione, 2,36 e 8,44 metri, ai Trials, 2,33 e 8,47, nuovo record personale. Non si è mai visto nessuno che va in orizzontale e in verticale. È come se fosse aereo e elicottero nello stesso momento. Prima di lui solo il leggendario Jim Thorpe, primo e unico americano a qualificarsi per alto e lungo (oltre che per pentathlon e decathlon). Lui Harrison, dice che ha avuto fortuna, perché il gran caldo (40 gradi), ha fatto ritardare il lungo. «E così ho avuto più tempo a disposizione». Vecchio pure lui, 24 anni. Questo deve pensare il ragazzino fenomeno Knighton, dal basso della sua gioventù.